PISTOIA. A Berti non potrà interessare di meno e dirà che è sotto
attacco da parte delle destre fasciste. Sta di fatto che è capitato in mezzo a
un ciclone solo perché, infilatosi in cul de sac, non ha saputo uscirne
con un pizzico di finesse o una briciola di fair play.
Leggete cosa scrive il Giornale
in nazionale oggi (vedi).
Il delirio di un sindaco Pd:
“I leghisti bruciano barboni”
La sparata anti Lega del primo
cittadino di Pistoia finisce in un video
su YouTube. E il collega veneto Gobbo
prende carta e penna:
se insisti ti querelo
di Massimiliano Scafi – 19 dicembre
2011, 10:50
Ve lo ricordate? Una volta c’erano i
comunisti che mangiavano i bambini e i cosacchi che volevano abbeverare i loro
cavalli sudati alla fontana di San Pietro.
Ma adesso, per la legge del
contrappasso, a spararla grossa è proprio un lontano erede del Pci. Infatti,
secondo Renzo Berti, sindaco Pd di Pistoia, a Treviso bruciano i barboni. Il
suo collega trevigiano, il leghista Gian Paolo Gobbo, non l’ha presa molto
bene: «Sono addolorato e turbato, è stata trasmessa un’immagine primitiva
razzista e falsa della nostra città». E minaccia querele.
Accusato di alzare sempre i toni,
considerato incapace di condurre delle discussioni civili, ora il Carroccio si
trova dall’altra parte. Gobbo non si può certo definire un tipo moderato. Non
vuole gli immigrati «perché in Veneto non c’è posto», ha firmato un’ordinanza
che vieta l’accattonaggio e, se soltanto la legge glielo consentisse,
multerebbe volentieri i gay che si baciano. Ma bruciare clochard e senzatetto,
quello no, è davvero troppo: «Noi non siamo dei violenti».
La frase incriminata Berti l’ha
pronunciata nel maggio scorso, durante una riunione dei capigruppo del comune
di Pistoia. Parole che non sono andate giù al presidente dei consiglieri della
Lega, Daniela Simionato, che le ha registrate e pubblicate su Youtube: si sente
la voce del sindaco, che dice appunto che a Treviso «ai barboni gli si da
fuoco», poi delle risate in sottofondo, schiamazzi vari e la risposta della
Simionato: «Guarda che Treviso è un modello di integrazione».
Da allora, nonostante un fitto scambio
di lettere, la polemica tra le due amministrazioni comunali non si placa.
Gobbo, risentito, ha preso carta e penna e ha scritto al suo collega toscano:
«Auspico che ella converrà con me che quelle frasi, peraltro estranee al
dibattito politico interno, finiscono con il risolversi in un danno per l’intera
cittadinanza e gli organi politici che la rappresentano. Il messaggio insito
nelle sue parole – si legge – è quello di una comunità primitiva, priva di
princìpi di solidarietà umana e sociale, incline all’espulsione del diverso e
persino connotata da atteggiamenti di tipo violento e di stampo fortemente
razzista». Conclusione: «Spero che affermazioni del genere non vengano più
ripetute, dovendo in tal caso procedere alla tutela dell’immagine della mia
città, dei miei cittadini e della mia amministrazione».
Caso chiuso? Nemmeno per sogno.
«Speravo che il nostro sindaco si scusasse con i trevigiani – dice la Simionato
– ma non lo ha fatto. Speravo che dicesse che si trattava solo di una battuta,
ma non lo ha detto. Anzi, peggio, ha insistito affermando che in proposito c’era
pure un’ordinanza comunale. Così ha passato un messaggio mistificatorio».
Berti ha replicato sul suo blog. In
parte, si è anche scusato: «So bene che a Treviso non danno fuoco ai barboni –
ha scritto sulla pagina personale – ma intendevo dire che in quella città e in
generale nelle altre a guida leghista non c’è di solito un atteggiamento molto
accogliente nei confronti degli stranieri». Lo sostiene, dice, pure l’enciclopedia
online Wikipedia, quando parla del predecessore di Gobbo: «Giancarlo Gentilini
ha acquistato una certa fama per le sue dichiarazioni xenofobe, omofobe,
antimeridionali e contro la dignità delle donne».
Poi però anche il sindaco di Pistoia ha
capito che forse era meglio chiudere le ostilità e fatto un passo indietro:
«Dalla reazione della Simionato arguisco che mi sbagliavo, mi scuso quindi di
aver frainteso il pensiero leghista come ostile al rapporto con gli immigrati».
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 19 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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