di Luigi Scardigli
È solo una questione di orario.
Ieri notte, alle 3:37 – sfoggio tanta
precisione perché è scritto sul referto ospedaliero –, sono stato dimesso dall’ospedale.
Ero arrivato al pronto soccorso una
mezz’ora prima, visibilmente contrariato da fastidiose e dolorose fitte ad una
gamba all’altezza malleolare, ma soprattutto preoccupato.
Al pronto soccorso non c’era
praticamente nessuno, se non il personale sanitario, che mi ha prima
debitamente schedato all’accettazione e poi visitato, con tanto di ecodop, che
ha evidenziato una flebite superficiale, curabile, senza patemi, con assimilazione
antibiotica e una serie di punturine sotto cute, che il medico in
servizio, dottor Massimiliano Braccia, serio, disponibile e sereno, mi ha
assicurato poter fare da solo.
Perché vi racconto, qui sul Blog, quel
che mi è successo ieri notte in ospedale invece che scriverlo su facebook
intavolando così una sterile, idiota e nauseabonda seduta tra frustrati?
Perché credo che sia doveroso
sottolineare l’ennesima lapalissiana verità: che se al pronto soccorso l’attesa
e poi il servizio al cittadino/paziente fossero all’altezza di giustificare un
così salato prelievo fiscale, tutti sarebbero orgogliosi di onorare lautamente
le casse dello Stato.
Lo dico perché ieri notte, al pronto
soccorso, non c’era nessuno davanti a me e così ho potuto essere visitato e
curato in un tempo supersonico: e se avessi dovuto attendere ore e ore, come
succede praticamente quasi sempre, il mio umore e il mio giudizio sarebbero
stati ben altri?
Verissimo, ma il disservizio
ospedaliero non dipende dalla svogliatezza, dalla lentezza o dalla scarsa
professionalità del personale in servizio, ma dalle condizioni nelle quali è
costretto ad operare; se al pronto soccorso del Ceppo ci fossero tante unità
mediche e infermieristiche capaci di ridurre a tempi non biblici le attese dei
pazienti, il livello di vivibilità di Pistoia salirebbe di gran lunga,
scavalcando così numerose altre province che la precedono, anche per questi
dettagli; ma soprattutto la popolazione, virtualmente ognora visitabile al
pronto soccorso, sarebbe felice di vivere in un posto dove la salute è un’istituzione
primaria.
Perché la bellezza delle città si
misura dall’efficienza dei servizi pubblici: più medici e infermieri ai pronto
soccorso, meno gente inutile (meno è un eufemismo; potrebbe essere smantellata)
a dir di nulla altrove.
Qualcuno, il coraggio di fare questi
scambi, lo dovrà pur trovare, prima o poi!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 26 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.