giovedì 30 agosto 2012

NELLE VISCERE DELLA TERRA, AL QUIRINALE, IN CIELO

di Luigi Scardigli

La disperazione, quella autentica, spaventa vittime e spettatori. Posso concludere questo alla luce, anzi, al buio del gesto, estremo, ma fatto con un briciolo di moderazione, dunque paura, di cui si è reso artefice uno dei 120 minatori che da 4 giorni hanno deciso di protestare contro la chiusura della Carbosulcis,  prevista per il prossimo 31 dicembre.

Di fronte alle telecamere che riprendevano e registravano in diretta le buone e sconvolgenti ragioni dei protestanti, uno di loro ha estratto un coltello da una tasca dei pantaloni e si è tagliato, per due volte, l’avambraccio destro, a debita distanza dalle vene.
Lo pseudo svenimento che ne è seguito, compresi gli attimi di panico di tutti i presenti che temono soprattutto che a qualcuno il sangue si surriscaldi eccessivamente, ha prodotto, come dicevo, un duplice effetto: ha spaventato, con ragionevole considerazione, il protagonista e ha letteralmente coinvolto le autorità, che improvvisamente si sono fatte carico della questione iniziando a rassicurare tutti che il prossimo capodanno potrebbe non coincidere affatto con la chiusura della miniera e che potrebbe invece iniziare quell’opera di riqualificazione urlata dai lavoratori che darebbe all’azienda e a chi ci lavora, dignità, speranza e profitti.
I cugini poveri dell’alluminio, intanto, quelli dell’Alcoa, sono andati a protestare direttamente a Roma, carichi anche e soprattutto del coraggio sotterraneo offerto loro da quelli della Carbosulcis.
Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è ricordato di essere, almeno stato, il Migliore del Pci, inviando ai minatori sepolti vivi la sua solidarietà e il preciso impegno di poter dare a loro e alle loro famiglie un futuro.
Nessuna preghiera dal Vaticano, invece, forse perché i minatori, nel regno dei cieli, ci sono di già.
Per censo!

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[Giovedì 30 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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