venerdì 30 dicembre 2011

SUPEREMME. MONTI E L’UMORISMO INGLESE DELLA CENSURA


Gli vogliono tutti bene. Lo riveriscono, lo pregano, lo osannano, lo sostengono, lo appoggiano, lo sorreggono, lo adorano, lo invocano, lo fotografano, ne fanno santini da collezione e da preghiera, gli accendono candele, hanno fatto suonare la campane per lui e, forse, hanno fatto recitare Te deum di ringraziamento per il suo arrivo in periodo di avvento natalizio.
Destre (tranne Lega), Centri (che forse starebbero meglio a centro-tavola con un bel vaso di fiori sopra), Sinistre (tranne Idv), prima indiavolate contro i provvedimenti di Tremonti e del Cavaliere ed oggi scodinzolanti (ah, Bersani, che figura!) come Fido Bau dinanzi alle manovre di un Tremonti moltiplicato per 10, fanno pena nel loro abitino double-face indossato per l’occasione del «Governo istituzionale dei tecnici» che ha da salvare l’Italia.
Ma da chi, mi chiedo, se non da se stessa e dai suoi inefficienti, spendaccioni e inutili politici?
Tutti hanno scoperto che Monti riesce anche a manifestare una qualche forma di umorismo.
E vi prego di notare quell’anche che dice tutto, che è parola-chiave.
In realtà sono perfettamente d’accordo con Crozza e con la rappresentazione che l’arguto comico fa di Supermario come robot.
E dunque, come può, un robot, capire e fare dell’ironia?
Se volete una prova che Supermario non può né fare né capire l’ironia, leggete ciò che scrive oggi La Nazione:

«Non ho niente in contrario all’etichetta di governo tecnico, ma un governo tecnico resta pur sempre un governo fatto di persone: efficacemente rappresentate in televisione come robot ma pur sempre persone». A sorpresa, durante la conferenza stampa di fine anno, davanti ai giornalisti, il premier Mario Monti ha citato la parodia del comico genovese, Maurizio Crozza, che rappresenta il presidente del consiglio dei ministri come un robot.

Non solo Supermario non ha il senso dell’umorismo, cosa che avrebbe richiesto, se mai, se non una risata (ma i robot hanno movimenti pur realistici ma incompleti) almeno un sorriso: ma il volerci spiegare, con ripetuto puntiglio, che il suo governo è fatto di persone (noi siamo stupidi: non ce ne eravamo ancora accorti che forse la Fornero sapeva lacrimare…), altro non fa che indicarci – in sottofondo – il non-gradimento dell’ironia di Crozza. Non è una battuta, quella di SuperEmme: è una sanzione.
Per questo credo che, se potesse, e – beninteso – sempre per salvare la Patria, il cattolisissimo farebbe un decreto che vieta l’ironia, l’umorismo e la satira politica.

Siamo alla censura, cari miei. Altro che il regime-Berlusca!
e.b. blogger
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[Venerdì 30 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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