Perché si è rotto un feeling che
sembrava intangibile? – La questione imbarazzante del blocco delle nuove
iscrizioni a socio e il problema della successione in Unimise S.r.l.
AGLIANA. Le informazioni raccolte confermano la notizia delle
dimissioni del presidente di Unimise S.r.l., ing. Giovanni Vono.
Lo
avevamo già scritto, ma nessuno ci aveva risposto: evidentemente democrazia e controllo non piacciono alla
dirigenza e non sono nel suo Dna.
Sulle cause delle dimissioni niente si
sa, dato il completo “silenzio stampa” e nonostante la nomina – così tanto
reclamizzata – di un addetto stampa che finora non ha mai fatto notare la sua
presenza.
ANCORA PER CHIARIRE
Se avessimo voluto una vita tranquilla, non avremmo deciso
di fare i giornalisti.
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Senza andare lontano e senza congetturare
troppo, le dimissioni dell’ingegnere, così strettamente legato ad Artioli come
in una sorta di simbiosi, potrebbero essere fatte risalire – se non si tratta
di seri motivi di salute – a una qualche forma di dissidenza e di contrasto
interno: anche perché, come ben sappiamo, si sfaldano anche i più saldi
matrimoni, figurarsi se non è possibile che consolidate amicizie non sbattano
contro qualche inaspettato scoglio nascosto sotto il pelo dell’acqua.
Di fatto potrebbe aver giocato in
negativo anche il dannoso sottoutilizzo degli ambulatori della nuova sede a
causa della rescissione della convenzione con Asl 3, persa non come
è stato falsamente detto alla stampa per colpa della spending review
e mai smentito neppure dalla vicepresidente avvocata Signori (che pure sarebbe
tenuta, per espressa norma etico-professionale, a mantenere comportamenti di
assoluta correttezza anche nella vita privata: vedi il codice deontologico,
art. 5 sub III, scaricabile
da qui), ma perché tutte le manovre trasformative, volute da
Artioli, furono, di fatto, distruttive per il mantenimento della convenzione
con l’Asl. Lo abbiamo anche scritto, ma ad Agliana o non si sa leggere o non si
vuole leggere: in questa terra di mezzo, punta avanzata della democrazia
(anche cristiana o ex-democristiana), si preferisce di gran lunga querelare chi
ragiona sui fatti e cerca di diffondere la verità in nome e per conto dell’art.
21 della Costituzione.
Un fatto, però, è certo: che la
Misericordia di Artioli, dietro le nostre precise osservazioni (peraltro
riconducibili, tutte, a sentenze passate in giudicato e non a semplice voglia,
com’è stato fatto strumentalmente credere, di assurdi tentativi di dare la
scalata alla Misericordia), ha inanellato una serie tale di insuccessi e ha
dato vita a imbarazzi nascosti dietro il silenzio, tali da rendere fragili gli
stessi legami interni: non ha fatto bene – tanto per ricordarlo – neppure il
blocco delle iscrizioni e dell’ammissione di nuovi soci, un sistema sovietico
o, anche, veterodemocristiano, antidemocratico e ben poco cristianamente misericordioso;
non ha fatto bene, oltre a tutto questo, neppure il generalizzato calo di
impegno di diversi volontari che, probabilmente, non hanno né capito né gradito
certe manovre della dirigenza – comprese quelle, ovviamente, di voler nascondere,
ad ogni costo, i costi (pesantissimi) della soccombenza dinanzi al Tribunale di
Pistoia: un fatto, questo, che ha depauperato di circa 500mila € il potere di
cassa della Mise.
E forse non sono state gradevoli
(nonostante i forzati silenzi) neppure le audizioni tenute dinanzi agli
organismi sia regionali che nazionali delle Misericordie: audizioni sicuramente
produttive di pesanti imbarazzi per Agliana e il protezionismo esasperato dei
suoi dirigenti.
Anche il silenzio circa una smentita
delle dimissioni di Vono, è indicativo di certa mentalità misericordiosa.
Viene da chiedersi – a questo punto –
chi subentrerà a Vono: ma certo, se al trono salisse ancora una volta il
Presidentissimo Artioli, assommando in sé tre cariche (Misericordia Onlus,
Unimise S.r.l. e Fondazione Misericordia Agliana) saremmo al top e in perfetta
linea sia con i dogmi evangelici della Trinità, sia con l’uso e costume di
questo sventurato Paese in cui nei conflitti di interesse non finiscono solo i
Berlusconi, ma anche tantissimi bravi democratici (ed ex-democristiani).
Edoardo Bianchini
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[Lunedì 30 dicembre 2013 | 13:14 - © Quarrata/news]
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