QUARRATA. Hanno chiuso la pentola a pressione e ora ci si prepara
alla cottura del cibo. Il cibo si chiama Quarrata: un girello di manzo – ormai rinsecchito e quasi a zero – che sta cuocendo in brodo Pd da quando Stefano Marini dette
vita alla giunta anomala.
Quanti anni sono? Sin troppi. Per
togliere Quarrata dall’apnea, specie quella degli ultimi dieci anni, durante i
quali io non ho visto sindaco peggiore, più sguarnito di idee e più supponente
– eppure di sindaci ne ho visti e di Quarrata mi sono occupato, sia per il fatto
di esserne cittadino che per la professione giornalistica esercitata fino dal
1967 –, si sono fatti avanti in due: l’assessore ai lavori pubblici e
vicesindaco, Mazzanti, e quello allo sport e alle attività produttive, Dalì.
È la solita rappresentazione della
politica italiana: quella che premia gli incapaci. E vi dico perché.
Mazzanti non ha fatto altro che dire
che non c’erano soldi: ha lasciato la sua capa agire a 360° (è un’espressione
che detesto, ma è efficace, in questo caso), ha appoggiato le scelte di un
sindaco che ha fatto buttare 20 milioni di euro in opere di belluria (come
dicevano un tempo i quarratini) ma di utilità-zero. Invece di Piuss, Sergio
Gori ha giocato al minus e il risultato si vede in una città del degrado
e del disarmo – e non me ne importa un fico secco né della Màgia né della
Querciola, che sono solo specchietti per le allodole, sia chiaro.
Dalì, per quel che so e per quanto non
ne ho sentito parlare, non ha mosso un dito e non ha fatto un passo senza
aspettare l’ordine della sua padrona. L’incisività della sua azione
politico-amministrativa potrebbe, in una scala dall’1 al 10, essere tracciata a
-1: ma solo per essere buoni, vista la sua sostanziale inconsistenza.
Ecco, a questo punto è il Pd. Con
Bonfanti che fa le dichiarazioni che fa e che ammette – proprio grazie alle
dichiarazioni che fa – il pieno fallimento del suo partito: «Io non appoggio né
l’uno, né l’altro. Ho messo la mia firma solo per dare la possibilità anche a
un secondo nome di entrare in gioco e permettere così il confronto democratico
delle primarie». Ma democratico su che? Su due collaboratori fedelissimi di
Sergio Gori?
I quarratini, dunque, si troveranno
dinanzi queste due figure deboli della sinistra e si orienteranno su di loro. E
le sinistre punteranno il tutto per tutto, pur di non schiodarsi da quella
maledetta poltrona di sindaco, per la quale i candidati, con tutti i loro
programmi, non hanno alcuna vera idea di novità o di semplice ripristino dei
veri servizi alla popolazione.
Uno dei candidati, Mazzanti, ha 135 firme
di consenso e più del 65% del partito alle spalle su una Quarrata di 26mila
abitanti e secondo comune della Provincia.
L’altro – che s’è fatto avanti per
primo e che non sembra rendersi conto dei propri limiti: ditemi chi l’ha visto
in questi anni! – ha ben 13 firme. Non c’è che dire: una vera, indiscutibile
democrazia. Quasi plebiscitaria.
Alle spalle di questi signori, due aree
limitate e indistinte, quantomai ondeggione: nel senso che una volta sì
e una no, una sì e una no, vanno e vengono, entrano e escono, appoggiano e si
ritirano – un po’ come la manomorta di qualche vecchio porcello su un
bus del Copit stracolmo di studenti al rientro da scuola.
Sì, questa è l’idea che danno di sé sia
il Sel che l’Idv, due emanazioni che mettono e tolgono le loro radici dal Pd a
seconda dei casi e delle persone attuali.
Non mi fiderei né dell’una né dell’altra:
hanno fatto vedere, con il loro continuo volere e disvolere, di non avere una
linea retta. Sono, perciò, realtà pericolose e inaffidabili.
Hanno voglia Pagliaro e Musumeci a
strillare per questo o quello, per l’acqua e per il vino: è chiaro che pensano
solo al carro e a tenere le mani in pasta – o la farebbero meno lunga e sfiducerebbero
il loro amore Pd.
La vedo brutta, dunque, per Quarrata.
Brutta anche perché gli altri, che potrebbero troncare la recessione imposta
dalla provvida inefficiente e supponente sinistra sabriniana, con tutta la
serie dei “filtri esclusorii”, rischiano di fare il gioco delle nullità di
sinistra.
Consegnando il secondo Comune della
provincia, come nella Storia infinita, al «nulla
che avanza».
e.b. blogger
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[Martedì 20 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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RispondiEliminaMa possibile che non ci sia nessuna persona "NUOVA" che si presenti come candidato,qui si gira e rigira sempre il solito minestrone che ormai è andato a male....Quarrata non ha bisogno nè di fontane, nè di Ville ma di lavoro e di strade asfaltate e illuminate, di acqua che arrivi a tutte le ore e non a momenti e di un pò di aiuto alle famiglie bisognose che non mangiano certo con una fontana nuova..........