di Luigi Scardigli
Il teatro somiglia terribilmente alla
musica: tutto vecchio. La vera, unica, grande difficoltà, per riuscire a fare sold
out, come è successo ieri sera al Manzoni di Pistoia, è saper rileggere,
con gusto e leggerezza, tutto quello che è stato scritto, pochi anni fa o
duemila, non importa.
Leo Muscato, regista traduttore del
testo del sin troppo inglese di Michael Frayn, che si è avvalso di uno staff
affiatatissimo, composto da Antonio Panzuto (scene), Barbara Bessi (costumi),
Alessandro Verazzi (disegno luci), oltre al direttore di scena Giovanni
Coppola, al macchinista Dario Maria Nicali, Michele Forni capo elettricista, la
sarta Sara Costarelli, le due amministratrici di compagnia, Elena Patruno e Barbara
Bedrina, con la produzione di Roberto Toni, ci è riuscito alla perfezione.
Certo, il compito, arduo e rischioso,
visto il totale e disincantato disimpegno, di riportare in scena Due di noi,
è stato nobilmente e allegramente facilitato da due pezzi da novanta del
palcoscenico, Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi, mattatori solitari e rumorosi
dei tre atti attorno ai quali ruota, in modo apparentemente slegato, l’intera
impalcatura scenica.
Tre coppie diversamente scoppiate, ma
perfettamente e trasparentemente abili, alle prese con difficoltà non certo
insormontabili, ma che generano, se distrattamente coltivate e lasciate
letalmente crescere, vere e proprie manìe, che solo l’insostenibile leggerezza
dell’esistenza riesce a trasformare in inscindibili e insostituibili legami,
così forti ed identificativi che nessuno delle vittime/protagonisti riesce più
a liberarsene.
Lunetta ed Emilio sono riusciti, con
una professionalità carica di studio matto e disperatissimo, ma con sorrisi
smaglianti che mai, dico mai, hanno tradito la tensione che nello staff invece
si tagliava con il coltello per una promossa e ben augurante prima nazionale,
ad entrare nei panni dei vari personaggi con quella semplicità che solo due
(bravi) come loro avrebbero potuto incarnare e farsi poi catapultare al di là
del palcoscenico per farsi prendere al volo tra le braccia aperte del pubblico.
Una platea, quella pistoiese, che non si è risparmiata nemmeno una delle
battute e delle macchiette sparate a raffica durante la rappresentazione, salutandole
con esplosioni di motivata ilarità e applausi a scena aperta.
Due micro rappresentazioni d’apertura,
una molto italiana, l’altra troppo anglosassone (ma l’ha scritta Frayn, onore
al merito e ai tempi precorsi, almeno qui da noi), prologo di un terzo
lungometraggio nel quale Lunetta ed Emilio crescono esponenzialmente nei loro
singoli e rodati ruoli, in una (con)fusione di personaggi, abbigliamenti, umori
e culture che sprigionano la commedia dell’equivoco, che non può che
felicemente concludersi con un inevitabile vissero tutti felici e contenti,
vera giustificazione di ogni accidente tassonomicamente considerato e
contemplato.
Oggi, in una delle sale dell’immobile
artistico, come adorabile, navigato e consumato canovaccio, il regista, i due
protagonisti e parte del loro entourage teatrale si presenteranno al pubblico,
in borghese, ma non certo in modo serioso, anzi, più comici e rilassati che
mai, a battesimo avvenuto, per confrontarsi con gli spettatori di ieri e
lusingare quelli di stasera e domani pomeriggio.
Se avete voglia di trascorrere un paio
d’ore scarse in compagnia delle vostre paure che siete riusciti a vincere o ad
evitare o che vi stanno condizionando e dunque lacerando le festività natalizie
alle porte, vi consiglio calorosamente di non perdervi questi due personaggi
del palcoscenico, due di noi, vero, ma facenti parte di quella
ordinaria, umile, divertente , divertita, rispettosa del gioco e delle sue
regole e profondamente seria schiera di umanità in pericolosissima via d’estinzione.
Con un invito, rivolto alle avvenenti hostess alla soglia della sala: ieri sera
distribuivano cioccolata; vista l’influenza in corso, con quel fastidiosissimo
effetto collaterale della tosse (a teatro insopportabile), suggeriamo alla
direzione del Manzoni un cucchiaino di sciroppo per ogni spettatore: non sarà
elegante, ma credetemi, efficace; tanto per gli influenzati, che per quelli che
gradirebbero non soffrire irritanti sottofondi polmonari.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 17 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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