Riflessioni sui rilievi del Procuratore
antimafia Grasso riguardo al comportamento del Pm Ingroia – Un episodio
aglianese
AGLIANA. Alessandro Romiti, giornalista e collaboratore di questo
blog, scrive:
Caro blogger,
in questi giorni è scoppiata una forte
polemica per l’esternazione del Procuratore Antimafia Grasso che ha stigmatizzato
il comportamento del Pm Ingroia, reo di aver fatto “politica utilizzando la sua
funzione”.
Ora, io non mi capisco molto di queste
vicende e propongo alcune domande, confidando che tu potrai – se non rispondere
– almeno commentare i fatti collegati alla recente mancata conferma all’incarico
di Procuratore Capo della Repubblica di Pistoia, del dott. Renzo Dell’Anno.
Qualcuno, una volta mi ha spiegato che
i funzionari dello Stato, devono astenersi dal partecipare a qualunque
manifestazione di indirizzo di “partito”, evitando di frequentare sedi dedicate
ad attività promosse da partiti o associazioni politiche, ciò al fine di
preservarsi in un giusto profilo di indipendenza e terzietà (vedi).
Lo stesso Procuratore Capo di Pistoia,
intervenne lo scorso anno ad Agliana, in un’interessante serata dove si parlava
di “legalità e Giustizia”. In tale circostanza, mi colpì l’inusuale confidenza
con la quale alcuni “capibastone” (l’evento venne tenuto in una roccaforte del
Pd Aglianese, sede del circolo Paki-bar) lo salutavano con inaspettata
confidenzialità (http://quarratanews.blogspot.it/2011/04/magistratura-e-contraddizioni.html).
Al suo fianco, il moderatore della serata,
il giornalista dott. Marco Benesperi e il segretario del Pd, Aldo Tonioni che
faceva il “padrone di casa”.
Anche Magnanensi – mio ex-Sindaco – intervenne con una bella domanda, che propose al dott. Dell’Anno
usando il più confidenziale “tu”: “Renzo, anche io ho da porti una domanda...”.
Così si espresse.
Lo stesso Magnanensi precisò al
pubblico rassicurandolo (non poteva certo insospettirlo o inquietarlo) che il “tu”
era loro consentito per gli usuali rapporti intercorrenti: lui è (almeno fino al
rimpasto Fratoni) assessore provinciale, peraltro multitasking, viste le ampie
deleghe affidategli.
In quel momento ho avuto la percezione
dello scampato pericolo trascorso nei trascorsi anni, quando nei contraddittori
con il potente Assessore (all’epoca era mio sindaco) e suoi sodali, mi sono
sentito contestare che le mie argomentazioni erano al “limite della querela”.
Ma dunque, mi sto chiedendo: se il
dimostratamente potente Assessore Magnanesi o un suo collegato, mi avesse
promosso una querela per ingiuria, quante probabilità ci sarebbero state al
verificarsi del fatto che essa andasse archiviata?
Le cronache odierne autorizzano altre
domande, certamente pertinenti, anche per la incresciosa stigmatizzazione
introdotta dal PG Antimafia Grasso, non poco sovrapponibile al caso di Pistoia:
- è normale che un magistrato (della
Procura della Repubblica del territorio) sia ospitato per una pubblica
assemblea presso la sede di un circolo ricreativo-culturale, noto per essere la
roccaforte di un partito?
- è normale che un potente assessore di
un (P)artito (D)ominante locale si permetta la libertà di sfoggiare toni
confidenziali con il capo della Procura?
- è normale che sulla bacheca (o
tazebao) di un (P)artito (D)ominante sia affissa la pubblicità di una
iniziativa pubblica che ha come unico relatore il Procuratore Capo della Repubblica?
Ti prego di non consigliarmi di
iscrivermi anch’io al (P)artito (D)ominante per proseguire in modo più
garantito e sereno l’esercizio della libera espressione d’opinione sancito dall’articolo
21 della Costituzione.
Grazie per le tue risposte, sperando di
non aver usato delle espressioni ingiuriose, ma solo fastidiose.
Alessandro Romiti
Caro Alessandro,
in grammatica di ampio respiro si parla
di domande retoriche: che sono quelle le cui risposte sono, a pripri,
scontate.
Anche la stampa e l’informazione – di cui
tu fai parte – amano porsi delle domande retoriche, cioè a risposta
chiusa e preordinata in partenza.
Ricordo che mio cognato, che pure era
magistrato e, anch’egli, Procuratore Capo di una provincia della nostra
Regione, se ne è sempre stato molto in disparte: fino a farsi considerare un po’
un orso e intrattabile, sotto un certo profilo.
Pur con tutti i suoi limiti (che, come
ogni mortale, anche lui li aveva), io preferivo una figura di magistrato così.
Non so se ti ho risposto con
sufficiente chiarezza…
Edoardo Bianchini
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 17 maggio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
Sembra dunque arrivata implacabile la nèmesi: il Procuratore non voleva andre a finire sulle bandiere dei Comitati ma è però finito sulla bacheca del PD aglianese!
RispondiEliminaMDB
In effetti l'uso del "tu" (e dunque le intuibili frequentazioni, magari anche extraistituzionali) fra esponenti di poteri diversi (specie se uno fa il Procuratore della Repubblica e l'altro è un esponente governativo), lo trovo sconveniente e di pessimo gusto.
RispondiEliminaPer restare alla nostra professione, resto ad esempio sconcertato quando (a Firenze) ascolto autorevoli colleghi giornalisti che si danno del tu con il sindaco, con questo o quel presidente, con un assessore ... chiamando (e accettando di essere chiamati) per nome di battesimo.
Sono, oltretutto, colleghi chiamati dalla loro professione a esercitare una forma di controllo (Quarto Potere !!!) sull'operato dei politici.
Un po' più di sobrietà, anche in questi casi, non guasterebbe. O sbaglio?