venerdì 20 dicembre 2013

CHIUDE ‘RADICI YARN’ DI PONTE ALLA PERGOLA: OLTRE 70 LAVORATORI LICENZIATI A FINE ANNO


PISTOIA. Nell’incontro tenutosi il 17 dicembre scorso presso la Confindustria di Pistoia la Direzione di Radici Yarn ha dichiarato la chiusura definitiva dello stabilimento di Pistoia anche in conseguenza della mancanza di certezze sulla possibilità di utilizzo e rifinanziamento della cigs in deroga.
Si conclude quindi la vertenza che ha interessato 140 lavoratori della Radici e che aveva previsto, nell’accordo sottoscritto in sede istituzionale e che rappresentava uno dei rari casi della provincia, la possibilità di un reinsediamento industriale al posto della storica fabbrica di nylon.

Gli anni trascorsi con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali infatti avrebbero dovuto consentire il recupero occupazionale seppur parziale dei dipendenti con la costruzione di una centrale elettrica a gas. Purtroppo, dopo l’approvazione della valutazione di impatto ambientale da parte della Regione Toscana, le Amministrazioni del territorio (Provincia e Comune di Pistoia) hanno deciso di non procedere con le autorizzazioni di loro competenza e quindi di fare svanire un progetto industriale che comprendeva oltre 80 milioni di investimento e che avrebbe consentito, oltre al recupero occupazionale, anche possibilità di ulteriori posti di lavoro nel cantiere in costruzione.
In quella fase numerosi furono gli interventi a favore di soluzioni alternative alla costruzione della centrale, anche sostenute dai comitati contro la costruzione dell’ impianto e da altre associazioni e forze politiche locali, che avrebbero comunque potuto produrre gli stessi posti di lavoro.
Ricordiamo infatti come per esempio la Coldiretti, che anche formalmente al Sindaco di Pistoia aveva manifestato la volontà di assorbire parte del personale nelle aziende associate, non abbia poi proceduto a collocare nessun lavoratore al lavoro, nonostante la consegna di circa 40 curricola. Constatiamo oggi, in un periodo di estrema difficoltà, quanto le promesse di determinate associazioni siano state solo una cinica scelta per ottenere uno scopo (la bocciatura del progetto) illudendo nuovamente le persone più deboli coinvolte nella vicenda.
Rimane l’amarezza per gli oltre 70 lavoratori che saranno licenziati a fine anno, sia per le opportunità che si potevano creare ma soprattutto per il fatto che ottenere un posto di lavoro oggi risulta essere quasi impossibile nonostante i numerosi corsi di formazione effettuati dai lavoratori stessi durante il periodo di cassa integrazione fra i quali ricordiamo quelli di caldaisti, alimentaristi, raccolta differenziata etc.
Con la chiusura della Radici, che è stata la prima di una lunga serie di chiusure di siti produttivi nella nostra provincia, si perde un pezzo importante della storia manifatturiera del territorio confermando un processo di desertificazione industriale in corso che viene vissuto dalla comunità e dalle istituzione locali come ineludibile ed inarrestabile.
Filctem Cgil, Femca Cisl, Uilcem Uil, Rsu Radici Yarn
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[Venerdì 20 dicembre 2013 | 18:38 - © Quarrata/news]

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