di Edoardo Bianchini
PISTOIA. È strepitosa questa foto pubblicata ieri sul sito web della
Nazione. Indica alla perfezione la tragicità del momento che stiamo
vivendo: un siccità africana.
Ma non lasciamoci prendere solo dall’entusiasmo
dell’immagine.
Essa ci mette sotto gli occhi anche una
situazione assai più tragica: ed è l’incapacità, dei buoni amministratori di
Pistoia, di dare risposte alle esigenze più impellenti della gente
amministrata.
Esigenze di ora? Assolutamente no.
Perché, se fossero tali, tutti i Sindaci che si sono avvicendati negli anni
meriterebbero il perdono, anzi, non sarebbero colpevoli. E invece questo non è
né giusto né possibile tranne che per uno, l’ultimo, Bertinelli, erede
universale dei disastri passati.
Esigenze, per riprendere, che si
evidenziano da più di venti anni a questa parte.
Se andate a rivedervi le edizioni della
Tribuna di Pistoia (Il Micco) degli anni 1989-90, quando il
periodico era diretto da Franca Rabuzzi e, poi, da me, troverete (ma forse
anche sullo stesso Tirreno) un servizio dedicato al bacino di Gello. Che
fu chiuso e disseccato in 48 ore quando si scoprì che il dighino era eroso e
non garantiva alcuna sicurezza di tenuta.
Ricordo, come fosse oggi, di essermene
occupato e preoccupato perché venne a trovarmi l’amico geologo Sergio Gandolfi,
che mi dette anche delle foto – oltre che geologo è sempre stato appassionato
di fotografia.
Dopo 23 anni il bacino di Gello è
ancora a secco e la buona politica degli amministratori di Pistoia è ancora lì
che si sta togliendo le pulci senza avere dato una risposta una
al problema dell’approvvigionamento idrico. Anzi, come tutti sappiamo, il
progetto per riattivare il bacino è stato redatto sbagliato e il tutto è andato
in fumo, perché nato male.
23 anni sono quasi 5 mandati
amministrativi e almeno 4 Sindaci, tra nuovi e rinnovati per il decennio.
Nel frattempo è stato fatto di tutto e
di più per l’inutile: da una Porta Nuova che fa pena (13 milioni di euro); a un
palazzo della Questura lasciato a mezzo e per il quale Pistoia avrà da cacciare
quattrini senza beneficiarne; a mille rotonde fatte-bene/fatte-male e un bello spartitraffico
che taglia la Fiorentina subito fuori Pistoia nell’unico punto in cui, davvero,
doveva essere fatta la rotatoria abbattendo due ruderi di case del quinto
secolo dopo Cristo e l’autolavaggio che sta di fronte; alle mille piste
ciclabili segate e interrotte, ogni 50-100 metri, dai cassonetti della
spazzatura; al restyling del centro con pietrine serene belline e
costosine, e altro, tanto altro ancora.
Eppure Pistoia, che smoccola e
sacramenta a dovere (Nazione e Tirreno sono continuamente pieni
di proteste della gente) per la siccità, quando i rubinetti soffiano o
gorgogliano profondamente, ha continuato a votare i suoi buoni politici
della buona amministrazione delle non-risposte.
E allora, i signori pistoiesi, ogni
volta che non possono lavarsi, si ricordino quel che dice il padre Dante nella
chiusa dell’Alluvione di Riccardo Marasco (vedi).
Quelle parole, leggermente modificate,
valevano per l’Alighieri, ma vanno benissimo anche per i discendenti di Vanni in
relazione a ogni Sindaco, dell’ultimo ventennio, che hanno messo in poltrona:
O pistoiesi lo avete votato,
prendete la merda che Dio v’ha mandato!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 16 agosto 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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