Ormai manca poco. Davvero poco allo splash
down. E sono tutti in fibrillazione.
Corrono in quattro: Bertinelli,
Bartoli, Niccolai, Turco (per se ancora non ha sciolto la riserva, a quanto si
legge).
Chissà come andrà a finire: e tuttavia
per quattro candidati almeno quattro parole vanno spese.
Facciamo un toto e chiediamoci
chi, di questi quattro, rappresenta la vera novità.
Non venitemi a dire che il discorso è
scontato: in qualche modo ci dovremo pur sbizzarrire a fare salotto.
Bertinelli è troppo appoggiato dal Pd.
E il Pd è troppo legato alla Giunta uscente. E la Giunta uscente è troppo
radicata su Pistoia. E questo radicamento non porta particolarmente bene: di
solito le piante che piantano troppe radici sono anche infestanti.
Dunque Bertinelli, nonostante i suoi
verdi anni e la sua aria da giovine intellettuale, rappresenta il vecchio; è
una propaggine che non si stacca dalla vite da cui ha preso solo apparentemente
le distanze, ma dalla quale, come ogni tralcio, trae inevitabilmente la sua linfa,
che ami il cemento oppure no.
Per chi non lo avesse ancora inteso, lo
ripeto: Bertinelli è troppo votato. O è un santo o un fedele. E questo basta a
far capire che Samuele andrebbe avanti sulla solita, vecchia strada – magari chiacchierando
con la sua inarrestabile eristica, la sua loquela ‘stampata’, con cui sarebbe
capace di affabulare e far credere che persino un fossile del paleozoico è più
nuovo e vivo e agitato di un diavolo della Tasmania.
Cecilia Turco non partecipa
direttamente della natura del Pd. Non ne conosce la monousìa (la stessa unica
sostanza) e non procede, quindi, ex patre filioque come lo Spirito
Santo. La società civile che l’ha scelta e che la sprona a scendere in campo nell’arengo
rimaso – come direbbe il Padre Dante –, è quella parte politica che,
timorosa di perdere qualche possibilità e potere, la propone e la oppone (senza
eccessivo peso determinante, però) alla (ir)resistibile ascesa di Arturo Ui:
in altri crudi termini, chi ha paura di Bertinelli, chi non si fida troppo di
lui (ed è legittimo, no?), cerca di fare argine con la Cecilia. Ma che cosa ne
pensi il Partito Dominante (= Pd), lo si è ben visto dalla ‘crudeltà’ della
lettera di cui la ‘candidata in riserva’ è stata gratificata nei giorni scorsi
dalla Belliti: «Ritìrati, hai già perso per la Provincia. Fatti in là».
Niccolai è persona che – vista in certa
sua ingenuità (e qui prego qualche amico e allievo di un tempo, ora lanciato in
carriera, di non prendersela troppo con me: sono vecchio e bislacco) – appare
onesta, semplice, ma – credo – sguarnita di quegli artigli che occorrono a un
leone per farsi riconoscere come re della foresta. E la politica
(amministrazione in primis) è una foresta in cui vige e regna la
darwiniana legge del più forte.
Mi direte che sono scontato perché sono
arrivato a dama seguendo un percorso molto banale e banalizzante.
È vero, ma il più delle volte la realtà
lo è: è di una banalità disarmante. Osservate il modo di operare delle Giunte e
ditemi se non sono perlopiù penose nel loro qualunquismo pressappochistico.
Guardate Monti e ditemi se ha fatto qualcosa di originale oppure ha seguito la
strada delle tasse come i più incartapecoriti dei governi del passato.
L’unico nuovo è, per forza, Bartoli.
Nuovo in tutti i sensi: anche per la determinazione con cui si è catapultato in
mezzo all’improvviso e senza che nessuno se lo aspettasse. È nuovo e non dà
retta. Perciò è… pericolosissimo.
Ci sono elementi che ci permettano di
capire, in maniera certa, perché è l’unica novità del mercato?
Sì. Per primo c’è il fatto che è stato
invitato a non intralciare la via al Pd. Poi viene il movimento compatto che si
è creato per ungere e investire Bertinelli, facendo di tutto, in sottofondo, per
spingerlo in maniera quasi plebiscitaria a parare Bartoli. Infine non deve
sfuggire la preoccupazione – compressa fino quasi alla rimozione, ma alla fine esplicitata
a chiare note da Vannino Chiti – di volere accreditare che il partito non ha
prediletti, ma che la scelta di David come re d’Israele sarà solo frutto di
dialogo e di democratici accordi.
Non sapevo proprio che la fronda
oggi si chiamasse democrazia. E pensare che Pistoia avrebbe proprio bisogno di
uno scossone 8.8 della scala Richter per riprendere davvero fiato e sprint; per
riposizionarsi nel mondo di cui ha perso tutti i contatti.
Altrimenti resterà ancora per mille
anni una bella e inerte addormentata nel bosco profumata di muffa e naftalina.
e.b. blogger
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[Domenica 18 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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