In 115 anni della propria storia, mai, i Gunners, avevano subito una sconfitta tanto sonora.
Deve essere stato per questo che ieri, mister Peter Hill-Wood, presidente dell’Arsenal football club, non abbia battuto ciglio e dopo l’8-2 rimediato dai propri dipendenti nella ostica trasferta di Manchester, contro i padroni di casa dello United, nella gara valida per la Premier League, ha deciso di pagare, ai tifosi che hanno seguito la squadra in questa indimenticabile e mestissima trasferta, il biglietto per una prossima gara lontano dall’Emirates Stadium, il catino dei ragazzi di Arsène Wenger.
Lo ha fatto, mister Hill-Wood, perché l’Arsenal, in Premier League (la nostra serie A) ci sta, con onore e trofei, ininterrottamente, dalla stagione 1919-20; lo ha fatto, mister Hill-Wood, perché i giocatori che paga profumatamente, ieri, all’Old Trafford, nonostante ce l’abbiano messa tutta per far valere le loro geometrie rispetto a quelle dei loro avversari, sono usciti davvero malconci, al triplice fischio del direttore di gara: un 8-2 che ha il sapore, beffardo, di un vero e proprio tracollo; ma siamo soprattutto sicuri e convinti che mister Hill-Wood abbia immediatamente attivato il ricorso del rimborso ai propri civilissimi e sportivi sostenitori perché perdere è una cosa, e può succedere a chiunque, ringraziando il cielo, 8-2 è un’altra, ed è difficile che accada.
E visto che la tifoseria londinese, alla fine della mal digerita beffa, si è ordinatamente ritirata verso casa, mister Hill-Wood, da buon presidente, si è giustamente sentito in dovere di risarcire un dispiacere così grande dato ai suoi appassionati sostenitori, dichiarando oggi che li rimborserà, uno ad uno, con tanto di lettera di scuse inviata presso le rispettive abitazioni.
Insomma, mentre i nostri ‘centurioni stratatuati’ scioperano, i nostri ultrà con licenza elementare al seguito complottano devastazioni e i nostri presidenti – che di calcio non ne capiscono un tubo – continuano a promettere e sperperare, altrove vince il fair-play, che nel football si chiama ragionevolezza, onestà, sportività, fedeltà, quattro termini da tempo cancellati dai nostri vocabolari.
E non solo la domenica allo stadio, tra l’altro.
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[Lunedì 29 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]
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