di Alessandro Romiti
AGLIANA. Avete mai conosciuto quella pervasiva
sensazione d’ingiustizia che si prova quando si viene multati per aver condotto
un veicolo a 52 Km/h, sforando il limite di 50 km, per soli 2 o per essere
entrati nella Ztl alle 19,59 (anticipando dai dai 60 all’1 secondo l’orario di
libero accesso) o per quando avete trovato una multa perché il disco orario o
ticket è scaduto da cinque minuti (vedi)?
Ebbene, questa
volta è successo il contrario e, incredibile ma vero, è successo proprio a me e
ad un’altra suddita, oops! scusate, concittadina.
È stato
probabilmente l’effetto Murphy (vedi) che,
nonostante la calura estiva, ha incastrato questa notabile congiuntura che ho
deciso di narrarvi, giustappunto perché esemplare di un certo modo di condurre
i pubblici uffici aglianesi e probabilmente non solo quelli: un altro piccolo
episodio mirabile per illustrare i più grandi esempi.
Il Comitato che
mi onoro di servire mi ha incaricato di provvedere al deposito, presso il
protocollo, di una richiesta di “accesso agli atti”(dell’esito del quale
probabilmente avrete notizia nel più fresco settembre) e dunque, venerdì 10
agosto, mi sono quindi recato alla sede dell’ufficio del Comune di Agliana, nel
quale ho ottenuto il necessario timbro di ricevuta.
È lì che ho
peraltro intrattenuto un imprevisto battibecco
con il funzionario alle notifiche Giuliano Cai, indispettito dalla pubblicità
ricevuta per le denunce sulle note inadeguatezze e gravi anomalie funzionali dell’Albo
Pretorio del Comune e che, finalmente avutomi di fronte, mi ha espresso la sua
indignazione per avergli (io) dedicato, a suo avviso, toni ingiuriosi nel post apposito
(vedi).
Che strano, però: quando un cittadino contesta una irregolarità, la pubblica
amministrazione lo prende sempre come ingiuria… E quando la pubblica
amministrazione non fa il suo dovere col cittadino, il cittadino come dovrebbe
prenderla, come una carezza o una pacca amichevole sulla spalla…? Boh…
Ma torniamo a
noi. Il cartello degli orari specifica ben chiaramente che, il venerdì, l’anagrafe
chiude alle 12:00 e la conoscente Francesca – che mi precedeva all’ingresso con la figlia – si è soffermata per consultare l’orario,
e verificare la tempestività dell’ingresso, negatole dal portone chiuso. Essa,
constatando l’ora 11:55 esatte si è rivolta a me (è qui che diabolicamente è intervenuto
il murphysmo) per avere conferma
della giustezza del suo orologio.
Io, incredulo degli
eventi sotto i miei occhi, ho confermato: «Sono le 11:55, deve essere ancora aperto, giusto per quanto
dice il cartello degli orari affissi fuori!».
La suddita, oops!...
cittadina, ha quindi ritenuto pertinente sollecitare l’interno con un lieve
colpo di nocche al portone che sono state sufficienti a far aprire la porta, svelandoci
il volto della gentile Nicla Doni, da sempre funzionario responsabile applicata
all’ufficio anagrafe.
La stessa ha
spiegato che c’era stato un possibile errore di precisione dell’orologio e dunque ha prontamente chiesto cosa
desiderava (rivolgendosi alla signora), per erogarle il servizio richiesto: avuta
la risposta l’ha indirizzata alla stanza per le esigenze del caso.
Io,
diversamente, sono stato ammesso senza alcun interrogatorio e/o accompagnamento
e quindi ho celermente sbrigato l’incarico delegatomi dal Comitato, e ho intrattenuto
il più piacevole e rinfrescante “botta e risposta” con il signor Cai,
accompagnato da una scarica di adrenalina (che ho così scoperto essere un
eccellente aperitivo).
Quindi, spero
che l’evento sia stato unico e davvero legato a una diabolica congiuntura
estiva, ovvero all’effettivo errore di registrazione delle lancette dell’orologio
comunale, e che, soprattutto, non si abbia più a ripetere: qualche volta, potrebbe
succedere che fuori dall’uscio
degli uffici, si trovi qualcuno meno umano, comprensivo e tollerante di me che,
con un rapido balzo, invece di bussare all’uscio, si volti a sinistra e “salga
le scale” del palazzo comunale, per rivolgersi al piantone del comando di Pm per
uno spiacevole verbale di constatazione di “interruzione di pubblico servizio”.
Comunque, sia io
che la signora, non potremo lamentarci per la gentilezza e disponibilità di
Nicla Doni che, alla lettura della presente, potrà rievocare il simpatico
episodio come un semplice e curioso aneddoto, portato dalla calura agostana.
Wiesbaden - Veduta aerea |
Ma voi credete
davvero che in un Comune della Germania, uno qualsiasi, anche il più rurale e
montano, i cittadini siano costretti a durare una fatica come quella che tocca
a un cittadino italiano che viene spesso a scontrarsi con una arroganza del
potere che nasce dalla copertura che i politici garantiscono vergognosamente ai
loro dipendenti? Dipendenti loro perché di loro proprietà e il
più delle volte messi lì da loro per i loro interessi.
Nella primavera
2005 ero a Wiesbaden, capitale dell’Essen (Assia): 287mila abitanti.
Entro con una
persona nelle poste centrali, che sorgono sul rettilineo che, dalla stazione
centrale, porta alla collina del Sonnenberg. La posta era piena. Ebbene, per
essere serviti abbiamo dovuto aspettare 3 minuti 3.
A luglio dello
scorso anno ero a Leopoli in Ucraina (830mila abitanti). Stessa storia nelle
poste centrali: stessi 2-3 minuti.
Ora provate a
entrare nelle poste centrali di Pistoia (90mila abitanti) e, minimo, ci
schioccate 20 minuti se va bene, in attesa che esca il vostro numero. Alle
poste di via Pratese – come ho anche scritto su questo blog – un giorno stavo
ancora aspettando di fare la mia raccomandata dopo una quarantina di minuti.
In Italia ci
sono i soliti problemi in tutti gli uffici, sia pubblici che privatizzati dalla
nostra brillantissima politica.
Non amo la Germania,
non mi piace la Merkel, non mi garba la Bce, non mi fido del casino economico-bancario
dei nostri ex-alleati/nemici/ria-alleati-soci, ma l’Italia fa veramente pena.
e.b. blogger
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[Mercoledì 15
agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]
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