di Edoardo Bianchini
Liberato dall’incubo dei domiciliari, è
tornato al lavoro, all’orto e all’oliveto – «Adesso voglio/devo recuperare un po’ di tempo e gioie perse»
PISTOIA. «Non ho detto che non tornerò a parlare della mia
situazione. Adesso voglio/devo recuperare un po’ di tempo e gioie perse. Ma la
battaglia purtroppo non è finita. Ho vinto una battaglia ma la guerra è ancora
lunga e piena di insidie…».
A scrivere queste parole è Antonio
Ginetti, il recluso; quello che è stato confinato ai domiciliari, ma che il 30
scorso, è stato liberato dall’incubo dopo essere rimasto sostanzialmente
inascoltato per mesi.
Ho iniziato una conversazione per mail
con lui stamattina, per la festa della Repubblica, chiedendogli se c’erano
novità. E mi sono visto arrivare una lunga e bella lettera piena di umanità,
vibrante e venata di una sofferenza che si avvertiva chiara e palpabile.
Devo dirlo senza mezzi termini: sono
rimasto senza parole. Perché sentivo che qualcosa andava oltre, in quelle
riflessioni di Ginetti. Ho sùbito pensato di usare quella mail, ma mi sono
trattenuto perché, un suo uso, se non gradito al Ginetti, sarebbe potuto
essere, per chi aveva già sofferto abbastanza, un ulteriore, ma assolutamente
inutile dolore aggiunto. E gli ho chiesto di autorizzarmi a pubblicare qualche
stralcio della sua mail.
Me lo ha concesso ed ecco cosa mi aveva
scritto quando gli avevo chiesto notizie:
La ringrazio di cuore del suo
interessamento.
Il 30, come ben sapeva, avevo il
Tribunale del Riesame chiamato a decidere in riguardo alla opposizione che i
mei avvocati avevano presentato contro il rigetto del Gip alla loro richiesta
del 12 aprile.
Il Tribunale del Riesame ha accolto le
tesi degli avvocati ed ha deciso di togliermi gli arresti domiciliari.
Praticamente mi ha scarcerato.
Ha mantenuto, quale forma di controllo,
il solo obbligo di dimora entro il territorio della Provincia.
Ho dato notizia su fb, per posta
elettronica ma solo nel Movimento e tra gli amici. Pensavo di scrivere un
Comunicato Stampa, ma l’euforia di uscire, il desiderio di ritornare al mio
orto e all’oliveto mi ha tenuto due giorni lontano dal computer. Se poi ci
mettiamo anche la stanchezza psichica del periodo appena trascorso, nessun
comunicato è venuto fuori. Mi dispiace, ma oramai è trascorso il tempo utile
che la notizia poteva suscitare interesse.
La ringrazio nuovamente del suo
personale interesse verso la mia vicenda […].
Come ha compreso non ho perso tempo a
ritornare ai miei impegni sia di lavoro, e proprio venerdì ero ad affiggere
locandine a Quarrata per conto del Comune, sia della mia passione per le coltivazioni,
che comunque considero un lavoro anche se non retribuito, ma poi non è neppure
vero, se consideriamo le verdure che mai compro o l’ottimo olio che produco.
Distinti saluti
Antonio Ginetti
Fra parentesi quadre ho tolto
considerazioni che, riguardando la mia persona, non hanno alcun peso sulla
vicenda umana di Ginetti, che è quella che in questo momento conta.
Come contano, credo, queste parole che
concludono la mail con cui Ginetti mi ha autorizzato a scrivere: «Le lettere che scrivo escono dal cuore, quindi possono
essere lette da tutti coloro che sanno amare. La lettera l’ho scritta a lei ed
è sua, può utilizzarla come vuole. Sicuro della sua onestà professionale ma soprattutto
morale».
Questo 2 giugno è stato un giorno all’insegna
della polemica e della divisione, come abbiamo letto.
Per me – e spero anche per Ginetti – vi
garantisco che è stata davvero una gran bella giornata.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 2 giugno 2012 - © Quarrata/news
2012]
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