di Alessandro Romiti
PISTOIA. Da
qualche parte ho letto che nelle città d’arte non si deve solo guardare dove si
mettono i piedi, ma cercare anche in alto: le porte, le finestre e i pertugi di
antiche mura che, qualche volta, contengono degli insospettati e preziosi
dettagli.
E Pistoia, è città d’Arte, come ribadisce
infatti La Nazione di due giorni fa, 6 agosto. Mi ricordavo dunque che
in via della Madonna aveva riposato qualche notte Giuseppe Garibaldi e, in modo
davvero casuale, ho rivisto l’ampia targa di marmo apposta alla fine dell’800
per ricordare il prestigioso sonno. L’ho ritrovata e riletta, quasi orgoglioso
di riconoscermi nelle gloriose gesta di costruzione di questa scalcinata e
decadente patria, disonorata da tanti mentecatti e lestofanti chiamati, per
errore, alla tutela del bene pubblico.
Chiaro che l’immobile di via Madonna, al
civico 40, è protetto dalla tutela della Soprintendenza dei Beni Architettonici
della Toscana, come del resto la generalità degli immobili formanti il centro
pistoiese.
Ma ecco che, improvvisamente – riprendendo
il cammino –, riconosco un palese elemento di discontinuità e rottura, nell’insieme
del paramento offerto dal prestigioso palazzo: un moderno e lucidato
apparecchio citofonico brilla lì, accanto alla tastiera d’ottone che serve i
vari condòmini.
Esso appare infisso stabilmente e a bella
posta nel prezioso stìpite di pietra arenaria. L’evento m’impone una rilettura
del quadro d’insieme, supponendo che sono davanti a una collocazione
provvisoria e casuale di una strumentazione non definitiva. Insomma un errore,
ma solo temporaneo.
L’apparecchio è davvero indigesto da
vedere: non solo perché disarmonico con lo stile del palazzo, ma anche perché
collocato in modo asimmetrico e disassato rispetto al campanello in ottone.
Insomma, un doppio “cazzotto nell’occhio”.
Decido di capire di più e dunque suono ai
campanelli degli studi professionali (di due legali, indicati, Michelozzi e
Castagnoli) ma non risponde nessuno, essendo un sabato mattina.
Il campanello riporta il nome dei
proprietari ma, anche lì, non risponde nessuno alla mia chiamata. L’unica
risposta mi viene offerta dal campanello a nome ***, al quale risponde una
signora che mi rassicura: l’episodio è noto agli utenti del palazzo che non l’hanno
approvato, ma ben contestato. Sono stati presi i provvedimenti e le
segnalazioni del caso, oltre un anno fa. La stessa, mi spiega che il campanello
in alluminio, dispone di una luce Led azzurra e m’invita a tornare di sera.
Ecco dunque che la stessa, per niente
disturbata, mi apre il portone e appare una dozzinale luce plafoniera (del tipo
cucinotto o spogliatoio di servizio) con una volgare canalina in Pvc bianco,
apposta in bella mostra nell’esterno delle superfici originarie patinate da
sfumature ultra centenarie. Più avanti, spicca sulle scale un bellissimo e
pregevole lampadario a parete con delle bellissime figure alate in fusione di
bronzo.
In questo fresco androne il sacro e il
profano sono ignobilmente associati, con buona pace dei servizi tecnici
comunali e della Soprintendenza ai beni architettonici della regione Toscana.
Ma è ancora vero che dalle piccole cose si
hanno grandi esempi?
E l’Ufficio Tecnico del Comune di Pistoia,
cos’ha da dire? Aspetta forse il parere della Soprintendenza o basta l’indignazione?
Forse è necessario l’impulso della Procura
con una previsione di indagine per reati contro la res publica?
Ma forse sono io che esagero…
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 8 agosto 2012 - © Quarrata/news
2012]
Rispetto a quello che ha fatto un negozio su via Curtatone e Montanara mi sembra il meno.
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