di Lorenzo Cristofani
Al via nei
giorni scorsi a Firenze la nona edizione Terra Futura, mostra-convegno
internazionale delle buone pratiche di sostenibilità.
Ridare senso e valore al lavoro per
ri-convertire l’economia e vincere la crisi. E ancora, lotta alla povertà. Questi gli obiettivi della manifestazione che,
con 600 aree espositive, 5 mila enti rappresentati, 280 eventi culturali e
mille relatori, si è svolto nel fine settimana alla Fortezza da Basso. L’evento
ha ottenuto l’attestato di eccellenza e il riconoscimento di “evento green” non
solo per temi e obiettivi della kermesse, ma anche per le scelte di prodotti e
servizi assunte nell’organizzazione e gestione della tre giorni.
Un
importante appuntamento dunque, che certifica definitivamente come economia,
società e ambiente sono le tre pale di una stessa elica, ugualmente importanti
e necessarie per farla ruotare e produrre energia.
Centralità
dei territori, ricerca della coesione sociale e sostegno a innovazione (di
processo e di prodotto), questi sono i pilastri su cui far poggiare il cammino
della comunità internazionale verso uno sviluppo più equo e duraturo per tutti.
Il livello
delle tematiche e delle azioni da intraprendere è perciò globale e locale: nel
mondo globalizzato viviamo per l’appunto in una condizione di tale
interdipendenza che è superfluo ribadirla.
Da un lato
infatti perdita di biodiversità, erosione del suolo, sfruttamento dei pascoli,
desertificazione, deforestazione, depauperamento degli stock ittici sono
indicatori che dimostrano quanto, al di là dei progressi tecnologici, l’uomo
dipenda ancora dalla natura, proprio come i Maya e i Sumeri, e che quindi le
risorse di cui necessita l’economia globale non possono più essere mal
governate, pena la sopravvivenza stessa della civiltà.
Dall’altro,
però, questo cambiamento del green new
deal non può essere uno sport da
spettatori, la cittadinanza attiva è la precondizione perché si abbiano
processi territoriali, innescati da associazioni, enti e imprese, rispondenti
ai criteri prima ricordati.
A
proposito di locale, si è segnalata un’ interessante tavola rotonda, allo stand
della regione Toscana : Riciclo di materia : dall’approvvigionamento
al processo industriale. Presente il direttore regionale di Confindustria,
oltre ad altri esponenti della filiera del riciclo degli imballaggi post
consumo provenienti da raccolte differenziate.
Si vuole
segnalare l’evento specialmente alla Confindustria di Pistoia e alla Cna, in
questi giorni impegnate in una sterile contrapposizione sulla rappresentanza
delle piccole imprese: si pensi invece a come rilanciare una vera manifattura
anziché disperdere energie in vicende che nulla hanno a che vedere con le
strategie di sviluppo sostenibile. Altrimenti sarebbe automatico instaurare il
paragone con l’immagine dei capponi di Renzo, che si perdono a litigare tra
loro anziché far fronte comune contro le vere grandi sfide.
Si ricorda
poi alla presidente della provincia
Fratoni che allo stesso stand, alla cui presentazione ha partecipato anche l’assessore
regionale all’ambiente Bramerini, ha esposto i prodotti un’azienda pistoiese
che lavora quelle plastiche eterogenee che, diversamente, verrebbero bruciate
negli inceneritori.
Repetita iuvant:
Confindustria,
Cna e Provincia di Pistoia sono
invitate a partecipare al dibattito,
lanciato da questo blog, sull’ inopportunità economica e normativa di
incentrare le politiche ambientali sugli inceneritori. Questo proprio alla
luce di una tanto auspicata crescita, locale, sostenibile, che politiche
favorevoli al riciclo consentirebbero di avere. Con ritorno di immagine per
enti locali ed imprese.
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 28
maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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