di Lorenzo Cristofani
Spunti
di riflessione per il Presidente dell’Associazione Industriali – Disposti a un
confronto anche pubblico su questi temi
Gentilissimo
Presidente Oriana,
lei è
chiamato a intervenire, per il suo ruolo istituzionale che ricopre nell’associazione
degli industriali pistoiesi, nel pubblico dibattito, partito da questo blog, relativo ad un vero
rilancio della manifattura e delle politiche industriali nella provincia di
Pistoia.
La discussione era nata dal voler precisare
che il riciclaggio non è solo una corretta gestione dei rifiuti, è una nuova
politica industriale. La green economy non è solo lo sviluppo dell’energia
rinnovabile bensì è soprattutto lo sviluppo di filiere di riciclaggio di
materia. Innanzitutto di quella materia, quasi 900mila tonnellate annue di
raccolte differenziate, che può rimanere in Toscana ed essere indirizzata
proficuamente ad alimentare filiere di produzione sostenibile.
Filiere
manifatturiere che implicano innovazione, ricerca e, come li sa bene,
permettono anche ottimi risultati. Come dimostrano i numeri di aziende
pistoiesi del settore e, in generale, la
crescita di distretti del riciclaggio attorno ad aziende come Ecolat e Revet. Il
tutto favorito anche dai protocolli firmati da Regione Toscana, Anci, Conai e
Revet, pienamente in linea con le politiche industriali europee, spesso
illustrate dal commissario europeo all’industria Antonio Tajani.
Per ottenere
la crescita non basta invocarla e parlando sempre di crescita è
incontrovertibile il riferimento ai flussi di materia, senza i quali non esiste
la manifattura. La green economy è uno dei pochi settori che cresce e come lei
vede direttamente nella sua associazione, non c’è green economy senza
manifattura.
Tuttavia
se si vuole far crescere l’industria del riciclo, bisogna facilitarla in
qualche modo e creare le condizioni per una manifattura duratura. Lei saprà
meglio di noi che la volatilità del prezzo del petrolio permette ad alcune
materie prime-seconde di avere una stabilità che può dar loro un vantaggio sul
mercato. E ciò è confermato anche dalle movimentazioni sulla borsa
dei rifiuti – intesi proprio come frazioni merceologiche ottenute
dalle raccolte differenziate, i giacimenti urbani – e dai grandi risultati raggiunti dal settore delle materie
plastiche post consumo in alcune aziende toscane che hanno attuato
questa riconversione ecologica che sul riciclaggio fa perno.
La nostra
provincia ha tutte le caratteristiche per dare un contributo a questo settore
industriale, che ha margini di sviluppo e di finanziamenti. Però bisogna che
decida cosa vuol fare da grande e, fuor di metafora, se intende destinare le
frazioni merceologiche provenienti dalle raccolte differenziate a una filiera
che altrove brilla, oppure ad un previsto inceneritore che andrebbe contro le normative europee (e nazionali) e
contro la possibilità di un’industria sostenibile, economicamente e
socialmente.
Spero
vivamente che l’argomento sia oggetto di discussione anche con i colleghi dell’associazione
da lei presieduta; da parte di questo blog c’è la massima disponibilità ad un
confronto nel merito di tali questioni e la volontà di approfondirle il più
possibile, nell’interesse dell’informazione dei cittadini. Pertanto confido in
un suo cortese contributo di risposta, prezioso per arricchire il nostro
dibattito.
La
ringrazio sentitamente,
Lorenzo Cristofani
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[Lunedì 21
maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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