di LUIGI SCARDIGLI
Prima degli ex Oasis, i Cold Committee e i Blastema –
Domenica gran finale assicurato e ritorno ai santi vecchi con Lucky Peterson,
Robert Cray e Robben Ford
PISTOIA. Quando il gioco si fa duro, i Tafuro cominciano a giocare.
Potrebbe essere questo lo slogan di buon augurio che questo Blog rivolge agli
organizzatori della 34esima rassegna del Festival di Pistoia, soprattutto alla
luce, o meglio, al buio della notte della timida affluenza registrata al
concerto dei Black Crowes, una delle esibizioni più belle mai viste in piazza.
E non credo che dipenda da marchi di fabbrica: l’utenza, il popolo
insomma, è sempre meno sciocco e sprovveduto (o il contrario, talvolta) di
quanto si creda e soprattutto quando c’è pagare, le influenze si riducono ai
minimi condizionamenti.
Il Festival di Pistoia, tanto per intenderci, ha perso
l’aggettivo identificativo Blues da molto tempo e la modestia numerica che ha
salutato l’esibizione della band rock and
roll più rock and roll che ci sia al mondo (Black Crowes) non è da
individuare nell’eventuale dirazzamento artistico della manifestazione; c’è
altro, che ha bisogno di un’attenzione maggiore e non liquidabile solo e
soltanto con un’anomala ondata di impoverimento generale.
Al concerto degli Iron Maiden, lo
scorso 8 giugno a Rho (me lo ricordo bene, li ho accompagnati io, Alagia e
Diego!), ad assistere alla maratona rockettara (è iniziata alle ore 13 ed è
terminata alle 23), hanno assistito 42.000 persone, alla cifra, tutt’altro che
modica, di 70 euro. Dunque?
Domani sera, sabato, giorno della
settimana dei vizi per antonomasia e degli eccessi contemplabili, Giovanni
Tafuro ha posto, nel cartellone di uno dei suoi Festival, quello di Pistoia, i
Beady Eye, che sono la morte e la rinascita degli Oasis, gruppo tra i più
importanti dell’era brit pop. Alla
formazione britannica, che sta solcando l’Europa in tour con la promozione del
loro secondo album – che dopo il fervore dei battesimi è quello delle
(eventuali) conferme – Pistoia ha affidato l’onerosissimo compito di
stravolgere la manifestazione, con la registrazione, augurabile, di un oceano
di pubblico. Il rischio resta altissimo perché il popolo degli ex Oasis non è
quello dei mercatini colorati e tardo freak che invaderà il centro storico
cittadino: il pubblico pop veste di scuro, con abiti molto stretti e capelli
lunghi solo sulla fronte, a coprire gli occhi, che tramano, nel contempo,
psichedelia; la piazza, quella del Duomo, è un catino conosciutissimo per aver
ospitato, in questi oltre sei lustri di storia, che si è fatta, nel frattempo,
leggenda, orde di freakkettoni,
debosciati o presunti tali, che mal si coniugano con il minimalismo, eccentrico
e snob, dell’etnia anglosassone.
Una sfida avvincente, dunque
rischiosissima, foriera di applausi, incoraggiamenti e prenotazioni per le
successive edizioni, se salutata positivamente; pericolosa e subdolamente revisionista
qualora il pubblico non gradisse o declinasse l’invito.
A scaldare animi e piazza ci penseranno
i Cold Committee, alle ore 19:30 e poi i romagnoli Blastema, giovanissima band
che ha scalato, velocemente e rapacemente le chine del successo e della
notorietà. Fuori dalla piazza comunque, in una città che ha cambiato del tutto
opinione sul popolo del blues da quando ha capito che anche quelli del Festival
consumano e spendono, la festa sarà assicurata.
Con qualche eccesso. Che fa parte del
gioco, non solo a Pistoia.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 5 luglio 2013 | 18:32 - © Quarrata/news]
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