giovedì 4 ottobre 2012

UPI TOSCANA. LA PROPOSTA SUL RIORDINO DELLE PROVINCE


Il 2 ottobre 2012 è stata presentata al Consiglio delle Autonomie Locali per il riordino delle Province

FIRENZE. Sebbene si stia operando in un quadro confuso ed in assenza di un preciso ed organico disegno di riforma complessiva degli assetti istituzionali del nostro paese, le Province toscane non intendono sottrarsi ad un processo di razionalizzazione e riordino ineludibile, offrendo un contributo con il presente documento.

In piena coerenza con la Carta Costituzionale, la citata normativa avvia la ridefinizione del ruolo della Provincia quale ente di governo di area vasta, con funzioni di programmazione e di governo del territorio che, a nostro avviso, proseguendo una feconda tradizione tutta toscana, dovranno essere implementate da funzioni e competenze amministrative delegate dalla Regione.
• Elezione diretta
Le Province toscane riaffermano con forza la necessità, sotto il profilo democratico, dell’elezione diretta dei propri organi e si batteranno perché ciò sia riconosciuto dal Governo e dal Parlamento, modificando quanto previsto dall’art. 23 del decreto “salva-Italia”, così come parzialmente avvenuto con la legge 135/2012 all’art. 17.
Le Province toscane valutano negativamente la rinuncia all’elezione diretta degli organi di governo costituzionalmente garantiti, quale espressione fondamentale del principio democratico, che impone agli enti territoriali che gestiscono funzioni di primaria importanza per i cittadini di rispondere direttamente, tramite le elezioni, dell’operato dei loro organi. Auspicano che la decisione della Corte costituzionale, annunciata per il 6 novembre p.v., ristabilisca un corretto rapporto democratico tra le province e i cittadini.
• Funzioni
Le Province toscane ribadiscono che la discussione di oggi, sul riassetto territoriale, debba successivamente investire il nodo delle funzioni di ciascun livello di governo locale e regionale in un quadro organico e d’insieme: benché il decreto sulla spending review eluda il problema, è essenziale che la discussione sulla dimensione dei nuovi enti di area vasta investa il nodo delle funzioni assegnate all’ente intermedio ed agli altri livelli di governo. Le funzioni che fino ad oggi le Province della Toscana hanno esercitato (funzioni statali e regionali) sono di notevole rilevanza e, secondo le Province toscane, esse dovrebbero essere interamente mantenute - a cominciare da quelle legate allo sviluppo economico e al governo del territorio - ed in alcuni settori accresciute, anche con il superamento dei numerosi enti, consorzi, agenzie ancora presenti sul territorio regionale, al fine di assicurare un’effettiva semplificazione istituzionale, un corretto rapporto tra cittadini e p.a., una maggiore efficienza amministrativa ed un oggettivo risparmio di risorse.
Ciò anche al fine di evitare che la Regione riacquisisca, impropriamente, funzioni amministrative.
• La legge 135/2012: applicazione
Alla luce delle indicazioni della legge 7 agosto 2012 n. 135, le Province toscane ipotizzano accorpamenti che rispettino l’omogeneità territoriale delle comunità rappresentate ed amministrate dai nuovi enti intermedi.
Il rispetto dei criteri previsti dalla legge deve evitare rigidità dimensionali verso il basso e verso l’alto, al duplice scopo di non consentire un numero troppo elevato di province né la creazione di nuove province più grandi di molte regioni italiane, snaturando lo spirito e la lettera del Legislatore e andando contro ai bisogni dei cittadini.
• La città metropolitana
Secondo le Province toscane il riassetto dell’ente intermedio non può prescindere dalla soluzione del nodo della Città metropolitana che è tuttavia troppo complesso per essere liquidato in pochi giorni. Per la legge, è comunque rimessa ai Comuni, per mezzo di deliberazioni dei propri Consigli, qualunque decisione in merito. Secondo le Province toscane questo processo partecipativo va rispettato, nessuna decisione può essere calata dall’alto ed eventuali cambiamenti devono vedere protagoniste le autonomie locali nel rispetto del principio democratico.
• Le nuove Province
a) In quest’ottica le Province toscane ritengono che la Provincia di Arezzo abbia, per superficie ed abitanti, le dimensioni sufficienti fissate dai criteri di riordino del Governo per rimanere esclusa da qualsiasi ipotesi di accorpamento.
In primo luogo, infatti, a seguito di una verifica effettuata nei Servizi demografici dei 39 comuni della Provincia di Arezzo, come certificato e trasmesso dalla Prefettura al Ministero dell’Interno, la popolazione residente al 30 giugno 2012 (quindi prima del decreto 95/2012 e della delibera governativa sui criteri) ammonta a 351.066. Le Province toscane chiedono pertanto il riconoscimento di diritto di tale dato oggettivo.
In secondo luogo l’accorpamento di Arezzo con Siena e Grosseto va a nostro avviso comunque evitato, in quanto produrrebbe una Provincia somigliante più a una Regione (sarebbe dimensionalmente superiore a 8 regioni italiane) che a un ente di area vasta come ipotizzato dalla legge 135/2012.
b) Grosseto e Siena possono essere accorpate in un’unica Provincia, rammentando tuttavia che la dimensione territoriale così ottenuta appare estremamente elevata (8.326 Kmq), con conseguente difficoltà a svolgere funzioni e servizi.
c) L’accorpamento delle Province di Pisa e Livorno in un unico ente appare coerente con i criteri di legge.
d) Dall’applicazione della legge 135/2012 risulta a nord della Toscana una Provincia composta da Lucca e Massa Carrara.
e) Per Prato e Pistoia si deve conseguentemente prevedere una deroga, avendo le due Province rispettato ampiamente il numero di residenti (544.301) ma non i kmq necessari.
A seguito di quanto sopra risulta per la Città metropolitana un percorso separato, come previsto all’articolo 18.
La proposta delle Province toscane risulta la seguente, come da cartina allegata:
- Arezzo
- Grosseto e Siena
- Pisa e Livorno
- Massa-Carrara e Lucca
- Prato e Pistoia (con deroga)
Le Province toscane ribadiscono infine la necessità di evitare un eccessivo impoverimento dei territori e, soprattutto, delle città capoluogo di provincia attuali con riferimento alla presenza sul territorio degli uffici statali che hanno dimensione provinciale. Seguendo i criteri proposti, in attuazione dell’indirizzo del Governo e dello spirito della legge (ma il tema non è dell’oggi), è possibile pensare a una organizzazione equilibrata di funzioni pregiate diffuse nel territorio toscano (prefetture, questure, ispettorati, provveditorati scolastici, camere di commercio ecc.). Si tratta tuttavia di una partita aperta, che non è oggetto di diretta decisione regionale, ma che va tenuta presente nella stessa evoluzione legislativa.
Upi Toscana
[comunicato]
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[Giovedì 4 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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