sabato 27 agosto 2011

SCUOLA & PRECARI. D’ACCORDO, MA NON FACCIAMOLI PIANGERE TROPPO





PISTOIA. La Nazione e Il Tirreno si concentrano, stamattina, sulle assunzioni dei precari della scuola.
Ampio spazio alle notizie da entrambe le parti, pur se con un’attenzione e una modalità di porgere leggermente diversa.
La Nazione narra e commenta; Il Tirreno si lascia andare a qualche concessione – come dire? – strappalacrime, aprendo alla teoria e tecnica del pianto precario.
Può far comodo. Sarebbe però interessante vedere, da questo punto di vista, cosa avrebbe scritto Il Tirreno se, invece di parlare di centinaia di nuove assunzioni, si fosse dovuto occupare di un piroscafo – sì, proprio un piroscafo – di emigranti di fine 800 in partenza da Genova verso Rio de Janeiro: uno di quelli su cui partirono il mio bisnonno Francesco (Cecco), la mia bisnonna Emilia e i loro allora due figli, Giulia (mia nonna) e Nicolina (bis-zia).
Forse sì che in quel caso ci sarebbe voluto davvero non una sola prima pagina, ma un giornale intero, per far piangere chi se ne andava da casa (e dalla patria) in cerca di lavoro e senza alcuna certezza. E non a 500 chilometri: a 5 o 10mila.
Loro tornarono dopo una decina di anni, ma più poveri di prima, dopo aver raccolto sempre e solo caffè e per giunta ammalati; e con due figli in più, Donatello e Sinira.
E giunti a casa, poco dopo la bisnonna Emilia morì di stenti lasciando mia nonna Giulia a fare da mamma agli altri. Lì sì che c’era da piangere: e non perché si sarebbero dovuti aspettare cinque anni prima di poter chiedere un trasferimento per ricongiungimento familiare!
Ecco, allora: sia concesso al nostro consolidato cinismo, di ripetere che è l’ora di farla finita con questo lacrimismo da C’è posta per te. Un buonismo che asseconda ancor più la necrotica e strabordante mentalità impiegatizia di oggi. Quella ancor più cara che mai agli intellettuali, sempre in prima linea nel sentirsi vittime del governo. 
E lo sono: non c’è dubbio.
Ma non del governo: di tutta una situazione alla quale hanno contribuito, senza risparmio e a larga mano, governi (di destra e di sinistra), partiti, sindacati, università, chiesa e quant’altro, sempre pronti a chiedere comunque privilegi per i prof. sostanzialmente spregiati da una società che, alla scuola, da dopo il 68 e dai Decreti Delegati del 74, non ha chiesto preparazione e futuro, ma solo assistenza sociale e soprattutto niente grane nei percorsi didattico-educativi dei figli. Anche solo così: per evitare di dover rinunciare alle ferie al mare e in montagna, qui o a Sharm El Sheik.

E tutto questo con una progressista pervicace volontà di fare tutti indistintamente uguali: che ha, com’era naturale, indistintamente danneggiato tutti in ugual modo.
e.b. blogger
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[Sabato 27 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]

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