di Antonio Nardi (*)
Il più potente alleato della mafia sono
la retorica nazionale, le fiaccolate e la smemoratezza che tuttora, quando
cervelli balordi sono ancora in giro e non a caso, fa intitolare a cattivi
maestri sale, piazze e strade
Sono certo che questo post non sarà
gradito a molti.
Rappresenta una violazione del pensiero
conforme.
Io, fra i professionisti politico-sociali
dell’antimafia e Leonardo Sciascia, sto dalla parte dello scrittore.
A Brindisi dei poveri ragazzi sono
rimasti uccisi o feriti. Un fatto atroce.
Benché le autorità di polizia esprimano
fondati dubbi, la piazza è già convinta che ad uccidere sia stata la
criminalità organizzata di formazione mafiosa.
Anche se condivido i dubbi della
polizia, accetterò che l’ipotesi mafiosa sia quella giusta.
Ebbene, anche in questo caso, sto con
Sciascia e non con il popolo delle fiaccolate.
Qualcuno va in giro a portare il verbo
della legalità, ad educare alla legalità.
Queste e tante altre iniziative del
tutto inutili e meramente consolatorie tolgono ore ed ore all’insegnamento
curriculare. I giovani sanno tutto delle mafie e quasi niente di chimica, di
fisica, di biologia, di matematica, di lingua e letteratura italiana e
straniera.
Vengono bombardati con mille eccentrici
contenuti.
La legalità non si insegna.
Il senso del corretto vivere con gli
altri si acquisisce con una formazione compiuta, ottenuta rovesciando dall’interno
nozioni importanti, acquisendo dure discipline.
Questo deve fare la scuola, che è per
definizione un luogo di legalità e non ha bisogno del messaggio itinerante di una
qualche madonna pellegrina.
La mafia è affare degli organi
investigativi, dei servizi segreti e delle mille polizie che esistono in questo
disgraziato paese.
Così la pensava Sciascia e così la
penso io.
Ammiro la Francia, benché ne riconosca
il talora insopportabile sussiego, perché di fronte a gravi fatti di sangue e a
gravi emergenze mette in campo lo Stato, con la sua solidità e la sua coerenza,
ed i cittadini ne seguono con fiducia l’azione, senza perdersi in patetici riti
consolatori.
Il più potente alleato della mafia sono
la retorica nazionale, le fiaccolate e la smemoratezza che tuttora, quando
cervelli balordi sono ancora in giro e non a caso, fa intitolare a cattivi
maestri sale, piazze e strade.
Chiedetevi perché in Francia, madre di
tutte le idee più dirompenti, il terrorismo non ha fatto fortuna.
* * *
Anche stavolta sono costretto a ribattere
il post dell’amico Antonio Nardi perché, come al solito, con grande lucidità,
individua certi sconcertanti mali della nostra società.
La legalità è la prima cosa a non stare
a cuore a quanti la professano e la propagano, retoricamente, per ogni dove.
Basta vedere gli scandali del nostro
apparato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
e.b. blogger
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[Domenica 20 maggio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
Condivido: la legalità, la partecipazione.... nuove liturgie, e quante omelie laiche: parole che scivolano come olio sull'acqua!
RispondiEliminaRenata
Caro Blogger,
RispondiEliminaè di questa mattina l'annuncio che il prossimo mercoledì ad Agliana h. 17 nei locali della Misericordia, sarà tenuto l'ennesimo dibattito sulla legalità. Ci saranno importanti relatori e i cittadini, saranno "illuminati" sulla minaccia incombente: la mafia.
Ma la Mafia che c'è a Pistoia ben cosolidata, per esempio nello scandalo della Comunità montana o la vicenda (solo tale perchè ancora non scadalizza nessuno, almeno pare) AIAS/APR, ebbene, questa "Mafia" (che non spara a nessuno) non la vede/protesta nessuno. Si continua a parlare della "mafia" come sorta di modello culturale astratto che, in quanto tale, viene utile per delle autoreferenzianti incensazioni pubbliche, per dividere il mondo in "buoni" cioè, noi (che si protesta in modo retorico e oramai rituale) e i "cattivi", più probabilmente da ricercare a Roma o chissa dove. Ma non a Pistoia.
That's Pistoia!
Bello stimolo, quello di Nardi.
RispondiEliminaNon parlerò mai male delle iniziative (esempio "Libera") sulla legalità. Don Ciotti è un grande.
Ma anche a me, qualche volta, viene il laicissimo dubbio - parlando in generale e riferendomi alle continue azioni che nella scuola vengono proposte su questo o su quel tema, spesso con un corredo di "politicamente corretto" che infastidisce - sulla efficacia reale.
Che senso ha blaterale in generale sulla lotta alle mafie e poi tacere, magari per convenienza, sulle assai concretissime illegalità vicine a noi, nel nostro territorio, contentandoci delle "verità" ufficiali?
Lo dico anche per la nostra professione e lo dico solo a me stesso: non è troppo facile esaltare Anna Politowskaja o Ilaria Alpi e ignorare ciò che, di strano, ci accade a fianco? Chi fra noi scava, ad esempio, sulla stranissima non riconferma del Procuratore Dell'Anno? Chi ha la curiosità di capire quali e quanti fascicoli siano stati, in questi anni, "imboscati" nella Procura pistoiese?
E tornando alle scuole: per preparare giovani davvero critici, autonomi e capaci di ragionare con la propria testa, ogni tanto mi vien davvero il dubbio (politicamente molto scorretto ...) che forse sarebbe meglio insistere con seri studi curricolari (storia e filosofia, matematica e scienze, italiano e chimica ...).
Ultima notazione su Brindisi: è da ieri mattina che scrivo (Fb) che la pista mafiosa mi sembra impensabile (uccidere una studentessa non mi pare il massimo per il clima, stagnante, di cui ha bisogno la mafia per fare affari). A occhio la mia passione dietrologica mi ha subito indirizzato sulla pista della destabilizzazione in un paese smarrito e impaurito (oggi poi, con il terremoto ...). L'idea del pazzo isolato non l'ho considerata.
Ma la cosa migliore è aspettare ...