sabato 5 gennaio 2013

GIORNATA DELLA PACE. IL VESCOVO BIANCHI: «NON POSSIAMO RASSEGNARCI»


di Mauro Banchini [*]

«Dignità della vita umana, diritto al lavoro, nuovo modello di sviluppo» Omelia dai forti connotati politici

PISTOIA. “Il diritto al lavoro non può rimanere deciso solo dai dinamismi economici e finanziari: esso è un bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società; tocca la dignità della vita, perciò ha un fondamento non solo economico ma anche etico e spirituale che non può essere snobbato, pena il massacro sociale soprattutto dei giovani e dei più deboli”. Un’omelia dai forti connotati “politici” quella del vescovo di Pistoia, mons. Mansueto Bianchi, in occasione della Giornata della Pace, celebrata anche a Pistoia nella chiesa cattedrale, il cui testo è stato diffuso solo oggi (integrale sul sito della diocesi: www.diocesipistoia.it).

Nel dare il suo “benvenuto” ai fedeli riuniti in una cattedrale “austera e splendida”, il vescovo ha sottolineato come la parola ascoltata nelle letture del primo giorno dell’anno racconta “la storia di un sorriso”: quella del “volto sorridente di Dio” e questo, per il vescovo, è l’inizio d’anno 2013 (“quando la nube della preoccupazione per il presente incupisce il cuore e la mente di tante persone e soprattutto tarpa le ali del volo e della speranza di tanti giovani”). Bianchi ha invitato a “non rassegnarci” perché “non possiamo accettare che il cammino della vita, per le nuove generazioni, debba svolgersi sotto il cielo opaco e basso della precarietà e dell’ansia nata dalla incertezza”.
C’è dunque un forte bisogno “di incontrare il sorriso di Dio, di esserne contagiati, di scambiarcelo reciprocamente, di farlo emergere dal di dentro delle cose” e con questa premessa mons. Bianchi ha indicato tre particolari “finestre” sotto le quali “i menestrelli della pace, i cantori del sorriso di Dio devono sostare affinché la luce si accenda e la porta si apra”.
La prima finestra il vescovo l’ha indicata nella “vita umana” (“Far affiorare il sorriso di Dio nella vita umana vuol dire rispettarne la dignità”) osservata non solo nei punti estremi (“il concepimento e la morte naturale”) ma anche lungo l’arco intero del suo svolgimento (“il diritto all’alimentazione, alla informazione, alla formazione, alle cure, all’accesso sui mercati globalizzati, alla libertà, all’autodeterminazione, alla convivenza pacifica fra popoli, etnie, religioni diverse”).
L’altra finestra (“dove il menestrello della pace deve fermarsi a cantare perché essa si accenda e si apra”) è quella riguardante “il diritto al lavoro”. Parole molto chiare, dal vescovo Mansueto Bianchi, nella vita di una Italia oggi indirizzata verso una consultazione elettorale così delicata. “Non possiamo accettare che il lavoro venga considerato una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari perché questo significa – ha spiegato – che scelte operate da pochi, nelle stanze alte e spesso incontrollabili dell’economia e della finanza mondiale, si scaricano poi sulla gente, sulle famiglie, vengono pagate dalla vita delle piccole aziende, delle persone, della base dei lavoratori”.
Decisamente sociale (in una diocesi che nel prossimo maggio ospiterà la prima “Settimana Sociale dei cattolici toscani”) anche la terza “finestra” indicata dal vescovo Bianchi: “il nuovo modello di economia e di sviluppo” che significa “una economia amica della persona, amica della vita; un sistema economico dal quale non dobbiamo difenderci, sospettare, temere; una economia che non pone sé stessa al vertice della piramide ma ci mette la persona, la famiglia, il diritto dei più deboli”.
Per Bianchi “non possiamo continuare in un sistema economico che per funzionare produce emarginazione, ricorrente disoccupazione, crescita delle diseguaglianze scaricate sullo Stato Sociale, sulle organizzazioni civili e di volontariato che fanno i barellieri, raccolgono e curano la massa di feriti che il sistema economico inevitabilmente produce”.
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[Sabato 5 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]

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