giovedì 17 maggio 2012

PARTITI E MAGISTRATI. QUALCHE DOMANDA FASTIDIOSA


Riflessioni sui rilievi del Procuratore antimafia Grasso riguardo al comportamento del Pm Ingroia – Un episodio aglianese

AGLIANA. Alessandro Romiti, giornalista e collaboratore di questo blog, scrive:

Caro blogger,
in questi giorni è scoppiata una forte polemica per l’esternazione del Procuratore Antimafia Grasso che ha stigmatizzato il comportamento del Pm Ingroia, reo di aver fatto “politica utilizzando la sua funzione”.

Ora, io non mi capisco molto di queste vicende e propongo alcune domande, confidando che tu potrai – se non rispondere – almeno commentare i fatti collegati alla recente mancata conferma all’incarico di Procuratore Capo della Repubblica di Pistoia, del dott. Renzo Dell’Anno.
Qualcuno, una volta mi ha spiegato che i funzionari dello Stato, devono astenersi dal partecipare a qualunque manifestazione di indirizzo di “partito”, evitando di frequentare sedi dedicate ad attività promosse da partiti o associazioni politiche, ciò al fine di preservarsi in un giusto profilo di indipendenza e terzietà (vedi).
Lo stesso Procuratore Capo di Pistoia, intervenne lo scorso anno ad Agliana, in un’interessante serata dove si parlava di “legalità e Giustizia”. In tale circostanza, mi colpì l’inusuale confidenza con la quale alcuni “capibastone” (l’evento venne tenuto in una roccaforte del Pd Aglianese, sede del circolo Paki-bar) lo salutavano con inaspettata confidenzialità (http://quarratanews.blogspot.it/2011/04/magistratura-e-contraddizioni.html).
Al suo fianco, il moderatore della serata, il giornalista dott. Marco Benesperi e il segretario del Pd, Aldo Tonioni che faceva il “padrone di casa”.
Anche Magnanensi – mio ex-Sindaco – intervenne con una bella domanda, che propose al dott. Dell’Anno usando il più confidenziale “tu”: “Renzo, anche io ho da porti una domanda...”. Così si espresse.
Lo stesso Magnanensi precisò al pubblico rassicurandolo (non poteva certo insospettirlo o inquietarlo) che il “tu” era loro consentito per gli usuali rapporti intercorrenti: lui è (almeno fino al rimpasto Fratoni) assessore provinciale, peraltro multitasking, viste le ampie deleghe affidategli.
In quel momento ho avuto la percezione dello scampato pericolo trascorso nei trascorsi anni, quando nei contraddittori con il potente Assessore (all’epoca era mio sindaco) e suoi sodali, mi sono sentito contestare che le mie argomentazioni erano al “limite della querela”.
Ma dunque, mi sto chiedendo: se il dimostratamente potente Assessore Magnanesi o un suo collegato, mi avesse promosso una querela per ingiuria, quante probabilità ci sarebbero state al verificarsi del fatto che essa andasse archiviata?
Le cronache odierne autorizzano altre domande, certamente pertinenti, anche per la incresciosa stigmatizzazione introdotta dal PG Antimafia Grasso, non poco sovrapponibile al caso di Pistoia:
- è normale che un magistrato (della Procura della Repubblica del territorio) sia ospitato per una pubblica assemblea presso la sede di un circolo ricreativo-culturale, noto per essere la roccaforte di un partito?
- è normale che un potente assessore di un (P)artito (D)ominante locale si permetta la libertà di sfoggiare toni confidenziali con il capo della Procura?
- è normale che sulla bacheca (o tazebao) di un (P)artito (D)ominante sia affissa la pubblicità di una iniziativa pubblica che ha come unico relatore il Procuratore Capo della Repubblica?
Ti prego di non consigliarmi di iscrivermi anch’io al (P)artito (D)ominante per proseguire in modo più garantito e sereno l’esercizio della libera espressione d’opinione sancito dall’articolo 21 della Costituzione.
Grazie per le tue risposte, sperando di non aver usato delle espressioni ingiuriose, ma solo fastidiose.
Alessandro Romiti

Caro Alessandro,
in grammatica di ampio respiro si parla di domande retoriche: che sono quelle le cui risposte sono, a pripri, scontate.
Anche la stampa e l’informazione – di cui tu fai parte – amano porsi delle domande retoriche, cioè a risposta chiusa e preordinata in partenza.
Ricordo che mio cognato, che pure era magistrato e, anch’egli, Procuratore Capo di una provincia della nostra Regione, se ne è sempre stato molto in disparte: fino a farsi considerare un po’ un orso e intrattabile, sotto un certo profilo.
Pur con tutti i suoi limiti (che, come ogni mortale, anche lui li aveva), io preferivo una figura di magistrato così.
Non so se ti ho risposto con sufficiente chiarezza…
Edoardo Bianchini
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[Giovedì 17 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]

2 commenti:

  1. Sembra dunque arrivata implacabile la nèmesi: il Procuratore non voleva andre a finire sulle bandiere dei Comitati ma è però finito sulla bacheca del PD aglianese!
    MDB

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  2. In effetti l'uso del "tu" (e dunque le intuibili frequentazioni, magari anche extraistituzionali) fra esponenti di poteri diversi (specie se uno fa il Procuratore della Repubblica e l'altro è un esponente governativo), lo trovo sconveniente e di pessimo gusto.

    Per restare alla nostra professione, resto ad esempio sconcertato quando (a Firenze) ascolto autorevoli colleghi giornalisti che si danno del tu con il sindaco, con questo o quel presidente, con un assessore ... chiamando (e accettando di essere chiamati) per nome di battesimo.

    Sono, oltretutto, colleghi chiamati dalla loro professione a esercitare una forma di controllo (Quarto Potere !!!) sull'operato dei politici.

    Un po' più di sobrietà, anche in questi casi, non guasterebbe. O sbaglio?

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