PISTOIA. Sabato 13 luglio sarà presentato il
nuovo Ospedale San Jacopo con spettacoli di musica e intrattenimento da parte
delle autorità con la presenza non invitata a questo importante evento delle
lavoratrici della ditta Dussmann delle quali su 87 almeno 37 perderanno il loro
posto di lavoro.
Un evento di
vetrina certamente non partecipato come fu quello della biblioteca San Giorgio
nel 2007 il 23 aprile nel giorno di San Giorgio a cui parteciparono 5000
cittadini.
In uno scenario
di un cantiere in corso senza una viabilità degna si recita per pochi una
presentazione di qualcosa di ancora incompiuto e non partecipato da parte dei
cittadini.
La stessa data, che
in questi eventi assume significato fondamentale, di sabato pomeriggio nel
giorno di S. Enrico II il Grande, si presenta il San Jacopo che cade in
calendario il 25 luglio.
A mio parere
altra scorrettezza maleducata è non aver invitato (comunque la si pensi nel
bene o nel male) a questo evento, colui che è stato il maggior sostenitore , quasi
padre putativo e molte volte anche in maniera solitaria protagonista primo
della nascita del nuovo ospedale a Pistoia, ovvero l’ex sindaco di Pistoia Renzo
Berti.
Andrea Betti
E molto altro
sarebbe da aggiungere sulla scelta dell’ora: le 14,30…!
Q/n
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 11 luglio 2013 | 13:23 - © Quarrata/news]
NEMO PROFETA IN PATRIA
RispondiEliminaSAN JACOPO – FILIPPO PACINI
Due personaggi, due storie; una scelta che fa pensare e a pensar male a volte ci si azzecca. Così diceva qualcuno.
Ma perchè? E una leggenda antica a spiegarci il motivo di questa inopportuna vestizione, nel bel mezzo dell'estate. «Pago a tutto caldo», diceva San Jacopo ai creditori, e non pagava mai: si faceva trovare nel mese di luglio con un addosso un mantello di lana rosso.
Questo perchè, dice la leggenda, prima di darsi alla vita spirituale faceva il sensale di cavalli. Acquistava i cavalli al mercato promettendo al venditore di saldare il debito con il sopraggiungere del caldo, allorché si fosse tolto il cappotto.
E quando, in pieno luglio, o sotto il solleone, il venditore si recava da Jacopo per riscuotere il dovuto, lo trovava ancora incappottato e pronto a dichiarare che «l'estate tardava a venire».
.
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RispondiElimina<>.Department of Epidemiology, School of Public Health, University of California Los Angeles
RispondiEliminaFilippo Pacini (Pistoia, 1812-Firenze,1883) è un medico toscano nato in una famiglia piuttosto povera di Pistoia. Con un microscopio messo a punto da Giovanni Battista Amici nel 1835 scopre i corpuscoli negli strati più profondi della pelle della mano, del piede e dei capezzoli che, oggi, portano il suo nome. Ne parla, con un’apposita relazione nella sessione di medicina (ma non di zoologia e anatomia comparata), nella prima Riunione degli Scienziati Italiani che si tiene a Pisa nel 1839.
Ma la scoperta non suscita l’interesse che merita fino al 1844, quando i tedeschi Henle e Kölliker pubblicano un lavoro Über die Pacini’schen Körperchen (Sui corpuscoli di Pacini). In questo lavoro i corpuscoli sono descritti in maniera più dettagliata di quanto avesse fatto Filippo Pacini, ma il riconoscimento per i meriti del medico toscano è chiarissimo.
Anche in Italia ci si accorge di Pacini che, prima da Pisa poi da Firenze, può inaugurare una lunga serie di studi di istologia grazie con l’uso del microscopio. Studia la meccanica dei muscoli intercostali, i processi di osmosi e di assorbimento dell’organismo. Ed, infine, nel 1854 non solo dimostra la natura contagiosa del colera, ma individua e descrive il vibrione come l’agente patogeno della malattia molto prima di Koch. Ancora una volta i riconoscimenti per il lavoro di Pacini giungono in ritardo, questa volte dopo la morte.
<>.Department of Epidemiology, School of Public Health, University of California Los Angeles
Filippo Pacini (Pistoia, 1812-Firenze,1883) è un medico toscano nato in una famiglia piuttosto povera di Pistoia. Con un microscopio messo a punto da Giovanni Battista Amici nel 1835 scopre i corpuscoli negli strati più profondi della pelle della mano, del piede e dei capezzoli che, oggi, portano il suo nome. Ne parla, con un’apposita relazione nella sessione di medicina (ma non di zoologia e anatomia comparata), nella prima Riunione degli Scienziati Italiani che si tiene a Pisa nel 1839.
Ma la scoperta non suscita l’interesse che merita fino al 1844, quando i tedeschi Henle e Kölliker pubblicano un lavoro Über die Pacini’schen Körperchen (Sui corpuscoli di Pacini). In questo lavoro i corpuscoli sono descritti in maniera più dettagliata di quanto avesse fatto Filippo Pacini, ma il riconoscimento per i meriti del medico toscano è chiarissimo.
Anche in Italia ci si accorge di Pacini che, prima da Pisa poi da Firenze, può inaugurare una lunga serie di studi di istologia grazie con l’uso del microscopio. Studia la meccanica dei muscoli intercostali, i processi di osmosi e di assorbimento dell’organismo. Ed, infine, nel 1854 non solo dimostra la natura contagiosa del colera, ma individua e descrive il vibrione come l’agente patogeno della malattia molto prima di Koch. Ancora una volta i riconoscimenti per il lavoro di Pacini giungono in ritardo, questa volte dopo la morte.