FIRENZE-MONTAGNA PISTOIESE. Nel giugno scorso chiedemmo al consigliere Gambetta Vianna,
presentatore della proposta di legge per i referendum sulla fusione dei Comuni
della Montagna pistoiese, di ritirare quella proposta per consentire di dare
agli stessi Comuni il tempo per un percorso partecipativo con le proprie
comunità su un obbiettivo certo di grande impegno e spessore quale quello del “Comune
unico”, in considerazione del fatto che tutti i sindaci si erano detti d’accordo
sul fare esprimere i cittadini attraverso il referendum, impegnandosi comunque
a tornare in Consiglio in autunno per varare comunque la legge.
Com’è noto, su questo percorso si sono
poi diversificate le posizioni dei Comuni, a partire da quello di Abetone, che si
è dichiarato non solo contrario al Comune unico ma anche al referendum e quindi
chiedeva di non esserne coinvolto.
Tutto questo ha portato il presidente
della commissione Manneschi a rimettere al Consiglio regionale ogni decisione,
sottolineando però il rischio di una “forzatura istituzionale” e quindi
esprimendo il proprio voto contrario, posizione poi accolta dalla maggioranza
consiliare.
La materia delle fusioni è questione
complessa: bisogna tenere conto delle sensibilità, del senso di appartenenza,
della storia delle comunità locali, della posizione dei loro rappresentanti
istituzionali, cioè i Consigli comunali. Noi siamo stati decisi sostenitori
della necessità del coinvolgimento delle comunità locali e dei Comuni
interessati e siamo sempre più convinti della necessità di presentare un vero “progetto
di fusione” insieme ad un percorso partecipativo.
Tuttavia, nel caso specifico, molto di
questo era stato fatto, anche grazie al lavoro del Comitato con decine di
assemblee, l’espressione più volte ripetuta e l’assenso della maggioranza dei
Comuni allo svolgimento del referendum, per cui riteniamo non si dovesse
ritenere una “forzatura istituzionale” il procedere per il referendum. Un
referendum non la costituzione del Comune Unico, dando quindi la parola ai
cittadini, massima espressione di democrazia, la cui volontà sarebbe stata
assolutamente rispettata.
Vogliamo sottolineare che se l’espressione
dei Comuni interessati diventa invece una sorta di diritto di veto, né qui né
altrove sarà più possibile di fatto proporre referendum e progetti di fusione.
Non crediamo fosse questo l’intento del Consiglio regionale!
Questa è una questione che il dibattito
in Regione non ha risolto, che rimane aperta e che ha motivato ulteriormente il
nostro voto a favore del referendum, anche in dissenso con il nostro gruppo.
Adesso vi è comunque una questione immediata: l’obbligo di dar vita
concretamente all’Unione dei Comuni, come qualche sindaco ha ricordato, poiché
la legge impone la gestione associata dei servizi. Anche se non ci sarà la
rappresentanza politico-istituzionale del Comune Unico, gli amministratori
della Montagna dovranno misurarsi su un insieme di servizi (amministrativi,
sociale, scuola, territorio, ecc.) che dovranno avere una visione e una
gestione comprensoriale e la capacità di recuperare attraverso questo in
termini di efficacia e di economicità, non più nelle proprie sedi ma tutti
insieme. In questo Il Comune unico avrebbe certamente aiutato, e non tanto,
come qualcuno ha detto, per risparmiare qualche poltrona, non stanno qui i “costi
della politica”.
Aldo Morelli
Gianfranco Venturi
Consiglieri Regionali Pd
[ciro becchimanzi uff. stampa pd]
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[Venerdì 6 dicembre 2013 | 17:10 - © Quarrata/news]
Giustissimo, Consiglieri : i costi della politica siete voi e non solamente voi.
RispondiEliminaDa compagni, riducetevi lo stipendio a quello di operaio specializzato. Sarebbe già troppo.
Mi chiedo e vi chiedo perchè dopo aver deciso in una riunione di partito tenuta prima ancora che il Comitato per il Comune Unico targato Dynamone nascesse di puntare alla costituzione di un Comune Unico sulla Montagna non avete presentato Voi la proposta invece di gettare i responsabili del Comitato nella mani di Gambetta Vianna?
RispondiEliminaCosa Vi ha spinto a comportarvi così? Volevate e volete forse coprire da eventuali rogne i compagni e i camerati messi a capo di quel pasticciaccio brutto finito così miseramente ?
Non avete ancora capito che Abetone non vuol maritarsi con San Marcello e la stessa cosa pensa la maggior parte dei cutiglianesi e piteglini?
E, poi, dopo la dissociazione in Consiglio Regionale, pensate davvero di aver acquisito punti tali da non finire rottamati?