Resto sempre più stupito dalla
stupidaggine degli uomini; dalla loro presuntuosa idiozia; dalla supponenza con
cui, dopo avere operato in una certa direzione per una intera vita, scoprono di
essere chiamati a sacre rivelazioni di luci e lampi di verità rivelata.
E stamattina, nel leggere questa
notizia sulla Nazione, il mio senso di indignazione, per le basse soglie
che ho di sopportazione nei confronti di certo genere umano, sale alle stelle.
Dobbiamo ridividere il mondo in buoni e
cattivi: come quando, sulla lavagna, da bambini, lo facevamo alle scuole
elementari e, mentre il maestro era fuori, una specie di Kapo doveva fare
da spia e da moderatore del comportamento della classe.
Oggi nell’area di destra, quella,
appunto dei cattivi, ci dobbiamo scrivere il nome di Sua Santità il Dalai Lama,
perché sapeva e si fece finanziare, in guerriglia di resistenza, dalla
Cia; perché per essere Santità avrebbe dovuto farsi massacrare, senza battere
ciglio, lui e il suo popolo, dagli occupanti del Tibet con gli occhietti
serrati a mandorla, prima combattuti e poi vezzeggiati dall’America
salva-popoli.
Ma si può – mi chiedo – venirsene fuori
con bestialità di questo genere? E che dire, allora, del Papa e dei cattolici
che sapevano dei forni di Auschwitz e che fecero opportuno e giudizioso
silenzio?
Ma voglio spezzare una lancia in più,
stamattina: perché mai mantenere il Nobel per la Pace ad Arafat, se ci si
indigna per quello del Lama?
Che mondo quello degli umani! Quando
sarà data risposta – ma logica e non stupidamente emotiva o partigiana – su
tutto questo, allora forse potremo cominciare a discutere e a capire davvero.
Fino ad allora, forse, i pentiti che
hanno sostenuto queste operazioni e che oggi sparano addosso agli uomini stessi
che, di quelle azioni, furono protagonisti e beneficiari, andrebbero forse
presi a scudisciate perpetue.
E non solo a parole, io credo.
e.b. blogger
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[Domenica 10 giugno 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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