di LUIGI SCARDIGLI
Montaleni è tornato da pochi giorni dalla Malesia dove è
stato in tournée con Sugar Blue
PISTOIA. Cammina sempre molto spedito, come se avesse timore di far
tardi a un appuntamento. Invece è sistematicamente puntuale, Sergio Montaleni,
45 anni, tutti trascorsi nella musica: la prima metà a sognarla, la seconda, a
viverla. Da protagonista.
Vado veloce non so perché, ma credo che sia opportuno non
perdere tempo, perché i tempi non lo consentono. Credo di essere vicinissimo
all’altra sponda del guado, quello che sto attraversando da qualche anno tra
non pochi sforzi e parecchie difficoltà.
C’è Sasha, mio figlio, che tiene in
mano la bussola e sulla nostra imbarcazione, da un po’ di tempo, c’è anche
Cristina. La musica è la colonna sonora delle mie iniziative, è il pane con il
quale mi sorreggo, è l’orizzonte verso cui mi sto dirigendo ed è quella linea
di confine che un giorno smetterà di allontanarsi venendomi incontro e dove
spero davvero di andare a morire, suonando.
Ha iniziato a fare sul serio, dopo
qualche anno di scantinati e locali alternativi, come chitarrista della Model T. Boogie: è con loro che Sergio
inizia a girare l’Italia e parte dell’Europa ed è con loro che il grande
pubblico e gli addetti ai lavori iniziano a conoscerlo, apprezzarlo,
assoldarlo. Come tutti i chitarristi nati sotto il segno del blues – a Pistoia
è una piacevolissima condanna – anche Sergio parte alla volta degli Stati
Uniti, per andare a vivere dove il blues, importato dall’Africa, si è
emancipato: Chicago. Una serie di contatti proficui, tra i quali quello con Sugar Blue (James Whiting, all’anagrafe
di Harlem il 16 dicembre 1949), l’armonicista di Miss You, dei Rolling Stones, tanto per capire di chi si stia parlando.
Il feeling è immediato: il suono dell’armonica che perfora ogni
notte di un musicista che trascende i limiti presunti del suo strumento
(giudizio espresso da un collega del Chicago
Tribune) si sposa con la chitarra, mai uguale a se stessa, della sei corde
pistoiese, che con l’umiltà che continua, anche ora, a perseguitarlo, non
smette di prendere appunti, non solo strumentali.
Sembra che Pistoia si stia movendo: c’è una Sala che pare
essere rinata, ma non basta, anche se di più non si può chiedere, non è il
momento: suono in giro per l’Italia e non è che a Milano e Roma le cose stiano
messe meglio. Fuori però, è tutta un’altra cosa, senza dover arrivare fino in
Malesia. In tutti gli altri angoli del pianeta, la musica, come forma
privilegiata dell’arte, è difesa, protetta, incentivata, promossa.
Quel contatto, mai interrotto, diventa
un’abitudine professionale che recentemente si è rinnovata in una tournée da
sogno, quella che ha portato l’armonicista e la sua band, Montaleni compreso,
fino a Kuala Lumpur, capitale malese. Per capire se la formazione fosse in
grado e all’altezza di reggere l’urto di un pubblico diverso perché situato
dall’altra parte del mondo, Sugar Blue ha deciso di far battezzare la band in
Europa, a Montreaux, per la precisione, culla di una delle più importanti
rassegne jazz, dove Sergio Montaleni, seppur arrivato all’ultim’ora senza un
attimo di prove, ha dato, ancora una volta, il meglio di sé.
Dopo il concerto di Montreaux, Sugar mi ha avvicinato e mi
ha detto di aver visto un altro e un nuovo Sergio Montaleni. Sono felice, mi fa
piacere e forse è così vero che chi è dotato di alta e grande sensibilità, come
Sugar, lo ha potuto notare. Il dolore che mi sono trascinato dietro in questi
anni si sta trasformando in energia e le lacrime mute versate in questo tempo
il corso d’acqua sul quale riuscire a navigare per arrivare alla foce, al mare
aperto.
La musicalità e la padronanza di Sergio
Montaleni continuano a svilupparsi, a crescere: Sasha sta diventando un uomo,
che alla musica preferisce il calcio, anzi, il calcetto, per la precisione, ma
è un osservatore attento ed acuto delle performances paterne.
Ogni volta che viene a sentirmi, Sasha, al termine dell’esibizione
riassume tutto in due, tre parole: è incredibile come colga nel segno, come
senta quello che vorrei sentissero sistematicamente tutti, anche i sordi.
Dopo la sosta natalizia, febbraio,
marzo, Sergio Montaleni e gli altri sessionisti in forza a Sugar Blue andranno
probabilmente a Chicago, a vedere se sia o meno il caso di incidere un nuovo
Cd, figlio di qualche nuova firma e alcuni live registrati a tra Montreaux e la
Malesia.
È un bel momento, sono convinto che duri.
Basta non dimenticare il dolore. E
Sergio lo sa, non corre rischi.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 25 dicembre 2013 | 09:16 - © Quarrata/news]
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