Il 2 ottobre 2012 è stata
presentata al Consiglio delle Autonomie Locali per il riordino delle Province
FIRENZE. Sebbene si stia operando in un quadro confuso ed in
assenza di un preciso ed organico disegno di riforma complessiva degli assetti
istituzionali del nostro paese, le Province toscane non intendono sottrarsi ad
un processo di razionalizzazione e riordino ineludibile, offrendo un contributo
con il presente documento.
In piena coerenza con la Carta
Costituzionale, la citata normativa avvia la ridefinizione del ruolo della
Provincia quale ente di governo di area vasta, con funzioni di programmazione e
di governo del territorio che, a nostro avviso, proseguendo una feconda
tradizione tutta toscana, dovranno essere implementate da funzioni e competenze
amministrative delegate dalla Regione.
• Elezione diretta
Le Province toscane riaffermano
con forza la necessità, sotto il profilo democratico, dell’elezione diretta dei
propri organi e si batteranno perché ciò sia riconosciuto dal Governo e dal
Parlamento, modificando quanto previsto dall’art. 23 del decreto
“salva-Italia”, così come parzialmente avvenuto con la legge 135/2012 all’art.
17.
Le Province toscane valutano
negativamente la rinuncia all’elezione diretta degli organi di governo
costituzionalmente garantiti, quale espressione fondamentale del principio
democratico, che impone agli enti territoriali che gestiscono funzioni di
primaria importanza per i cittadini di rispondere direttamente, tramite le
elezioni, dell’operato dei loro organi. Auspicano che la decisione della Corte
costituzionale, annunciata per il 6 novembre p.v., ristabilisca un corretto
rapporto democratico tra le province e i cittadini.
• Funzioni
Le Province toscane ribadiscono
che la discussione di oggi, sul riassetto territoriale, debba successivamente
investire il nodo delle funzioni di ciascun livello di governo locale e
regionale in un quadro organico e d’insieme: benché il decreto sulla spending
review eluda il problema, è essenziale che la discussione sulla dimensione dei
nuovi enti di area vasta investa il nodo delle funzioni assegnate all’ente
intermedio ed agli altri livelli di governo. Le funzioni che fino ad oggi le
Province della Toscana hanno esercitato (funzioni statali e regionali) sono di
notevole rilevanza e, secondo le Province toscane, esse dovrebbero essere
interamente mantenute - a cominciare da quelle legate allo sviluppo economico e
al governo del territorio - ed in alcuni settori accresciute, anche con il
superamento dei numerosi enti, consorzi, agenzie ancora presenti sul territorio
regionale, al fine di assicurare un’effettiva semplificazione istituzionale, un
corretto rapporto tra cittadini e p.a., una maggiore efficienza amministrativa
ed un oggettivo risparmio di risorse.
Ciò anche al fine di evitare che
la Regione riacquisisca, impropriamente, funzioni amministrative.
• La legge 135/2012: applicazione
Alla luce delle indicazioni della
legge 7 agosto 2012 n. 135, le Province toscane ipotizzano accorpamenti che
rispettino l’omogeneità territoriale delle comunità rappresentate ed
amministrate dai nuovi enti intermedi.
Il rispetto dei criteri previsti
dalla legge deve evitare rigidità dimensionali verso il basso e verso l’alto,
al duplice scopo di non consentire un numero troppo elevato di province né la
creazione di nuove province più grandi di molte regioni italiane, snaturando lo
spirito e la lettera del Legislatore e andando contro ai bisogni dei cittadini.
• La città metropolitana
Secondo le Province toscane il
riassetto dell’ente intermedio non può prescindere dalla soluzione del nodo
della Città metropolitana che è tuttavia troppo complesso per essere liquidato
in pochi giorni. Per la legge, è comunque rimessa ai Comuni, per mezzo di
deliberazioni dei propri Consigli, qualunque decisione in merito. Secondo le
Province toscane questo processo partecipativo va rispettato, nessuna decisione
può essere calata dall’alto ed eventuali cambiamenti devono vedere protagoniste
le autonomie locali nel rispetto del principio democratico.
• Le nuove Province
a) In quest’ottica le Province toscane ritengono che la
Provincia di Arezzo abbia, per superficie ed abitanti, le dimensioni
sufficienti fissate dai criteri di riordino del Governo per rimanere esclusa da
qualsiasi ipotesi di accorpamento.
In primo luogo, infatti, a
seguito di una verifica effettuata nei Servizi demografici dei 39 comuni della
Provincia di Arezzo, come certificato e trasmesso dalla Prefettura al Ministero
dell’Interno, la popolazione residente al 30 giugno 2012 (quindi prima del
decreto 95/2012 e della delibera governativa sui criteri) ammonta a 351.066. Le
Province toscane chiedono pertanto il riconoscimento di diritto di tale dato
oggettivo.
In secondo luogo l’accorpamento
di Arezzo con Siena e Grosseto va a nostro avviso comunque evitato, in quanto
produrrebbe una Provincia somigliante più a una Regione (sarebbe dimensionalmente
superiore a 8 regioni italiane) che a un ente di area vasta come ipotizzato
dalla legge 135/2012.
b) Grosseto e Siena possono essere accorpate in un’unica
Provincia, rammentando tuttavia che la dimensione territoriale così ottenuta
appare estremamente elevata (8.326 Kmq), con conseguente difficoltà a svolgere
funzioni e servizi.
c) L’accorpamento delle Province di Pisa e Livorno in un
unico ente appare coerente con i criteri di legge.
d) Dall’applicazione della legge 135/2012 risulta a nord
della Toscana una Provincia composta da Lucca e Massa Carrara.
e) Per Prato e Pistoia si deve conseguentemente
prevedere una deroga, avendo le due Province rispettato ampiamente il numero di
residenti (544.301) ma non i kmq necessari.
A seguito di quanto sopra risulta
per la Città metropolitana un percorso separato, come previsto all’articolo 18.
La proposta delle Province
toscane risulta la seguente, come da cartina allegata:
- Arezzo
- Grosseto e Siena
- Pisa e Livorno
- Massa-Carrara e Lucca
- Prato e Pistoia (con deroga)
Le Province toscane ribadiscono
infine la necessità di evitare un eccessivo impoverimento dei territori e,
soprattutto, delle città capoluogo di provincia attuali con riferimento alla
presenza sul territorio degli uffici statali che hanno dimensione provinciale.
Seguendo i criteri proposti, in attuazione dell’indirizzo del Governo e dello
spirito della legge (ma il tema non è dell’oggi), è possibile pensare a una
organizzazione equilibrata di funzioni pregiate diffuse nel territorio toscano
(prefetture, questure, ispettorati, provveditorati scolastici, camere di
commercio ecc.). Si tratta tuttavia di una partita aperta, che non è oggetto di
diretta decisione regionale, ma che va tenuta presente nella stessa evoluzione
legislativa.
Upi Toscana
[comunicato]
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[Giovedì 4 ottobre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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