PISTOIA-PIANA. I politici sono soliti aprire gli interventi con opportune
vaghezze quando introducono l’argomento “inceneritore”, ritenuto come molto
complesso e anche scivoloso. L’udienza del processo Tibo-Cappocci del 30
novembre è stata davvero paradigmatica: in essa si sono verificati ulteriori
autogol della difesa che, anziché riuscire a far cadere in contraddizione i
testimoni, ha ottenuto delle repliche controproducenti e dimostrative altresì
della artificiosità delle tesi difensive.
L’avv. Cecilia Turco non avrebbe certo
immaginato che un medico Asl replicasse in modo impeccabile e categorico alle
domande rivoltegli, rinnegando l’asserita autorevolezza delle indagini
epidemiologiche svolte dalla Provincia di Pistoia e pubblicate sul suo sito
istituzionale.
Bolognini – interrogato nell’udienza
scorsa – espresse con la solita competenza e autorevolezza del ruolo
che riveste che “…i dati pubblicati sul sito della Provincia sono parziali e
inutilizzabili, perché non riportano né le tipologie di malattie, né il numero
dei malati, ma solo i deceduti…”.
Oggi, era la volta del Dott. Gregorini,
amministratore della soc. Gale di Milano (che aveva fornito i contestati
carboni attivi all’impianto Cia). Questi era già venuto in Toscana per ribadire
più volte che i “carboni” niente avevano a che fare con la sciagurata
fuoriuscita di diossine.
L’odierna escussione ha quindi permesso
di comprendere – se mai ve ne fosse il bisogno – che la procedura di Atp
promossa dal Cis era stata avviata in maniera surrettizia, solo al fine di
tratteggiare un pretestuoso soggetto responsabile, completamente esogeno alle
attività aziendali.
Un avvocato ha tentato di far cadere il
teste con una eccezione assai capziosa, peraltro comprensibile ai soli esperti,
cercando di far riconoscere come utile – e perciò contrattualmente
disciplinante – una normativa tecnica Uni En (però dedicata in modo
esclusivo alla depurazione e filtraggio delle acque per uso potabile), che
prescriveva maggiori performance dei carboni impiegati. Gregorini, da bravo
chimico industriale, ha ben riconosciuto il tranello – incardinato sull’enunciazione
di un anonimo numero di catalogo Uni – e ha prontamente ricacciato l’eccezione,
facendo così scivolare il postulante avvocato nell’increscioso imbarazzo che
colpisce chi viene colto con le “dita nella marmellata”.
Clamorosa la notizia che Cis ha poi
avviato, nei confronti di Gale srl un’azione di risarcimento del danno pari a €
1.650.000, fondando la richiesta su di un Atp incompleto – per stessa ammissione del Dott. Elio Cocchi, consulente del
Tribunale di Pistoia – causa la mancanza di collaborazione del Cis che quindi,
oggi, dispone di un documento completamente ingiustificato all’esercizio di
qualunque azione di tutela.
L’odierno dibattimento ha fatto
emergere – dalla marea di documenti prodotti –
un interessante stralcio della relazione di Atp nel quale, il tecnico
coadiutore del Ctu Ing. Valentini stabilisce che l’esame “chemiometrico dell’impianto”
(inerente le valutazioni tecniche richieste dal quesito giudiziale) non sarà
concluso, e ciò a causa dell’indisponibilità dei dati da parte del Cis (abbiamo
già dedicato un post sull’argomento), e che l’impianto è in una condizione d’instabilità.
Lo studio degli atti appena depositati
permetterà sicuramente nuove gustose rivelazioni che dimostrano la consolidata
tradizione mistificatoria degli inceneritoristi.
Alessandro
Romiti
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[Giovedì 1 dicembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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