di LUIGI SCARDIGLI
Ma solo un paio di migliaia di
spettatori che non coprono i troppi angoli della piazza
PISTOIA. Non c’è alcuna relazione tra l’entusiasmo numerico dei
fruitori e il valore dell’opera offerta loro. I Black Crowe, mattatori della
seconda serata della 34esima volta del Festival di Pistoia, sono un signor gruppo di rock and roll, che non
lasciano tracce indelebili sulla cute di nessuno dei loro numerosissimi
spettatori che li acclamano, da molto tempo, in tutto il mondo, ma non hanno
davvero nulla da imparare. Da nessuno.
Somigliano molto i Rolling Stones,
vero, ricordano parecchio i Led Zeppellini, altra constatazione difficilmente
opinabile, ma questo vuol dir poco. Anzi, vuol dire parecchio, moltissimo, a
mio avviso, visto che nonostante trasudino quella memoria, non sono mai carta
carbone. Formazione classica, in tutti i sensi, con il band leader, uno dei due
fratelli Robinson, che è la voce del gruppo e che, ovviamente, raccoglie tutte
le diagonali del palcoscenico, sulla bisettrice angolare dei riflettori; alla
sua sinistra, la chitarra acustica, alla sua destra quella elettrica e il
basso. Alle spalle, la batteria e al fianco del drummista, una tastiera.
Si sarebbero potuti ascoltare per molto
altro tempo ancora, i Black Crowe e non solo ieri sera. Una melodia affatto
invasiva, un rock and roll energico, per nulla intimorito, ma che conosce le
buone maniere, rispetta lo spazio altrui, trasuda eleganza. Anche fisicamente,
i sei componenti, sono sì l’equazione, inevitabile, di una band nata negli anni
‘80, ma sono felici e la loro allegria è decisamente contagiosa. Assoli di
tutto rispetto, raccordi con l’armonica piacevolissimi e anche da lontano, da
dove vi sto scrivendo, l’effetto è il medesimo incantevole godimento.
Un’armonia in perfetto equilibrio, tra
la voglia e la dimostrazione lampante di appartenere, debitamente, alla
meravigliosa e numerosa famiglia rockettara e una sana educazione: i Black
Crowe sono davvero un gruppo di gente per
bene, che conoscono a menadito il valore della musica e che sanno quale
privilegio sia poterla offrire, vivendoci.
La Piazza, quella del Duomo, non ha
risposto con le dovute e meritate vibrazioni: troppi e troppo vuoti molti
spicchi del terreno de La Giostra,
anche se a quelli che c’erano, di chi ha preferito disertare, non sarà fregato
assolutamente nulla.
Tafuro e company, consapevoli come il
nome dei Black Crowe sfugga alle piantine dei Festival con una denominazione
così imponente come lo è quello di Pistoia, avranno forse messo in conto che il
secondo appuntamento dei cinque in scaletta della manifestazione sarebbe potuto
essere l’anello più debole: il pubblico, in realtà, è andato al di sotto di
ogni più funerea previsione.
Io, però, c’ero. E vi assicuro che non
li dimenticherò, i Black Crowe.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Giovedì 4 luglio 2013 | 23:02 - © Quarrata/news]
Ah Scardigli....I Black Crowes!
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