di Luigi Scardigli
La politica attiva, quella vera, quella
fatta a tu per tu con i cittadini, quella che si vede, si sente, si respira,
quella di una comunità ragionevolmente piccola, come Pistoia, insomma, quella
politica, in un momento storico così delicato e doloroso, avrebbe davvero una
grandissima e irripetibile opportunità: rendersi credibile, partecipare alla
crescita della sua entità anagrafica, esporsi, gioire e perdere, combattere,
viversi.
E invece, lo scenario, ravvivato, a
suon di adrenalina e suspence, solo dalla piacevole e indispensabile
intrusione di Roberto Bartoli, è praticamente lo stesso: in ballo non ci sono
le idee di come offrire alla comunità opportunità, ma i soliti incancreniti
meccanismi di equilibrio grazie ai quali il Sindaco non sarà quel pazzo visionario
che in molti aspettano a gloria, che crede fortemente che si possa davvero
cambiare tutto e imboccare una strada del tutto nuova, percorso che lo vedrebbe
al fianco dei suoi discepoli intento a ripulire fossi, asfaltare le strade,
accompagnare i bimbi ai parchi e solidarizzare con i vecchi e gli emarginati,
ma il solito allineato, ordinario e ordinato impiegato della politica, che è un’arte
inesistente, posticcia, inventata non tanto per esaltare gli illuminati, ma per
calmierare i mediocri, in modo tale che la storia sia solo e soltanto la somma,
strettamente aritmetica, di giorni, settimane, mesi ed anni, nell’augurio che
la sorte non si faccia troppo avversa e la dea bendata, qualche volta, decida
di strizzare un occhio.
E invece, si correrà verso quella
prestigiosa poltrona di palazzo di Giano con il solo intento di amplificare il
singolo pallone prossemico di ogni singolo candidato, con il risultato che la
stragrande maggioranza dei singoli individui che compongono la comunità, si
sentano, dopo le euforie intonate dai vincitori e il requiem dagli
sconfitti, quelli di prima, quelli dei tempi di Scarpetti/Scarpetti e
Berti/Berti, per non indietreggiare oltre i quattro lustri.
La mia amica Cristina, giornalista con
le palle, per onestà, correttezza e professionalità, mi dice però che questa
anomalissima ondata adrenalinica in vista tanto dei ballottaggi, quanto delle
elezioni, non può che giovare alla città e che forse, proprio questa grande
incertezza è il segnale, inequivocabile,
dei tempi che cambiano.
Ci vorrebbe una magìa: un gioco
retorico di parole per arrivare a Niccolai, l’onesto prestigiatore, che non ha
assolutamente nulla da perdere, perché, come diceva Bob Dylan, nulla ha. E se
tra i tre litiganti, a godere, fosse il quarto, cosa potrebbe succedere?
Nulla, probabilmente nulla!
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[Giovedì 8 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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