di Mauro Banchini [*]
Apprezzamento e compiacimento da monsignor
Mansueto Bianchi – «Una scelta che rispetta un sentire diffuso nella comunità»
PISTOIA. “Apprezzamento e
compiacimento per una scelta che ha certo una valenza religiosa, ma che trova
motivazioni anche in una evidente dimensione storica e civile. Una scelta che
guarda al futuro di tutti, non al passato di qualcuno”. Così il vescovo di
Pistoia, Mansueto Bianchi, davanti alla decisione, presa dalle competenti
autorità civili, di intitolare “San Jacopo” il nuovo ospedale della città.
“Assunta dopo un apprezzabile
procedimento partecipativo, la scelta rispetta un sentire diffuso nella
comunità – aggiunge Bianchi – e convalida il fascino di una evidente
caratteristica di Pistoia nella storia, con un legame così particolare e
radicato verso il luogo dove è venerato Giacomo il maggiore. Ma vorrei che
questa così particolare intitolazione del nuovo ospedale ci spingesse tutti,
iniziando proprio dalla Chiesa pistoiese, a una dimensione altra, orientata
verso il domani. Mi riferisco all’importanza di una maggiore attenzione verso
chi viaggia, intraprende un cammino, qualunque sia la natura del percorso, e lo
fa in condizioni di fragilità quando non mancano tentativi di considerare come
scarti le persone in sofferenza e non capaci di tenere il ritmo dei più forti.
Fra questi cammini – prosegue il vescovo Bianchi –
sono anche compresi quelli legati alle malattie, alle sofferenze, alle non
perfette condizioni fisiche. In questo senso, l’intitolazione di un ospedale al
san Giacomo apostolo di Cristo può essere una metafora per la nostra vita
quotidiana, di credenti e non credenti, diversamente credenti o miscredenti.
Più che una targa su una parete, questa intitolazione sia dunque, per tutti
noi, un appello forte verso comportamenti di civiltà e umanità oggi
fondamentali per superare le fasi di una crisi che non è solo economica”.
Monsignor Bianchi prenderà parte alla
presentazione del nuovo ospedale, nel pomeriggio di questo sabato 13 luglio,
impartendo una benedizione che – conclude – “non è un gesto scaramantico o
formale, un rito o una banalità, ma va inquadrato proprio nel cammino che ci
aspetta, e ci aspetta tutti, verso comportamenti nuovi”.
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[Venerdì 12 luglio 2013 | 16:19 - © Quarrata/news]
Quando un Vescovo deve rimarcare che una "benedizione non è un gresto scaramantico o formale,etc", siamo alla frutta! Questo è un Vescovo da "vecchie Stanze", per chi se le ricorda. In fondo consoliamoci: la Chiesa Cattolica Apostolica Romana ha visto anche di peggio.
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