Un lettore scrive:
Caro blogger,
l’altra sera fra gli ospiti di Gad
Lerner nel programma l’Infedele era ospite Eugenio Scalfari il quale non
ha mancato di rivelare che nonostante avesse già fatto richiesta per rinunciare
al vitalizio di € 2.500 mensili, a lui spettante per essere stato parlamentare
per una legislatura, ciò non era stato possibile.
Il Questore della Camera gli avrebbe
addirittura detto che in caso di suo rifiuto sarebbe stato costretto ad aprire
un conto a suo nome dove effettuare gli accrediti diversamente avrebbe potuto
devolvere le sue spettanze in beneficenza, ma questo gesto non era gradito a
Scalfari che voleva che fosse lo Stato a beneficiarne.
Poiché ho ascoltato in Tv che il
Professor Monti ha rinunciato al proprio stipendio di Presidente del Consiglio,
ritengo ci sia qualcosa che non quadra. Forse qualcuno non ce la racconta
giusta.
Com’è possibile che il Premier possa
rinunciare a gli emolumenti mentre Scalfari deve per forza percepirli?
E se è così, non si può trovare una
soluzione? Mi aiuta a capire? Grazie.
Cordialità
Sandro A.
Caro lettore,
in realtà non c’è molto da capire. La
verità la sta dicendo Scalfari. È capitato anche a me – mentre lavoravo in una
scuola – che, dopo avere informatizzato la biblioteca, mi fu chiesto di dire
quante ore avevo fatto perché dovevano pagarmele.
Risposi che con l’incentivo che ci
davano – se lo immagina? – sarei rimasto il solito povero e il solito ricco:
perciò intendevo regalare quelle ore e quel lavoro all’istituto.
Non ci fu verso. E alla fine dovetti
per forza riscuotere 200mila lire, restando il solito povero e il solito ricco.
E così anche i buoni propositi di
Supermario resteranno, credo, sulla carta e basta.
Parole.
Perché questa è la Nazione delle parole,
delle Costituzioni inapplicate, dei Vangeli solo annunciati…
e.b. blogger
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[Giovedì 8 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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