lunedì 26 dicembre 2011

PRONTO SOCCORSO. QUALCUNO IL CORAGGIO LO DOVRÀ PUR TROVARE!


di Luigi Scardigli

È solo una questione di orario.
Ieri notte, alle 3:37 – sfoggio tanta precisione perché è scritto sul referto ospedaliero –, sono stato dimesso dall’ospedale.
Ero arrivato al pronto soccorso una mezz’ora prima, visibilmente contrariato da fastidiose e dolorose fitte ad una gamba all’altezza malleolare, ma soprattutto preoccupato.

Al pronto soccorso non c’era praticamente nessuno, se non il personale sanitario, che mi ha prima debitamente schedato all’accettazione e poi visitato, con tanto di ecodop, che ha evidenziato una flebite superficiale, curabile, senza patemi, con assimilazione antibiotica e una serie di punturine sotto cute, che il medico in servizio, dottor Massimiliano Braccia, serio, disponibile e sereno, mi ha assicurato poter fare da solo.
Perché vi racconto, qui sul Blog, quel che mi è successo ieri notte in ospedale invece che scriverlo su facebook intavolando così una sterile, idiota e nauseabonda seduta tra frustrati?
Perché credo che sia doveroso sottolineare l’ennesima lapalissiana verità: che se al pronto soccorso l’attesa e poi il servizio al cittadino/paziente fossero all’altezza di giustificare un così salato prelievo fiscale, tutti sarebbero orgogliosi di onorare lautamente le casse dello Stato.
Lo dico perché ieri notte, al pronto soccorso, non c’era nessuno davanti a me e così ho potuto essere visitato e curato in un tempo supersonico: e se avessi dovuto attendere ore e ore, come succede praticamente quasi sempre, il mio umore e il mio giudizio sarebbero stati ben altri?
Verissimo, ma il disservizio ospedaliero non dipende dalla svogliatezza, dalla lentezza o dalla scarsa professionalità del personale in servizio, ma dalle condizioni nelle quali è costretto ad operare; se al pronto soccorso del Ceppo ci fossero tante unità mediche e infermieristiche capaci di ridurre a tempi non biblici le attese dei pazienti, il livello di vivibilità di Pistoia salirebbe di gran lunga, scavalcando così numerose altre province che la precedono, anche per questi dettagli; ma soprattutto la popolazione, virtualmente ognora visitabile al pronto soccorso, sarebbe felice di vivere in un posto dove la salute è un’istituzione primaria.
Perché la bellezza delle città si misura dall’efficienza dei servizi pubblici: più medici e infermieri ai pronto soccorso, meno gente inutile (meno è un eufemismo; potrebbe essere smantellata) a dir di nulla altrove.

Qualcuno, il coraggio di fare questi scambi, lo dovrà pur trovare, prima o poi!

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 26 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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