lunedì 14 maggio 2012

MERKEL. LA CADUTA DELLA DEA


Se vogliamo crescere dobbiamo accettare il debito – Moneta forte e ritorno all’Italia del 15-18


Ha fatto di tutto e di più: tutto da sé, con un senso dell’autoreferenzialità autocratica che ricorda certe brutte scene di certi brutti documentari degli anni 30-40.
Ci ha messi tutti in ginocchio e ha ‘imposto’ alla Germania di crescere. Alle spalle degli altri Paesi dell’Europa, però. E solo perché aveva fatto della teoria dei pareggi di bilancio il suo Vangelo prediletto.

Neppure i suoi connazionali la amano, nonostante la Germania vada così bene: perché, aldilà del benessere, c’è comunque qualcosa che scricchiola in tutta questa impalcatura d’acciaio che – ce lo insegnano i fisici – se manca di una certa dose di flessibilità, è fragile come una bacchetta di vetro: può finire in frantumi in un attimo.
Ora Angela, la donna che sogna il gigante (ma con i piedi di argilla), è lì che prega il suo Signore Pareggio perché i Piraten erodano i Verdi quel tanto che consenta di costringere i socialdemocratici di Hannelore Kraft a un venire a patti con lei. Per il mestolo del comando tutto fa brodo, perfino i Piraten, pur se non si sa dove potrebbero portare.
«In Nord-Reno Vestfalia, dove vanno alle urne 13 milioni di persone su una popolazione di 18 milioni, i favoriti sono i socialdemocratici della Spd, grazie anche alla popolarità del presidente uscente Hannelore Kraft. La quale, al contrario del cancelliere, è convinta che un po’ più di debito non farebbe male per rilanciare la crescita. La signora Kraft ha governato negli ultimi due anni in una coalizione di minoranza con i Verdi, che è caduta proprio su un voto sul bilancio, provocando nuove elezioni » (Il Sole 24 Ore, http://24o.it/6fo6l).
Rileggiamo: la Kraft «è convinta che un po’ più di debito non farebbe male per rilanciare la crescita»; e ha perfettamente ragione. Esperta in scienze bancarie ed economia, si deve pur essere resa conto che le aziende vanno avanti indebitandosi con i mutui per dare energia e volano alla loro produzione, e non chiudendo i rubinetti e licenziando la gente.
Anni fa Andreotti, incalzato da un giornalista televisivo che gli chiedeva come avremmo potuto fare a pagare il nostro debito pubblico, gli rispose con la risposta più ovvia e scontata del mondo: «I debiti si pagano con i debiti», in altri termini, Bot con Bot, Cct con Cct e via dicendo.
Solo la post-modernità ha riscoperto (ma che intelligenza!) l’importanza del bilancio in pareggio con una moneta forte: com’era la lira nel momento in cui Vittorio Emauele III salì al trono; una moneta fortissima e un popolo di morti di fame, i nostri nonni e bisnonni.
Siamo su questa strada. E ci hanno portato qui i tedeschi dell’Angela e il battuto Sarkozy.
Marchionne grida, stamattina, che nel Governo manca la capacità di investire. E ha ragione.
Questo ‘stinco di santo’ mancato ha perfettamente ragione e in maniera oggettiva. Perché il Governo non sta lavorando per il Paese, ma solo per chi, questo Paese, vuole portarlo alla moneta forte e a un popolo di straccioni fatto di nonni e bisnonni, ricatapultati al 1915-18: le banche.
Edoardo Bianchini
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[Lunedì 14 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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