D’Italie ne ho viste passare parecchie sotto
i ponti in questi ultimi 50 anni, da quando ero ragazzo e studiavo al
superiore. Ma devo dire che di spettacoli come quello della fiducia a Monti non
ne ho visti molti.
Ho attraversato l’Italia della Prima
Repubblica scelbista e quella della corruzione (tempi davvero d’oro,
cari lettori), ma ancor prima quella degli scandali e dell’Antilope Cobbler,
che costò la Presidenza della Repubblica a Leone e qualche mese di galera al
povero Tanassi, l’unico a finirci, di fatto.
Poi ho visto la Repubblica restaurata di
Di Pietro: e lì mi sono messo davvero le mani nei capelli – almeno finché ne ho
avuti abbastanza.
Eppure al peggio non c’è mai fine, come
dicono i pessimisti – che poi sarebbero gli ottimisti che hanno idee ancor più
chiare degli altri.
E il massimo l’ho dovuto vedere da chi,
i lavoratori, li ama per definizione, quel Pd, rappresentato da Bersani,
che, a Dio piacendo (e ve lo scrivo maiuscolo per rispetto, appunto, dei Pd che
si sono scoperti, da mangiapreti e senza-dio che erano, credenti
cristianissimi), ha votato la piena fiducia al Governo Monti: il governo delle motoseghe-nightmare
ai danni del popolo e degli umili.
Bersani è davvero un grande: un
responsabile che firma un assegno in bianco ai Prof. che, di sacrifici, come
lui, non ne faranno poi tanti. Ha votato come la Marcegaglia e tutti i padroni
che un tempo lui, il capo del popolo, odiava. Ha rimandato all’anno nuovo gli
impegni (improbabili) dei Prof. di trovare strade utili al rilancio economico
della Nazione – un ri-lancio, forse, nel cassonetto della differenziata.
Bersani è davvero un buon compagno
che segue alla lettera i diktat di Re Giorgio, che stamattina, dai
giornali, ci lancia ancora il suo mònito assoluto: Sacrifici indispensabili.
E lo dice perché anche lui, così popolare ma non popolano, non è mai vissuto
con 500 o 1000 euro al mese, neppure se applaudiva le armate sovietiche che
entravano a Budapest per schiacciare tutto e tutti. Forse perché la miseria è
la vera redenzione dei popoli.
Quanti eroi, questi nostri eroi
nazionali del sacrificio! Questi teorici della catarsi europeistica dell’Italia
della recessione!
E in effetti i sacrifici andrebbero sì,
fatti: ma come li facevano gli antichi o i Maya e gli Aztechi.
Offrendo in olocausto tutti i nostri
eroi sull’altare del disastro economico, morale e civile d’Italia.
P.S. – Destre e centri compresi…
e.b. blogger
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[Sabato 17 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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