giovedì 19 dicembre 2013

LA CARIPIT, IL PACI E I PRANZI DI NATALE CON LA STAMPA


di EDOARDO BIANCHINI

La Fondazione ha una situazione solida? Ma il Presidente non dice affatto quali accantonamenti economici prevede per il prossimo bilancio in relazione ai 6 milioni di svalutazione a cui non fa mai cenno E qualcuno parla di una ‘letterina lacrimosa’ inviata ai fedelissimi…

PISTOIA. Avreste, forse, potuto credere che il Prof. Ivano Paci – un uomo che in vita sua non ha mai sbagliato se non quando tentò, sbattendo il muso, di entrare anche alla Camera – si sarebbe umilmente pentito dei propri peccati e avrebbe riconosciuto le proprie colpe? Illusi! Questo non è da ex-democristiani, non è da Pd e non è – soprattutto – da ferventi e dichiarati cattolici, che scendono in campo perché il Vangelo glielo impone (lo disse proprio lui a Montale: noi c’eravamo, la stampa che va ai pranzi natalizi no…) a vantaggio, e solo a vantaggio, degli altri che non contano e non sanno contare – in senso proprio e ragionieristicamente contabile.
CARO BABBO NATALE…


NONOSTANTE si avvicini il Santo Natale e nonostante che uno sia credente o non credente e che il cristianesimo offra questi attimi di predisposizione al buono e al bene, non possiamo non pensare con somma curiosità alla “letterina” che il Presidente della Fondazione Caripit avrebbe inviato ai suoi fedeli.
La ha inviata solo al Consiglio di Amministrazione, oppure anche al Gran Consiglio dei ventiquattro o, addirittura, a tutti i componenti il Consiglio dei Soci, compresi quelli messi in naftalina perché ottuagenari e quindi, evidentemente, non in grado di esprimere il proprio voto?
Una letterina di Natale avremmo voluto inviarla noi, direttamente al Presidente Paci: ma siamo stati anticipati dalla sua mossa.
Gli avremmo chiesto di dirci “la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità” sui titoli Fresh, oppure sull’operazione immobiliare Misericordia, oppure sull’operazione immobiliare di Monsummano, partorita da una cooperativa molto familiare al Sindaco Bertinelli, etc. etc.
L’illustre Presidente Caripit ci ha anticipato: per quel che ne sappiamo questa “letterina” è una “summa” di giustificazioni, delucidazioni, pianti, lamenti, contrattacchi, difesa di lesa maestà e quant’altro si addice a chi sa che il cerchio della dissidenza si sta allargando ed alla prossima riunione il “redde rationem” potrebbe fragorosamente esplodere.
Stiamo parlando di suggerimenti e bisbigli carbonari: se avessimo la possibilità di leggere questa lettera, potremmo anche fare ammenda della nostra popolana curiosità, oppure, com’è nostra usanza, pubblicarla.
Così, tanto per fare chiarezza – cosa che a Paci non piace molto…
f.d.m.
Così «al pranzo di Natale con la stampa», come scrive Il Tirreno, il padrone di casa (ce la passate l’espressione il ricco epulone?) ha avuto buon gioco per cantarsi onanisticamente il magnificat mentre i commensali e i raccoglitori di briciole restavano tutti a bocca aperta in una specie estasi di Santa Cecilia o Teresa o come pare a voi, «con buona pace dei detrattori della gestione Paci» (com’è stato scritto, a nostro avviso assai incautamente).
Solo che i detrattori, forse, non sono detrattori se, contrariamente alla stampa organica (che è quella che viene invitata alla mensa del Padre), prendono carta e penna e, invece di ascoltare come bamba un Messia unico ad avere parole di vita eterna come un Gesù di Nazareth, tirano giù dei conti ragionieristici alle spalle delle parole stesse (ché tali sono e tali restano) del Papa/Papà Paci – stavolta sì con sua buona pace – e gli fanno i conti della serva: perché i quattrini, si contano così, con la matita in mano e non con le parolette del Canzoniere di Guido Cavalcanti: o, forse, di un Cavalcante Cavalcanti che, per tutta la vita, non ha fatto altro che cavalcare senza che trovasse neppure un cavaliere errante che lo sfidasse a duello, tranne che, come questa volta, sull’ultimo campo dei Fresh.
Ovviamente il Chiarissimo, quello che – e non dipende certo da noi – ha portato la Cassa altrove dall’epoca della Carifi ad oggi, si è per distrazione dimenticato di narrare, nell’euforia della festa, fra il vino e le musiche e le danze dei sette veli, di una bella letterina che avrebbe scritto nei giorni scorsi ai suoi cavalieri della tavola rotonda: missiva nella quale Artù si lamenta e piange, soffre e si dispera delle male lingue (noi, ovviamente, puniti in maniera appropriata perché non siamo beati in quanto non invitati alla mensa del Padre/Papa/Papà…?). Ma che volete? Per lui tacere è un peccato veniale: i Pazzi sanguinari della congiura siamo noi. Solo che le nostre armi sono poveri lapis e pezzi di carta su cui fare somme e sottrazioni. Nient’altro.
È un vero peccato che il Professore si dimentichi di quanto sia stato fiscale e inflessibile con gli studenti che bocciava a refe nero (e, intendiamoci, forse ha fatto anche bene) quand’era in cattedra, se sbagliavano anche soltanto un pelo della ragioneria: e non faccia caso, invece, a quanto indulga verso se stesso negli errori che – badate bene – non sono marginali, ma sostanziali e determinanti anche in relazione all’art. 2621 del C.C., che inviamo tutti i beati invitati alla mensa del Padre a leggere con la dovuta attenzione, tantopiù se appartengono alla classe degli informatori di professione.
Ha voglia, il deus ex machina, a gridare i propri successi! Ha voglia a dire di avere 20 milioni sull’unghia da spendere per il bene dei pistoiesi! Con le perdite dei Fresh – di cui non vuole mai parlare e che nasconde in bilancio con appena 2 milioni – Sua Eccellenza, che fa sparire e ignora i – 6 milioni (meno 6 milioni) persi in spazzatura, non ha, di fatto, 20 milioni da spendere come sostiene: ne ha 14. Ed è questo il conto che si fa in casa dei pistoiesi non cattedratici, non professori universitari e non fortunati come lui che, in tutta la sua vita, non ha mai incontrato un ostacolo – o se li è tutti levati di mezzo con la forza dei suoi cannoni dc/pd/evangelici.
Paci sulla stampa parla di «rischio accettabile»; lo aveva detto anche qualche mese fa, quando affrontò la prima congiura dei boiardi. Ha coraggio il Prof.!
Come fa ad essere accettabile un rischio dell’80% di crash in cash? E i colleghi informatori e quelli che parlano di detrattori… glieli darebbero tutti i loro risparmi in mano, a Paci, solo pensando, pur ‘in mera ipotesi’, che quei soldi che si sono sudati con il lavoro e che gli consegnano, potrebbero svalutarsi dell’80%?
La risposta sarà: «Ma lui non lo sapeva e non poteva immaginarlo…».
Bene: ma chi risponde così è assolutamente in malafede. Perché un investimento che prometteva guadagni alle stelle (Ivano si è vantato, se non sbaglio, d’aver incassato anche il 28%!) non poteva che essere frutto di operazioni spericolatamente inqualificabili; quanto meno da usura che, come tutti sanno e dicono, è un reato (tutta, ovviamente, tranne quella, in Italia, praticata da Stato e istituzioni in ambito fiscale con prelievi che dal 30% in su).
Leggendo la stampa di oggi, il ricco epulone parla di «situazione finanziaria solida»: ma non fa assolutamente cenno a eventuali accantonamenti economici a cui è obbligato nel prossimo bilancio; né alcun collega gli fa una scomodissima domanda su questo aspetto di assoluto rilievo. La vogliamo far noi poverissimi professorini di latino e di greco?
Ed è qui che crolla tutta l’impalcatura pacifica e che va in frantumi e polvere. Ed è questo il motivo per cui il «pranzo di Natale con la stampa» è rigorosamente circoscritto a chi Paci considera non detrattore.
Ma si sa: siamo a Pistoia e qui le cose o sono di consenso o si ignorano e si passano sotto silenzio. Di rispondere non se ne parla neppure: e forse perché risposte – almeno sotto il profilo ragionieristico e contabile – non ce ne sono. E poi i bilanci passano certificati da buoni revisori di conti che non si sono neppure accorti di come andavano quelli della ex-Comunità Montana.
È così perché se a tavola del Re Sole si invitasse il sottoproletariato di Rue de Merde (è una citazione, signori puritani!), il clima gioioso del Natale si trasformerebbe in una fetida rivoluzione del 14 luglio ancor prima del 1789…
E allora, buon Racconto di Natale a tutti – se ci credete!

[Questi interventi sono pubblicati come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Giovedì 19 dicembre 2013 | 11:55 - © Quarrata/news]

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