I lavoratori ingannati con
promesse-specchietto per allodole?
PISTOIA. Il titolo non
è affatto un errore, perché, dopo mesi e mesi di chiacchiere (i Sindaci delle
chiacchiere, i Presidenti della Provincia delle chiacchiere, i Deputati delle
chiacchiere, il Presidente della Regione delle chiacchiere, i grand’uomini
delle chiacchiere, ivi compresi i vari Bersani, D’Alema, Fassina eccetera
eccetera delle chiacchiere), dopo mesi e mesi di chiacchiere siamo davvero arrivati
al SALDO BREDA.
Uno dopo l’altro, tutti i personaggi che si sono avvicendati sul palco
del teatrino di via Ciliegiole, hanno miseramente preso in giro i lavoratori e
l’indotto. Ossia le speranze vitali della gente.
E voglio riproporvi uno stralcio di ciò che scrivevo domenica 8 aprile
2012 nel post Breda. La messa è finita (vedi), non per
dire quanto eravamo bravi, ma per infrescare la memoria a quanti avranno
pensato che razza di cattiveria in questo blog: perché fra cattiveria e
realismo la differenza è elevata e sostanziale. Dicevo:
Le chiacchiere
su Hitachi o su China Southern Railway altro non fanno che ribadire, di giorno
in giorno, quello che sto dicendo da mesi sulla Breda: che cioè la Breda è bell’e
stata venduta. Lo è stata con l’anima, se non altro: e presto lo sarà con il
corpo.
È Pasqua e la
metafora si attaglia perfettamente: la Breda è stata venduta per 30 denari
falsi da una politica locale che iniziò a mollarla quando, pur di non perdere
le redini di una biga che cominciava ad essere tirata da somari e non più da
cavalli di razza, si decise di appaiarla a Napoli.
Ve lo immaginate
il peso (non piuma, ma micro) di Pistoia, accanto a un massimo della portata di
quella città che nessun Governo mai è riuscito ad addomesticare?
La messa è
finita. È solo questione
di tempo. E, a mio avviso, il tempo inizierà davvero a scadere da dopo le
elezioni amministrative.
Leggete le
dichiarazioni di Bertinelli al Tirreno e capirete – come ho scritto
altrove – che anche l’uomo del fato non parla più di non vendere, ma di
non svendere. Che è ben diversa cosa.
Le elezioni amministrative sono passate e i tempi sono cominciati a
scadere.
Durante il periodo elettorale, tutti coloro che hanno mostrato
possibilismo e apertura alla proposta di vendita, sono stati bersagliati come dei
San Sebastiani alla colonna o, peggio, come dei cani in chiesa: la Breda non si
doveva toccare, giù le mani dalla Breda, fuori tutti qui comandiamo
noi, ove noi stava per Pd. Era questa la proposta populista che
andava di moda. E intanto i lavoratori hanno fatto la loro parte, contribuendo
a mantenere in piedi quel carrozzone incerto e cadente che è, ormai, il Pd
pistoiese che non ha saputo rinnovarsi; un Pd che, dinanzi a un 50% di
proprietà giapponese conterà più o meno quanto un 2 di Briscola.
Passate le elezioni, le prime crepe all’edificio, le prime voci della
vendita. E ora tutto il resto, verso l’inevitabile stretta finale.
Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie (che strano cognome, però:
anche l’autore di La messa è finita si chiama così, Moretti. Una
profezia?) non vuole scherzi dallo stabilimento di via Ciliegiole; Rossi, il
Presidente evangelico delle parole (inutili), benedice apostolicamente l’Hitachi
e sulla Nazione (pag. 28, economia e finanza) leggiamo:
Fs non vuole bidoni e che l’aggiudicazione della gara da parte dell’azienda
italiana non è da considerarsi scontato. Ingegneri e maestranze di via
Ciliegiole si dovranno dare da fare per sfornare un treno nuovo di pacca, che
risponda in tutto e per tutto alle esigenze del committente.
I manager dovranno fare lo stesso, anche se la loro presenza è quanto mai
incerta. L’ombra del Sol Levante incombe sempre più alta sul futuro. Non sembra
infatti un caso che ieri, il presidente della Regione, Enrico Rossi abbia
apertamente benedetto l’arrivo di Hitachi rail, che secondo voci sempre più
insistenti dovrebbe rilevare il 50% del pacchetto azionario AnsaldoBreda, oggi
tutto in mano a Finmeccanica.
«Quello che mi preme è la volontà dello sviluppo produttivo dell’azienda,
dopodiché, non è che stando nelle mani dello Stato e di Finmeccanica, abbiamo
avuto performance così positive», dice Rossi sempre pronto ad assicurare l’attenzione
della Regione sul mantenimento della produzione a Pistoia.
Ora riflettete su quanto sarebbe stato migliore un discorso chiaro,
limpido, morale e intellettualmente onesto, che avesse lasciato liberi da
trappole tutti i lavoratori coinvolti dalla passione-Breda.
Nessuno lo ha fatto. Eppure tutti sapevano – immaginavano chiaramente
come noi – che l’èra
populista è tramontata; che è tramontata anche l’èra sindacale; che è
tramontato tutto, insomma.
Riconoscerlo sarebbe stato un merito che, evidentemente, né politici, né
sindacalisti, né altri possono ormai più avere.
Saldo Breda, dunque. La messa è finita, andate a Hitachi!
Edoardo Bianchini
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[Martedì 5
giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
Di seguito, ecco cosa scriveva Roberto Bartoli a pag. 7 del proprio programma elettorale delle Primarie. Ognuno ne tragga le debite considerazioni, a partire da Samuele Bertinelli ed Enrico Rossi, passando da Paolo Bruni (che sarà contentissimo di andare a lavorare a Tokyo assieme a molti altri lavoratori Breda).
RispondiElimina“Sul tema Ansaldo-Breda voglio essere chiarissimo. È giunto il momento di affrontare il tema con la necessaria responsabilità e con la consapevolezza che i problemi non si risolvono a Pistoia, ma a Roma e non solo a Roma. Detto questo, ecco la mia posizione.
Anzitutto, mi preme sottolineare che io non intendo trattare alcun argomento con leggerezza, ma anzi con la massima e autentica responsabilità. E penso che sia segno di responsabilità avere un atteggiamento aperto, dialogico, soprattutto in un momento così pieno di incertezze come quello attuale.
In secondo luogo, io mi sento un sostenitore dell’Ansaldo-Breda al pari di tutti gli altri. Posso avere idee diverse su alcuni aspetti, ma ciò non significa che non sia un sostenitore dell’Ansaldo-Breda. Credere che sia un sostenitore dell’Ansaldo-Breda soltanto chi la pensa in un certo modo è avere un pensiero che ancora una volta rischia di fare male alla stessa Ansaldo-Breda.
Ed ancora. Io non ci sto a passare come una persona che vuol vendere l’Ansaldo-Breda, perché quello non è il mio pensiero. Il mio ragionamento, non leggero, ma articolato, è il seguente. Anzitutto occorre realizzare due presupposti fondamentali per qualsiasi ragionamento: un piano di risanamento; un nuovo piano industriale credibile e attuabile.
Successivamente, realizzati questi due presupposti, ci si potrà porre il problema della vendita o non vendita, del partenariato o non partenariato.
Inoltre, realizzato il risanamento e il rilancio industriale, quando si aprirà la vera partita del futuro dell’Ansaldo-Breda, aggiungo che io non me la sento di escludere a priori la vendita, perché un atteggiamento del genere non avrebbe senso, se l’eventuale vendita significasse che la produzione resta a Pistoia e che vengono garantiti investimenti tali da rilanciare Ansaldo-Breda da un punto di vista tecnologico, industriale e occupazionale.
Infine, non posso che essere d’accordo sul fatto che il settore ferroviario debba essere un settore strategico. Però, non vedo alcun nesso con il rilancio dell’Ansaldo-Breda da parte di Finmeccanica: detto diversamente, se il Governo riterrà il ferroviario un settore strategico, non è detto che vorrà continuare a produrre treni. A meno che non si voglia credere che in Italia le politiche industriali del Governo comportano anche la creazione o il mantenimento di industrie guidate dallo stesso Governo”.
Per dovere di trasmissione, pubblico questa lettera che, anziché essere stata inserita nei commenti, è stata spedita all’indirizzo del blog.
RispondiEliminaNon si riesce però bene a capire questa frase riferita a Bartoli «devo dire aiutato in questo anche dal suo blog, caro Prof. Bianchini»: se magari l’autore spiegasse meglio quale sia stato questo aiuto, saremmo forse più convinti anche noi, a cui, onestamente, è sembrato di fare solo opera di informazione e commento.
Ecco il testo inviatoci:
Per Mario Bonesi-Ansaldo Breda
Buongiorno,
trovo che continuare a tirare in ballo il Prof. Roberto Bartoli e il suo programma per le Primarie sia inutile, superato dagli eventi, cosa vuole dimostrare? che aveva un programma e lui lo aveva detto? bravo, bravo davvero.
Le primarie le ha perse, purtroppo per lui, e dopo ha inscenato una commedia dell’assurdo, devo dire aiutato in questo anche dal suo blog, caro Prof. Bianchini, e da altri le cui scelte non discuto.
Se mi posso permettere consiglierei ai sostenitori di Bartoli, usciti dal PD o no, di andare oltre visto che le elezioni ci sono state e un Sindaco lo abbiamo, direi per fortuna di centrosinistra e non certo per merito di Bartoli.
Probabilmente loro hanno votato altri e quindi hanno la coscienza a posto, analizzare i punti del programma a posteriori non serve a niente ed essere rancorosi ancora meno.
Ha vinto Bertinelli, fatevene una ragione, e se non farà bene fra 5 anni, o forse prima non si sa mai, si potrebbe ripresentare l’occasione per Bartoli di candidarsi, spero al di fuori del PD.
Questa è la Democrazia anche se voi la pensate diversamente, l’essere arrivato secondo da diritto ad una medaglia ma non a decidere come proseguire la corsa, questo era scritto nel programma delle Primarie e chi perdeva si doveva mettere incondizionatamente al servizio del vincitore, ma questo al signor “ebbene si, io farò tutto questo nei primi cento giorni” non poteva andare bene ed evidentemente neanche ai suoi.
Per la Breda certo non decidiamo a Pistoia, ci dovevamo pensare molto prima di farla diventare un baraccone quasi inutile e a rimessa.
Quanto a Bertinelli e ai suoi discorsi sulla Breda io ero presente al Circolo quando parlarono lui e Rossi, non disse certo che la Breda andava salvata ad ogni costo anzi disse che il lavoro degli operai è importante ma deve essere produttivo, quindi salviamo l’azienda e il lavoro ma con qualcuno che sia capace e non con la dirigenza degli ultimi (?) anni. Io direi quindi che un po’ di giapponesi con delle belle regole e un piano industriale serio non possono essere peggio di adesso dove siamo in mano a decisioni prese comunque altrove.
Infine trovo veramente di cattivo gusto prendere per i fondelli Bruni come operaio Breda e Segretario del PD, non lo merita per quella brava persona che è ed è sempre stata altrimenti sarebbe a sedere su sedie senza dubbio più comode e remunerative.
Simili a quelle dove vedremo Bartoli nei prossimi anni, quando probabilmente scopriremo cosa ha ottenuto in cambio della manfrina che ha fatto e che ricordo essere state anticipate proprio su questo blog dopo il ritiro.
Cordialmente
Marco Benedetti
Code di paglia? Pare di si. Ora per codesta parte del PD vanno bene anche i giapponesi. Buffo, buffo davvero perché vede, se volessimo ripercorrere seriamente tutto ciò che è stato negli ultimi mesi sulla videnda Breda da parte di questi politicanti, si sarebbe detto davvero il cotrario. L'unica cosa dispiace in tutta questa vicenda è che gli operai della Breda sono stati penosamente strumetalizzati dai politicanti piddini ai soli fini elettorali (mi ricorda la vicenda Alitalia di berlusconiana memoria). Comunque avanti così.
RispondiEliminaCordialmente,
Mario Bonesi.