mercoledì 15 agosto 2012

NICLA, ATTENTA ALL’ORA!

di Alessandro Romiti

AGLIANA. Avete mai conosciuto quella pervasiva sensazione d’ingiustizia che si prova quando si viene multati per aver condotto un veicolo a 52 Km/h, sforando il limite di 50 km, per soli 2 o per essere entrati nella Ztl alle 19,59 (anticipando dai dai 60 all’1 secondo l’orario di libero accesso) o per quando avete trovato una multa perché il disco orario o ticket è scaduto da cinque minuti (vedi)?
Ebbene, questa volta è successo il contrario e, incredibile ma vero, è successo proprio a me e ad un’altra suddita, oops! scusate, concittadina.

È stato probabilmente l’effetto Murphy (vedi) che, nonostante la calura estiva, ha incastrato questa notabile congiuntura che ho deciso di narrarvi, giustappunto perché esemplare di un certo modo di condurre i pubblici uffici aglianesi e probabilmente non solo quelli: un altro piccolo episodio mirabile per illustrare i più grandi esempi.
Il Comitato che mi onoro di servire mi ha incaricato di provvedere al deposito, presso il protocollo, di una richiesta di “accesso agli atti”(dell’esito del quale probabilmente avrete notizia nel più fresco settembre) e dunque, venerdì 10 agosto, mi sono quindi recato alla sede dell’ufficio del Comune di Agliana, nel quale ho ottenuto il necessario timbro di ricevuta.
È lì che ho peraltro intrattenuto un imprevisto battibecco con il funzionario alle notifiche Giuliano Cai, indispettito dalla pubblicità ricevuta per le denunce sulle note inadeguatezze e gravi anomalie funzionali dell’Albo Pretorio del Comune e che, finalmente avutomi di fronte, mi ha espresso la sua indignazione per avergli (io) dedicato, a suo avviso, toni ingiuriosi nel post apposito (vedi). Che strano, però: quando un cittadino contesta una irregolarità, la pubblica amministrazione lo prende sempre come ingiuria… E quando la pubblica amministrazione non fa il suo dovere col cittadino, il cittadino come dovrebbe prenderla, come una carezza o una pacca amichevole sulla spalla…? Boh…
Ma torniamo a noi. Il cartello degli orari specifica ben chiaramente che, il venerdì, l’anagrafe chiude alle 12:00 e la conoscente Francesca – che mi precedeva all’ingresso con la figlia – si è soffermata per consultare l’orario, e verificare la tempestività dell’ingresso, negatole dal portone chiuso. Essa, constatando l’ora 11:55 esatte si è rivolta a me (è qui che diabolicamente è intervenuto il murphysmo) per avere conferma della giustezza del suo orologio.
Io, incredulo degli eventi sotto i miei occhi, ho confermato: «Sono le 11:55, deve essere ancora aperto, giusto per quanto dice il cartello degli orari affissi fuori!».
La suddita, oops!... cittadina, ha quindi ritenuto pertinente sollecitare l’interno con un lieve colpo di nocche al portone che sono state sufficienti a far aprire la porta, svelandoci il volto della gentile Nicla Doni, da sempre funzionario responsabile applicata all’ufficio anagrafe.
La stessa ha spiegato che c’era stato un possibile errore di precisione dell’orologio e dunque ha prontamente chiesto cosa desiderava (rivolgendosi alla signora), per erogarle il servizio richiesto: avuta la risposta l’ha indirizzata alla stanza per le esigenze del caso.
Io, diversamente, sono stato ammesso senza alcun interrogatorio e/o accompagnamento e quindi ho celermente sbrigato l’incarico delegatomi dal Comitato, e ho intrattenuto il più piacevole e rinfrescante “botta e risposta” con il signor Cai, accompagnato da una scarica di adrenalina (che ho così scoperto essere un eccellente aperitivo).
Quindi, spero che l’evento sia stato unico e davvero legato a una diabolica congiuntura estiva, ovvero all’effettivo errore di registrazione delle lancette dell’orologio comunale, e che, soprattutto, non si abbia più a ripetere: qualche volta, potrebbe succedere che fuori dall’uscio degli uffici, si trovi qualcuno meno umano, comprensivo e tollerante di me che, con un rapido balzo, invece di bussare all’uscio, si volti a sinistra e “salga le scale” del palazzo comunale, per rivolgersi al piantone del comando di Pm per uno spiacevole verbale di constatazione di “interruzione di pubblico servizio”.
Comunque, sia io che la signora, non potremo lamentarci per la gentilezza e disponibilità di Nicla Doni che, alla lettura della presente, potrà rievocare il simpatico episodio come un semplice e curioso aneddoto, portato dalla calura agostana.

Wiesbaden - Veduta aerea
Ma voi credete davvero che in un Comune della Germania, uno qualsiasi, anche il più rurale e montano, i cittadini siano costretti a durare una fatica come quella che tocca a un cittadino italiano che viene spesso a scontrarsi con una arroganza del potere che nasce dalla copertura che i politici garantiscono vergognosamente ai loro dipendenti? Dipendenti loro perché di loro proprietà e il più delle volte messi lì da loro per i loro interessi.
Nella primavera 2005 ero a Wiesbaden, capitale dell’Essen (Assia): 287mila abitanti.
Entro con una persona nelle poste centrali, che sorgono sul rettilineo che, dalla stazione centrale, porta alla collina del Sonnenberg. La posta era piena. Ebbene, per essere serviti abbiamo dovuto aspettare 3 minuti 3.
A luglio dello scorso anno ero a Leopoli in Ucraina (830mila abitanti). Stessa storia nelle poste centrali: stessi 2-3 minuti.
Ora provate a entrare nelle poste centrali di Pistoia (90mila abitanti) e, minimo, ci schioccate 20 minuti se va bene, in attesa che esca il vostro numero. Alle poste di via Pratese – come ho anche scritto su questo blog – un giorno stavo ancora aspettando di fare la mia raccomandata dopo una quarantina di minuti.
In Italia ci sono i soliti problemi in tutti gli uffici, sia pubblici che privatizzati dalla nostra brillantissima politica.
Non amo la Germania, non mi piace la Merkel, non mi garba la Bce, non mi fido del casino economico-bancario dei nostri ex-alleati/nemici/ria-alleati-soci, ma l’Italia fa veramente pena.
e.b. blogger
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[Mercoledì 15 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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