giovedì 16 agosto 2012

PISTOIA, LA CRISI IDRICA, I BUONI AMMINISTRATORI E ‘L’ALLUVIONE’ DI MARASCO

di Edoardo Bianchini

PISTOIA. È strepitosa questa foto pubblicata ieri sul sito web della Nazione. Indica alla perfezione la tragicità del momento che stiamo vivendo: un siccità africana.
Ma non lasciamoci prendere solo dall’entusiasmo dell’immagine.
Essa ci mette sotto gli occhi anche una situazione assai più tragica: ed è l’incapacità, dei buoni amministratori di Pistoia, di dare risposte alle esigenze più impellenti della gente amministrata.

Esigenze di ora? Assolutamente no. Perché, se fossero tali, tutti i Sindaci che si sono avvicendati negli anni meriterebbero il perdono, anzi, non sarebbero colpevoli. E invece questo non è né giusto né possibile tranne che per uno, l’ultimo, Bertinelli, erede universale dei disastri passati.
Esigenze, per riprendere, che si evidenziano da più di venti anni a questa parte.
Se andate a rivedervi le edizioni della Tribuna di Pistoia (Il Micco) degli anni 1989-90, quando il periodico era diretto da Franca Rabuzzi e, poi, da me, troverete (ma forse anche sullo stesso Tirreno) un servizio dedicato al bacino di Gello. Che fu chiuso e disseccato in 48 ore quando si scoprì che il dighino era eroso e non garantiva alcuna sicurezza di tenuta.
Ricordo, come fosse oggi, di essermene occupato e preoccupato perché venne a trovarmi l’amico geologo Sergio Gandolfi, che mi dette anche delle foto – oltre che geologo è sempre stato appassionato di fotografia.
Dopo 23 anni il bacino di Gello è ancora a secco e la buona politica degli amministratori di Pistoia è ancora lì che si sta togliendo le pulci senza avere dato una risposta una al problema dell’approvvigionamento idrico. Anzi, come tutti sappiamo, il progetto per riattivare il bacino è stato redatto sbagliato e il tutto è andato in fumo, perché nato male.
23 anni sono quasi 5 mandati amministrativi e almeno 4 Sindaci, tra nuovi e rinnovati per il decennio.
Nel frattempo è stato fatto di tutto e di più per l’inutile: da una Porta Nuova che fa pena (13 milioni di euro); a un palazzo della Questura lasciato a mezzo e per il quale Pistoia avrà da cacciare quattrini senza beneficiarne; a mille rotonde fatte-bene/fatte-male e un bello spartitraffico che taglia la Fiorentina subito fuori Pistoia nell’unico punto in cui, davvero, doveva essere fatta la rotatoria abbattendo due ruderi di case del quinto secolo dopo Cristo e l’autolavaggio che sta di fronte; alle mille piste ciclabili segate e interrotte, ogni 50-100 metri, dai cassonetti della spazzatura; al restyling del centro con pietrine serene belline e costosine, e altro, tanto altro ancora.
Eppure Pistoia, che smoccola e sacramenta a dovere (Nazione e Tirreno sono continuamente pieni di proteste della gente) per la siccità, quando i rubinetti soffiano o gorgogliano profondamente, ha continuato a votare i suoi buoni politici della buona amministrazione delle non-risposte.
E allora, i signori pistoiesi, ogni volta che non possono lavarsi, si ricordino quel che dice il padre Dante nella chiusa dell’Alluvione di Riccardo Marasco (vedi).
Quelle parole, leggermente modificate, valevano per l’Alighieri, ma vanno benissimo anche per i discendenti di Vanni in relazione a ogni Sindaco, dell’ultimo ventennio, che hanno messo in poltrona:

O pistoiesi lo avete votato,
prendete la merda che Dio v’ha mandato!

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 16 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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