Edward Luttwak, economista e saggista
statunitense di indiscussa autorità, scrive stamattina un interessante Via
il mattone dello Stato su La Nazione, prima pagina. Ve lo consiglio.
Dice, fra l’altro: «Austerità? D’accordo,
ma al “tecnico” Mario Monti vorrei rivolgere un suggerimento: l’austerità non
basta. Maggiore l’austerità, minore la crescita. Specialmente quando ce n’è
poca su scala mondiale. E senza crescita non c’è alcuna possibilità di ridurre
il debito pubblico italiano».
È da quando Monti è salito in cattedra
che sto ripetendo che il debito pubblico italiano non è sanabile e che non ce
la farà nessuno a sanarlo. Ora lo stanno dicendo tutti, Luttwak compreso.
Ed è da quello stesso momento che sto
ripetendo, in maniera chiara o meno chiara, che tutte le misure di Monti sono
recessive e basta: e che con esse torneremo a una nazione ricca… di poveri; un
900 da Vittorio Emanuele III (vedi).
Eppure sono un povero giornalista di
periferia che ha fatto l’impiegato comunale, il professore di latino, greco e
italiano nei licei, di latino all’università – pur se non cattedratico
come Monti, perché, al momento di uno dei concorsi che affrontai (due soltanto:
poi non avevo voglia di essere preso per il culo dall’Accademia che coopta e,
quindi, mafieggia), pur avendo fatto un ottimo lavoro scritto, mi sentii
dire sul grugno: «Parliamoci chiaro, professore… Lei è l’unico che sa il
latino, ma questo concorso lo vince E.F.».
Non so se mi avete capito: l’Italia è
questa. L’Italia dell’università del ministro Berlinguer che ha messo in
cattedra – gonfiando la spesa pubblica – un sacco di Brunelli (circa
45-50 mila – nella cultura medievale Brunello è il nome del somaro) e ne
ha tenuto lontani quelli che forse erano gli unici a sapere il latino, ma il
concorso lo vinceva E.F.
Eppure sono un povero giornalista di
periferia e… bla bla bla.
Sarebbe bene che il popolo si
svegliasse e guardasse in faccia, realisticamente, i suoi politici che lo
stanno dissanguando da 60 e più anni.
Soprattutto quelli che, per amor della
morale, ma specie, come disse Floris a Ballarò, per levarsi Berlusconi dalle
balle, ci hanno messo in mano a un professore cattedratico come Supermario. Un
tecnico delle banche e non un politico dalle ampie e lungimiranti prospettive:
uno che sta ammazzando i poveri perché, più numerosi, se si dissanguano,
possono ancora tirar fuori un mucchio di soldi, dato che sono fin troppi come
massa; un tecnico troppo interessato ai conti della serva e poco pragmatico
come, perlopiù, i cattedratici che volano alto – come dire: fuori del mondo
reale, anche perché pure loro guadagnano troppo.
Leggetevi Luttwak e cercate di imparare,
giovani e vecchi di ogni colore e di ogni fede.
Non ci vuole tanto per capire: è
aritmetica, non algebra. Ci riesco perfino io, il che è tutto dire.
Il risultato è che siamo e andremo
ancora di più a capofitto in recessione. Altro che equità! L’unica equità che
resta, nei prossimi anni, sarà quella di Equitalia.
Se il popolo italiano vuole questo, si
accomodi. E ringrazi chi, invece di discutere concretamente di cose serie e di
vera ripresa con chi era al Governo, ha preferito guardare quante puttane
passavano sotto le sue lenzuola.
E solo per smoccicare.
e.b. blogger
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[Giovedì 15 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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