lunedì 22 agosto 2011

QUARRATA. UN CARRO, CENTO BUOI E NESSUN PUNTO CARDINALE



È buffo quello che sta succedendo a Quarrata. Buffo e ancor più tragico.
Il centro più importante della fu Provincia di Pistoia, quello che, con la sua vivace produttività ha retto e sorretto l’economia fino a una decina di anni fa, e che oggi languisce nel più dimesso/dismesso abbandono, si sta arrabattando in ogni modo e dovrebbe scrivere un annuncio sulla Pulce più o meno con queste parole: «Cercasi candidato sindaco per il dopo-Sabrina».
Perché la sciagurata capitale del mobile – anch’essa una fu come la Provincia – non sa come fare a riprendersi dopo dieci anni (al 2012) di una sindaco che ha fatto di tutto, nella sua modestia intelligenziale e comportamentale, nella sua sostanziale incapacità umana e politica, nella sua dannosa introversione, nella sua incommensurabile arroganza.
E mentre questo sindaco-medico nei suoi due mandati ha saputo solo curare se stesso e i suoi personali interessi, e ha scontentato tutto e tutti, a cominciare proprio dai suoi, per finire agli altri in fila, tutte le forze politiche di questo povero ‘centro dismesso’ che è diventato Quarrata, si fanno la guerra e si sparano a vicenda e ancora non sanno dare l’unica risposta di buonsenso ai bisogni di un centro che non è mai stato città, ma che venti anni fa, aveva almeno un aspetto che la salvava dallo scenario balcanico e devastato dal degrado più assoluto di oggi.
È successo a Quarrata quello che era successo a livello nazionale: il Pdl, spaccandosi, ha dato l’avvio alla disgregazione e in primo luogo a quella che nuoce alla possibilità della maggioranza della popolazione di riappropriarsi del governo della città.
Primum vivere, deinde philosophari: prima di tutto vivere e, solo dopo, mettersi a fare filosofia.
E qui, a Quarrata, primo togliere la città dalle mani di una sinistra fallimentare, arrogante e incapace di risolvere uno qualsiasi dei problemi cittadini, e solo dopo dedicarsi al reciproco ‘scuoiamento’: ma prima di tutto pensionare il Pd.
E invece Pdl, Fli, Udc, Lega si inseguono in balletti senza troppa lucidità.
Si iniziano discorsi che non vanno in fondo. Per pregiudiziali, simpatie e antipatie, personali e no. Con occhiolini a liste civiche in buona sostanza oneste e valide come CittàPerTe, ma che risentono, in sottofondo, di impostazioni ideologiche per parte della loro matrice profonda. E altre idee si lanciano per presentare altre liste civiche che coinvolgerebbero altri, come si è letto di Niccolai e Manetti.
Nel frattempo, un Pd disorientato – perché se le deboli opposizioni piangono, la compatta sinistra certo non ride – si spacca, a quanto si sente, nella lotta fra il vicesindaco, che vorrebbe giocare il ruolo del primogenito, e Claudio Bonfanti, che potrebbe costituire un serio pericolo per la poltrona ‘che non può essere per due’.
Insomma: Quarrata è diventata un carro, scassato e sgangherato per i suoi debiti e le strampalate ambizioni del suo ormai fu sindaco. Un carro intorno a cui si accalcano cento buoi, che sembrano volere essere aggiogati per tirarlo fuori dal fango e dalla melma in cui si trova: ma tutti, per lo più, senza un’idea – neppur minima – della direzione in cui tirare.

E a pagarla, come al solito, sarà la gente comune, quella delle pensioni, quella che lavora e che è disoccupata o con seri problemi economici: quella che fu ingannata, vent’anni fa, da una riforma elettorale d’ispirazione sinistrese, che ha portato a queste conseguenze, a questo cancro a causa del quale, per inammissibili marchingegni, finiscono per comandare i meno – ma solo perché i più sono sostanzialmente degli inetti che non capiscono che il dovere del politico è primum vivere, deinde philosophari.

e.b. blogger

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[Lunedì 22 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]

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