PISTOIA. Stamattina, 12 agosto, fra le lettere che Il Tirreno pubblica ‘una volta ogni morte di papa’, compare anche questa, esemplare davvero, di Antonio Pileggi. Una lettera che le suona alle intelligenze divine di un partito che vuole essere – come da sempre stiamo dicendo anche noi – se stesso e il contrario di sé.
Leggiamola con attenzione, perché si attaglia perfettamente alla situazione Breda, pur se Pileggi, in maniera scaltrita, non fa alcun riferimento diretto – e in questo si lascia anche lui uno spiraglio aperto per quella scappatoia che definisce, stigmatizzandola, l’altrismo…
Crisi e dintorni
La classe dirigente
che non ha coraggio
Ormai è chiaro che il problema principale di questo paese è l’inadeguatezza della sua classe dirigente; basti vedere cosa sta accadendo in questi giorni drammatici per il nostro sistema sociale. Un po’ tutti riconoscono che la nostra economia ha bisogno di essere liberata dalle corporazioni e dai monopoli: il famoso documento eccezionalmente firmato da tutte le parti sociali, dalla Confindustria alle banche alla Cgil, fra le cinque priorità per lo sviluppo del paese, prevede una stagione di “liberalizzazioni e privatizzazioni”. Di questo bisogno urgente scrivono economisti del calibro di Monti e Draghi, costantemente critici col governo e, come tali, citati e apprezzati dall’opposizione.
Stiamo al significato delle parole: “liberalizzare” significa aprire i mercati, cioè fare competere aziende e soggetti diversi, significa che non ci sono soggetti privilegiati o affidamenti diretti (neppure quindi nei servizi pubblici locali). “Privatizzare” significa che dove c’è il pubblico arriva il privato. Ora tutti sanno o dicono che i mercati italiani più protetti sono quelli delle banche, delle assicurazioni, degli ordini professionali, dell’energia, ma anche quelli dei servizi pubblici locali. Tutti sanno che privatizzare significa ragionare dei grandi gruppi industriali pubblici, di Poste e Rai, ma anche delle società pubbliche locali.
Ora qualcuno dovrebbe spiegarmi se tutto questo non è incoerente e in contraddizione con i silenzi opportunistici (delle forze di governo) e con i cambi repentini di linea politica (del Pd e di parte del centrosinistra) in occasione dei recenti referendum sui servizi pubblici locali.
So già che a queste mie considerazioni, alcuni risponderanno che le liberalizzazioni e le privatizzazioni a cui ci si riferisce sono altre. In Italia, l’altrismo è diventato un vero e proprio strumento di governo. Ma il punto è proprio questo. Abbiamo una classe dirigente che non chiarisce mai fino in fondo che cosa davvero voglia fare; si lascia sempre una riserva mentale o un non detto, così da potersi salvare, dicendo che intendevano altro. Ma una classe dirigente, tanto più in un momento di grave crisi sociale, si dovrebbe giudicare dal coraggio e dalla chiarezza e non dall’opportunismo e dall’ambiguità.
Antonio Pileggi
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[Venerdì 12 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]
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