Roberto
Bartoli interviene sulle decisioni adottate dall’amministrazione – «Troviamo forme alternative che
favoriscano il pagamento, ma che non danneggino i minori»
PISTOIA. Riceviamo da Roberto Bartoli:
La riforma dei servizi scolastici
presentata dal Comune di Pistoia merita plauso, ma suscita anche alcune
riflessioni critiche.
Plauso perché
finalmente si inizia a colpire un comportamento divenuto ormai intollerabile
(sempre, ma a maggior ragione nei momenti di crisi), quello dei cittadini che
non pagano quanto devono. Costume che nel nostro Comune è sempre esistito e che
purtroppo, per un concetto deleterio di pubblico, è stato a lungo tollerato,
gettando anche sospetti di logiche clientelari.
Tuttavia, non
poche sono le riserve critiche in ordine alla soluzione adottata: se i genitori
non pagano, si esclude il bambino. Anzitutto, si deve osservare come la
tradizione politica di sinistra, che a Pistoia ha sempre avuto un atteggiamento
di chiusura verso l’idea di un’integrazione tra pubblico e privato, oggi abbia
deciso di adottare la peggiore logica che caratterizza il privato e che il
pubblico non dovrebbe mai accogliere, quella per cui se non paghi non avrai il
servizio. Nel pubblico questioni di pagamento e di servizio devono essere
tenute distinte.
In secondo
luogo, si deve notare come nel caso di specie questa logica privata tradisca
doppiamente la missione pubblica che la sinistra dovrebbe perseguire, perché
finisce per rifarsela con il soggetto debole, il bambino. Per i genitori che
non pagano, l’effetto ultimo è escludere il bambino. Tuttavia il bambino ha il
diritto di frequentare la scuola, anche se è figlio di genitori inadempienti o
addirittura disonesti.
In terzo luogo,
questo modo di ragionare tradisce un modo assai pericoloso di concepire i
servizi scolastici: non un servizio per i bambini, ma alla fin fine per i
genitori. Ma le cose non stanno così: la scuola è per i bambini, per la loro
formazione e crescita.
Infine, se è
vero che il problema esiste ed è molto grave, e che non possiamo rifarcela coi
bambini, diviene indispensabile pensare ad altre soluzioni. Qui alcune
proposte: perché non adoperare i consueti strumenti legali, come i decreti
ingiuntivi? Perché non pensare a possibili caparre? Perché non affiggere gli
elenchi dei morosi o non pubblicarli sul sito internet del Comune? Perché non
attribuire un punteggio di comportamento “adempiente” dei genitori destinato ad
incidere su eventuali ingressi futuri? Perché non segnalare i genitori al
Tribunale dei Minorenni? Ed ancora, attraverso una soluzione che il Comune
adotta già per altri casi, soluzione che io non condivido, ma che in questo
caso è sempre meglio di rifarsela coi bambini: perché non applicare sanzioni
amministrative a chi viene messo in mora dal Comune e non paga entro un certo
termine?
Infine, c’è da
chiedersi se il problema sia davvero tutto dei genitori: come avvengono i
pagamenti? Non sarà mica necessario ancora il bollettino cartaceo? Se così
fosse, tutte le colpe non possono essere addossate ai genitori, ma sono anche
dell’amministrazione, e forse la prima cosa da fare in assoluto è realizzare
strumenti telematici di pagamento.
Roberto Bartoli
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[Giovedì 30
agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]
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