di Alessandro Romiti
PISTOIA. Aveva detto che “l’inceneritore sarebbe stata una casa di
vetro” e lo stesso Presidente Fazio, è oggi imputato al processo per violazioni
alla procedure di ricevimento dei carboni attivi.
Egli avrebbe garantito un nuovo corso,
dopo l’incedente del 2007. Queste le promesse e le dichiarazioni, svolte
solennemente davanti ai consigli comunali gremiti di cittadini preoccupati.
Tali dichiarazioni furono peraltro
ripetute in occasione della solenne cerimonia “trasparenza” dell’otto maggio
2010, guidata dalla presidente Fratoni.
Ieri mattina la testimonianza dell’ispettore
di Pg Fani, nell’udienza penale, ha rivelato autentiche violazioni alle
procedure prescritte dall’Aia che, per la loro modalità, non potevano che
essere fatte in modo perfettamente considerato e guidato.
È infatti risultato documentalmente che
le violazioni erano ripetute sia prima che dopo il più ristretto periodo d’imputazione
del procedimento penale: i carboni attivi venivano immediatamente pompati nel
silos senza la verifica delle caratteristiche fisico-chimiche imposte dalla
certificazione di qualità e dall’Aia.
Non era presente il Pm titolare del
procedimento, Dott. Renzo Dell’Anno, sostituito da un magistrato facente
funzioni. Le dichiarazioni rese dal testimone hanno permesso di conoscere che
ci sono stati certamente due episodi acclarati di comportamento difforme dalla
procedura (cioè con le analisi effettuate il giorno successivo allo scarico e
non prima) e una ventina di episodi di incompatibilità temporale fra i tempi
tecnici necessari allo scarico del polverulento materiale – attestati dagli
ingressi autostradali – e in intervalli di 4 ore contro le 7/8 ore necessarie
per lo svolgimento delle analisi presso un laboratorio lucchese.
La testimonianza dei due autisti dei
camion è stata peraltro dimostrativa dell’approssimazione da sempre contestata
al Cis srl: entrambi si ricordavano che i carboni attivi viaggiavano con il
documento di trasporto ma non altro documento tecnico (certificato attestante
le caratteristiche qualitative del produttore) e che le cisterne non venivano
bonificate prima del carico dei carboni stessi.
Anche la testimonianza del responsabile
dell’UO ISP dell’ASL 3 è stata davvero inquietante: dopo appena un anno dalla
riapertura dopo lo sversamento di diossina del 2007 – per cui sono stati
condannati i responsabili Tibo e Cappocci – l’impianto viaggiava in violazione
alle procedure dell’Aia sui carboni attivi e questo per la consapevole
omissione del controllo dei materiali che – a detta del Cis – erano stati i
veri responsabili dell’incidente, per una asserita non conformità dei materiali
forniti dalla soc. Gale.
Ma i responsabili non avrebbero dovuto
ottemperare al massimo del controllo su detti materiali ritenuti così
importanti per la sicurezza dell’impianto?
Le dichiarazioni del sindaco Razzoli –
oggi riesumate dagli articoli del periodo – sono davvero imbarazzanti, perché
dimostratamente false: “...mi rallegro, perché evidentemente i nuovi
dispositivi di sicurezza e le procedure estremamente attente inaugurate dopo il
luglio del 2007 funzionano alla perfezione” dichiarò a la Repubblica (8
ottobre 2008) con la consueta disinvoltura – e, oggi,
si potrà affermare “con spregiudicatezza”.
Ecco che dunque appare chiara la
volontà sistematica a eludere le misure prescritte dalla Provincia per la
tutela della salute dei cittadini ignari, purtroppo rassicurati da
amministratori poco responsabili, ma bravi a confezionare comunicati
strumentali alla difesa a oltranza dell’impianto di Montale.
E allora, i cittadini, di chi si debbono
fidare?
Nella foto: L’ing. Gabriele Marchiani
guida la delegazione di giornalisti e rappresenta le caratteristiche
dell’impianto del Cis nella visita guidata dell’8 maggio 2010.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 25 maggio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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