di Antonio Nardi
Leggo che l’ex giudice Colombo parlerà
a Pistoia di “pene detentive”, di “dono”, di “perdono”, di “giustizia
riparativa”.
Gira le scuole come un novello Beccaria
(ma ne sentivamo il bisogno dopo un “originale” così alto e completo?)
sostenendo la necessità di passare da una educazione all’obbedienza ad una
educazione alla responsabilità.
Ormai le “madonne pellegrine”, in tutti
i settori dei cosiddetti saperi sociali, si sprecano e gli studenti continuano
a deresponsabilizzarsi rispetto a quello che sono chiamati ad apprendere:
fisica, matematica, chimica, biologia, topografia, scienze delle costruzioni,
lingua e letteratura italiana e straniera (una buona istruzione aiuta non poco
ad acquisire sicurezza di sé e responsabilità).
In compenso sanno tutto di “mafie” ed
ora, grazie al dottor Colombo, anche di “giustizia riparativa”.
L’ex giudice di mani pulite (quando
manette e carceri si aprivano senza tanti riguardi) parla di perdono come dono.
Ma il perdono è una fatto etico del
tutto individuale, che non ha di per sé conseguenze giuridiche. A meno che non
sia quello giudiziario, che è tecnicamente configurato.
È un atto gratuito, completamente nella
disponibilità dell’offeso.
Se una madre che si è vista uccidere il
figlio da un ubriaco al volante, vuole perdonare, può farlo in tutta libertà e
in piena coscienza.
Ma di qui a teorizzare il perdono per
sistemare le relazioni dello Stato con il reo ne corre di strada, che è lunga,
tortuosa e forse non così consona alla meta come vorrebbe il dottor Colombo.
* * *
Caro Antonio,
mi sento moralmente spinto a ribattere
anche questo tuo post così insindacabilmente logico e, quindi, pieno di verità.
Credo che a far scattare il lampo della
tua sintesi, sia stato il cartellone dei Dialoghi sull’uomo; quello
stesso che, nel momento in cui lo pubblicavo su questo blog, mi rivoluzionava
il sangue.
Io credo che Pistoia più che di dialoghi
sull’uomo, abbia bisogno di discorsi sugli uomini, con tutto quello
che si ritrova in casa e a cui nessun pistoiese, di quelli che contano e
possono, sembra voler dare degna e morale risposta: Comunità Montana, Aias,
gite ricreativo-culturali di amministratori, non conferme di magistrati da
parte del Csm, inceneritori ignorati, silenzi illeciti e insopportabili di
amministrazioni chiamate a rispondere ai propri soggetti (e penso al Consorzio
Ombrone), rapporti distorti all’interno dei partiti (e penso allo squallore del
siluro spedito contro Bartoli) e delle Giunte (Fratoni-Innocenti etc.)…
Altro che Dialoghi sull’uomo!
Altro che feste della cultura!
Solo dopo aver risposto in concreto ai
veri problemi, e in termini di giustizia e di moralità, credo che la città dei
maggiorenti abbia il diritto di poter dialogare sull’uomo.
Prima è tutto tempo perso e vana
retorica da madonne pellegrine, come dici tu.
Perché prima di tutto viene il
necessario e solo dopo il di più.
Edoardo
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[Martedì 22 maggio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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