di LUIGI SCARDIGLI
Un’esilarante tragica rappresentazione al Moderno di Agliana
AGLIANA. Si spoglia in platea, lasciando in dote ad alcuni
spettatori, scarpe, calzini, pantaloni e camicia. Quando arriva sul palco, è in
mutande e canottiera. Ad attenderlo c’è solo lei, la Qvinta, un sipario a fisarmonica nero e spesso, con degli strappi
funzionali, polveroso, anonimo, la mattatrice muta e sorda dell’omonima
rappresentazione andata in scena, ieri sera, al Moderno di Agliana.
Attorno a questa immaginaria ma
ingombrante linea di demarcazione spettacolare, reale e tangibile in ognuno di
noi nella vita di tutti i giorni, ci sono i quattro personaggi che hanno già
trovato un autore ma che sono in cerca di pubblico e risate: Riccardo Goretti,
Aldo Gentileschi, Armando Sanna e Pasquale Scalzi, che diventano puntualmente altro e altri oltrepassando, di là dallo
sguardo, la linea di confine. Si spogliano e si vestono, terrorizzati dall’idea
di essersi trasformati al solo passaggio da quella frontiera scomparsa, che li
spoglia e li riveste, gli offre in pegno, più che in dono, arnesi e mezzi con i
quali non hanno la minima idea di cosa poterci mai fare.
Il pubblico, ingiustificatamente
modesto, dal solo punto di vista numerico, ride e commenta, a voce alta: lo consente
l’umore familiare della scena, ma soprattutto lo sprigiona il fatto che ognuno,
in sala, si riconosce perfettamente nell’incubo che i quattro protagonisti
mettono alla berlina. L’esordio, molto mister
Bean, lascia presagire un riadattamento ridoliniano del cinema muto, che
invece prende improvvisamente corpo e voce, confondendo ulteriormente le acque.
Che sono calme, a differenza dei suoi
naviganti, nervosi e nevrotici, ingabbiati dallo spazio, angusto, dell’entra e
esci di scena: dietro la Qvinta si
prende fiato, ci si prepara, ci si traveste: si ingrassa e si dimagrisce, ci si
spettina e ci si bea della nostra calvizie, si allunga una mano e si celebra un’epopea;
fuori da questa, si sputano paure e si chiede aiuto al pubblico, che ride,
costretto ad interagire fisicamente, in maniera scomposta, quasi irriverente,
esaltando, alla lettera, le ragioni della commedia.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 29 dicembre 2013 | 15:51 - © Quarrata/news]
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