PISTOIA. Forse La Nazione, a fine-anno, avrebbe dovuto far
parlare anche gli altri due candidati.
Ma in questa sua scelta fa vedere gli
elementi più caratterizzanti delle prossime primarie.
Qui parliamo di ortodossi e
scomunicati, perché, a nostro parere, tutto può essere Cecilia Turco, fuorché
un elemento di novità per Pistoia.
È integrata da sempre – fin troppo integrata…
– e per il mestiere che fa, senza mai perdere un colpo, e per
la sua presenza e partecipazione politica. Insomma non è affatto alla sua prima
esperienza. Se poi si vuol dire, un po’ più fuori dei denti, che la Turco è
sostenuta anche dalla componente Chiti-Scarpetti – queste sono le voci più
diffuse in città, almeno in sottofondo –, allora sì che sarà chiaro che la
novità di cui la candidata parla è più o meno solo formale e per niente
sostanziale.
Sull’appoggio Chiti-Scarpetti alla
Turco non accusateci di fantasticare. È non solo più che verosimile, ma
giustificato dal fatto che – sempre in ambiti di sussurri e grida – sembra che
Bertinelli stia portando avanti la sua candidatura ripetendo (con discrezione:
ma la discrezione quando le persone sono più di mille, salta per calcolo delle
probabilità…), ripetendo – dicevamo – che è finita l’èra Chiti-Scarpetti
e che i cordoni ombelicali vanno tranciati. Cosa che, è presumibile, non piace
affatto ai due dinosauri della politica locale ed ultra.
Niccolai, consentiteci il termine, è
tenerissimo. Andrebbe sostenuto solo per il fatto che sta lottando come un
cucciolo che cerca di riprendere la palla in un mare sotto libecciata.
E infine Bartoli, così disinvolto e
così determinato.
Si autodefinisce l’elemento di novità.
Crediamo proprio che sia l’unico ad
essere legittimato a parlare in questo modo; e lo diciamo noi che con il Pd non
abbiamo niente da spartire, radicali e anarchici quali siamo.
Ci perdoni, quindi, la signora Turco;
ci perdoni il professor Niccolai. Ci perdoni anche il Bertinelli che, come
nostro allievo liceale al Forteguerri, conosciamo piuttosto bene per tre anni di
simbiosi.
Ci perdonino, ma noi preferiamo la
sottile follia di Bartoli. Quella follia che lo rende sostanzialmente
incatturabile dalle logiche del ragionamento-compromesso politico.
Quella follia divina – Bertinelli da
filosofo dovrebbe saperlo bene – che, per il Socrate di Platone, è il punto di
origine da cui derivano i massimi beni.
E Pistoia ci pensi bene, se si aspetta
una ventata di novità dopo tanta asfissìa.
e.b. blogger
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[Sabato 31 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
Pistoia ormai è in coma politico da anni, sono riusciti a bloccare tutto o quasi, sono stati bravi nel castigare chi cercava di fare sviluppo ed innovazione premiando gli intrallazzoni, i prepotenti, i dinosauri. Non è auspicabile che ci sia un cambiamento, ci DEVE essere un cambiamento per evitare che la città muoia schiacciata dal proprio peso. Ci sono giovani che mordono il freno, imprenditori che nonostante la crisi sono disposti a rischiare. La nostra città è un piccolo bon bon, un cioccolatino buonissimo ma incartato male e nascosto sotto altri imbellettati e non così buoni. Ci vuole un cambiamento di mentalità, devono essere resi innocui tutti coloro hanno fatto del male alla città ed ai cittadini attraverso un'amministrazione clientelare e monotematica, solo così la città potrà risorgere e brillare di luce propria.
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