di Luigi Scardigli
Sono stato l’ultimo ad annunciarlo,
questo è vero, ma anche il primo a recensirlo, sono pronto a scommetterci, il
concerto che ieri sera la chitarra e la voce di Nick Becattini hanno voluto
offrire alla platea pratese del Wallace deliziando i presenti con due
strumentisti degni di plauso e merito – Marco Polidori al basso e Valentyne
Bartoli all’organo Hammond – e un collega par
suo, Enrico Cecconi alla batteria.
Ne parliamo volentieri, molto
volentieri, della band sopracitata, perché è un’audace composizione floreale,
con due lilium Casablanca sbocciati da tempo, ma che continuano ad
emanare profumi inaudibili, sempre nuovi e due roselline coraggiose, fabbricate
e coltivate in serre diverse, ma che sembrano avere l’intenzione e i numeri per
ambire alla grande distribuzione.
E mentre Valentyne, ad occhi fissi
sulla tastiera del suo Hammond, tenero, educato, cresciuto in una famiglia dove
si rispettano e temono le gerarchie, ma non per questo timido, anzi, con una
personalità già di rilievo, cerca, come il basso di Marco Polidori, promosso a
pieni voti, nella circostanza, rassicuranti e incoraggianti conferme dai due
maestri, questi ultimi – ringalluzziti, come al solito, dall’insopprimibile
voglia di suonare e stupire –, si sono presi alcune
licenze tattiche, sfidandosi in più di una circostanza in chiusure allungate,
un guanto lanciato da Nick a Enrico che si è guardato bene di non lasciar
cadere a terra. Il risultato di queste bisettrici ritmiche vicendevolmente
intersecanti è stato un piccolo, grande tripudio live, accolto con la
voglia e l’allegria dal pubblico del pub di piazza Mercatale, abituato sì, a performance
di rilievo, ma sbalordito per la grazie, il groove e la forza
penetrativa della musica, una discesa con bombole e una risalita in apnea nel
magico mondo del blues.
Ha ragione Silvano Martini – seduto al
mio fianco, anzi, io seduto accanto a lui –: il
pugile lo fa il cazzotto; il chitarrista lo fa la mano. Nick l’ha pesa,
si sente, fa spesso male, arriva fino in fondo, ci resta, perlustra la
situazione e poi, con calma serafica, risale verso la superficie; una volta
emersa, decide di tornare a vedere e allora giù, di nuovo in picchiata verso
gli abissi, illuminati dalla sua sapienza e sorretti dai tempi di Enrico, che
istiga il leader alla disobbedienza, sapendo perfettamente quali saranno le
strade alternative e contromano che prenderà il suo collega. Marco e Valentyne
stentano a capire che cosa stia succedendo e soprattutto che cosa possa
succedere da un momento all’altro, ma sanno, entrambi, che dei due timonieri è
cosa buona e giusta fidarsi ciecamente; e allora osano anche loro, arrivando
dove fino a ieri pensavano di non poter scendere.
Non so se abbia reso l’idea di quello
che è successo al Wallace, ieri sera: se vi dovessero capitare a tiro,
quei quattro, la prossima volta, vi consiglio di andarli a sentire.
Vi divertirete, se avete cuore e anima,
per capire.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Giuliana Monti.
[Venerdì 9 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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