PISTOIA. Leggo «Stop al cemento,
incentivi per il riuso» sul Tirreno di oggi, ma pur condividendo, a grandi
linee, certe osservazioni di Marco Innocenti, per molte altre nutro fortissimi
dubbi e riserve.
L’analisi di Innocenti su Pistoia si
rivela per quella che è: un po’ affrettata e sviluppata su una realtà che forse
ancora gli sfugge; un’opinione che, come una tavola da surf, segue la cresta
dell’onda di uno scontato e consunto slogan di sinistra – quella sinistra che,
peraltro, a Pistoia, ha cementificato in lungo e in largo. E in maniera asimmetrica
e disorganica, per giunta.
Può essere vero che il cemento
selvaggio fa male alla salute: ma non può sfuggire anche che tutta l’area dell’ex-Breda
è semplicemente un abominio, a cominciare da quella assurda Porta Nuova che non
porta proprio da nessuna parte. E questo – mi spiace per Bertinelli, sempre
molto bravo a parlare come se srotolasse la carta Regina (Samuele non se
la prenda con me, ma ringrazi la perspicacia di Ballotti) – è frutto della
saggia Giunta Berti-Abramo, a cui il primogenito d’Israele è pronto ambiziosamente
a succedere ad ogni costo, con il placet del 60% e oltre del conservatorissimo Pd
locale.
A Innocenti piace l’idea del riuso –
una volta si chiamava recupero del patrimonio immobiliare esistente –, ma insiste
molto sul concetto di cattiva gestione del territorio con il pericolo della
creazione di satelliti avulsi dal corpo della città e mal collocati – se non
addirittura non collocati – nel tessuto urbano.
Per questo, però, dovrebbe far mente
locale al fatto che, di esperienze di questo genere, ce ne sono già state abbastanza
a Pistoia, a iniziare dalle Fornaci, che rappresentano – sia architettonicamente
che funzionalmente – un vero e proprio sputo in un occhio, al quale c’è da accostare
(e insito senza pietà) tutta l’area ex-Breda. Più cemento di così si muore,
venga o non venga l’Hilton, che poi dovremo vedere chi ospiterà nelle sue 132
camere, dato che oltretutto ci vuole una fede incrollabile e quasi vetero
per credere al decollo e allo sviluppo del turismo a Pistoia, con Firenze
dietro l’angolo come ha.
Coglie, Innocenti, ma in maniera non
sufficientemente incisiva, il rischio (molto reale) di blocco del comparto dell’edilizia:
il che non è poco, grazie anche ai salvifici provvedimenti di Monti. Una
catastrofe oltre la catastrofe.
Sbaglia, credo, in assoluto sul fatto
che il mercato per le strutture commerciali e la residenza e che la quantità
dell’invenduto a Pistoia dipendano solo dal sovrappiù dell’offerta esistente: l’analisi
sembra piuttosto affrettata e ben poco realistica.
Una maggiore attenzione al fenomeno e
un pizzico di cautela in più, lo avrebbero portato a rilevare due elementi a cui
Innocenti non fa assolutamente cenno o caso:
1. l’esorbitanza delle richieste
del mercato pistoiese, che da più di vent’anni chiede cifre da capogiro anche
per strutture povere, misere e talvolta fatiscenti e invendibili, come se si
fosse non a Pistoia ma a New York City;
2. la mancanza di denaro che ha
assillato e assilla, a causa della crisi, i potenziali acquirenti, per i quali
anche il più piccolo mutuo potrebbe trasformarsi, di punto in bianco, in una
macina al collo, data la precarietà del lavoro, sempre sull’orlo del precipizio
del licenziamento.
Tenga poi presente, Innocenti, che una
bella fetta di patrimonio edilizio pistoiese è sfuggito anche ai condoni.
E che nessuno, su questo, ha mai
battuto ciglio.
e.b. blogger
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[Domenica 18 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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