giovedì 15 dicembre 2011

L’ANALISI. A CAPOFITTO VERSO LA RECESSIONE



Edward Luttwak, economista e saggista statunitense di indiscussa autorità, scrive stamattina un interessante Via il mattone dello Stato su La Nazione, prima pagina. Ve lo consiglio.

Dice, fra l’altro: «Austerità? D’accordo, ma al “tecnico” Mario Monti vorrei rivolgere un suggerimento: l’austerità non basta. Maggiore l’austerità, minore la crescita. Specialmente quando ce n’è poca su scala mondiale. E senza crescita non c’è alcuna possibilità di ridurre il debito pubblico italiano».
È da quando Monti è salito in cattedra che sto ripetendo che il debito pubblico italiano non è sanabile e che non ce la farà nessuno a sanarlo. Ora lo stanno dicendo tutti, Luttwak compreso.
Ed è da quello stesso momento che sto ripetendo, in maniera chiara o meno chiara, che tutte le misure di Monti sono recessive e basta: e che con esse torneremo a una nazione ricca… di poveri; un 900 da Vittorio Emanuele III (vedi).
Eppure sono un povero giornalista di periferia che ha fatto l’impiegato comunale, il professore di latino, greco e italiano nei licei, di latino all’università – pur se non cattedratico come Monti, perché, al momento di uno dei concorsi che affrontai (due soltanto: poi non avevo voglia di essere preso per il culo dall’Accademia che coopta e, quindi, mafieggia), pur avendo fatto un ottimo lavoro scritto, mi sentii dire sul grugno: «Parliamoci chiaro, professore… Lei è l’unico che sa il latino, ma questo concorso lo vince E.F.».
Non so se mi avete capito: l’Italia è questa. L’Italia dell’università del ministro Berlinguer che ha messo in cattedra – gonfiando la spesa pubblica – un sacco di Brunelli (circa 45-50 mila – nella cultura medievale Brunello è il nome del somaro) e ne ha tenuto lontani quelli che forse erano gli unici a sapere il latino, ma il concorso lo vinceva E.F.
Eppure sono un povero giornalista di periferia e… bla bla bla.
Sarebbe bene che il popolo si svegliasse e guardasse in faccia, realisticamente, i suoi politici che lo stanno dissanguando da 60 e più anni.
Soprattutto quelli che, per amor della morale, ma specie, come disse Floris a Ballarò, per levarsi Berlusconi dalle balle, ci hanno messo in mano a un professore cattedratico come Supermario. Un tecnico delle banche e non un politico dalle ampie e lungimiranti prospettive: uno che sta ammazzando i poveri perché, più numerosi, se si dissanguano, possono ancora tirar fuori un mucchio di soldi, dato che sono fin troppi come massa; un tecnico troppo interessato ai conti della serva e poco pragmatico come, perlopiù, i cattedratici che volano alto – come dire: fuori del mondo reale, anche perché pure loro guadagnano troppo.
Leggetevi Luttwak e cercate di imparare, giovani e vecchi di ogni colore e di ogni fede.
Non ci vuole tanto per capire: è aritmetica, non algebra. Ci riesco perfino io, il che è tutto dire.
Il risultato è che siamo e andremo ancora di più a capofitto in recessione. Altro che equità! L’unica equità che resta, nei prossimi anni, sarà quella di Equitalia.
Se il popolo italiano vuole questo, si accomodi. E ringrazi chi, invece di discutere concretamente di cose serie e di vera ripresa con chi era al Governo, ha preferito guardare quante puttane passavano sotto le sue lenzuola.

E solo per smoccicare.
e.b. blogger
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[Giovedì 15 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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