di Luigi
Scardigli
Antonio Ginetti è ancora agli arresti domiciliari.
Ci rimarrà, fatto salvo il riesame del prossimo 30 maggio
che potrebbe e dovrebbe alleggerire le pene, fino al 26 luglio, termine
improrogabile di detenzione.
Da stamani, però, lo sciopero della fame che ha deciso di
intraprendere dallo scorso 10 maggio per protesta, ha un megafono, pacifista,
degno di rilievo e che si protrarrà, come minimo, fino al termine della
settimana.
In piazza San Bartolomeo, sotto la sua abitazione, infatti,
c’è un sit-in permanente, con la sola manifesta volontà di riuscire a sensibilizzare il Tribunale di Torino,
quello che ha condotto prima agli arresti e poi ai domiciliari, Antonio
Ginetti, coloratissimo veterocomunista, implicato nei tafferugli scoppiati in
Val di Susa il 27 giugno e il 3 luglio dello scorso anno, manifestazione tesa a
fermare la costruzione della linea ferroviaria Lione-Torino.
«Siamo profondamente convinti – racconta Marco Tonarelli,
uno degli anarchici presenti nel pomeriggio sotto il tendone di piazza San
Bartolomeo – che dietro questi arresti preventivi a macchia di leopardo in
tutta Italia, ci sia la ferma e lungimirante volontà di criminalizzare l’intero
movimento pacifista che si è sviluppato attorno ai No Tav: conosco Antonio
Ginetti da molti anni, un’amicizia nata attorno ad un’altra sacrosanta
protesta, quella per la chiusura dell’inceneritore di Montale. Ci alterneremo
con scioperi della fame a staffetta, nell’augurio che il 30 maggio chi di
dovere si metta una mano sulla coscienza; e faremo di tutto, in questo periodo,
per promuovere una discussione che affronti seriamente le nostre rivendicazioni».
Al tendone è possibile firmare la lettera-appello per
chiedere la revoca dei domiciliari.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 20 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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