giovedì 22 dicembre 2011

L’ITALIA E LA CLASSE POLITICA DELLO SFASCIO



Ogni volta che apriamo un giornale o accendiamo per un attimo la tv, ci troviamo dinanzi al solito misero spettacolo: i ‘predicatori dei tempi della fine’ pronti a dire che Monti è stato scelto per fare quello che nessun’altra forza politica avrebbe avuto il coraggio di fare.
Non c’è che dire: la nostra è una classe politica del coraggio, della responsabilità, della capacità e della volontà.


Dai tempi dell’ottimismo della ragione e della volontà (per chi è giovane parliamo di Craxi e Berlinguer) ne è passata d’acqua sotto i ponti di Di Pietro, demiurgo della rinascita morale e civile del popolo d’Italia e delle sue sante istituzioni.
Solo loro, i politici di professione, quelli che non si sono tagliati gli stipendi e non lo faranno mai (e imporranno di segnare il passo anche a Monti), non hanno faccia, ma si presentano ugualmente – come ieri sera a Porta a porta, da Vespa – a dirci quanto sono dispiaciuti e come, terminata la fase Monti, saranno immediatamente pronti per riprendere in mano le briglie del paese e spingere il carro, ancora una volta, prima sull’orlo del precipizio e poi, passo passo, nel burrone stesso.
Queste irritanti figure di Cincinnati salvatori della Patria, affidata però al manzoniano Chiodo chirurgo che taglia gli arti, dovrebbero essere davvero pensionati: a calci nel sedere e una volta per tutte. Licenziati con disonore.
Grillo, con il Movimento 5 stelle, parla della necessità di una Norimberga pubblica della classe politica che ha portato il Paese alla catastrofe – come scrive stamattina La Nazione.
È un modo come un altro, una metafora durissima, per dire che dovremmo levarci di torno tutti questi parassiti che altro non hanno saputo fare se non sbagliare tutto e con i tre requisiti del peccato mortale: materia grave (la vita della gente e le loro aspettative), piena avvertenza di quel che facevano (spendevano e spandevano senza misura) e deliberato consenso (tutti d’accordo, sinistre comprese, come si sta vedendo).
Bersani parla di follia riguardo all’articolo 18? La Bindi si scandalizza delle condizioni del popolo italiano? Lupi dà un colpo al cerchio e uno alla botte giustificando l’ingiustificabile? Dovrebbero essere tutti pensionati ‘a forza’: con una bella pensione sociale da 480 euro al mese e un esproprio proletario (di rivoluzionaria memoria) delle loro proprietà e prebende, a risarcimento del danno inflitto ingiustamente al popolo lavoratore.
Il dramma è che non ci sarà niente di tutto questo, perché, domani, dopo che Monti ci avrà giustiziati tutti, al momento in cui si alzeranno le tribune elettorali per le nuove politiche del 2013, non ci sarà Norimberga e non ci saranno le giuste e sante ghigliottine politiche.
L’Italia, patria del compromesso storico, dell’accordo cattocomunista, del perdono laico-confessionale cattolico, dei trasversalismi di interesse, quell’Italia lì (che nessuno vuole, ma che tutti votano) tornerà con entusiasmo a mettere croci – e a realizzare la propria croce – sui simboli dei soliti partiti e dei soliti uomini che, incapaci (vedi il disastro) e vili (vedi le dichiarazioni sulla necessità di un Monti che facesse quello che loro non osavano fare), si siederanno di nuovo sulle solite poltrone parlamentari e continueranno, imperterriti, a rapinare il futuro di chi lavora e si tronca le reni per loro.

e.b. blogger
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[Giovedì 22 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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