di EDOARDO BIANCHINI
La Fondazione ha una situazione solida?
Ma il Presidente non dice affatto quali accantonamenti economici prevede per il
prossimo bilancio in relazione ai 6 milioni di svalutazione a cui non fa mai cenno
– E qualcuno parla di una ‘letterina lacrimosa’ inviata ai
fedelissimi…
PISTOIA. Avreste, forse, potuto credere che il Prof. Ivano Paci – un
uomo che in vita sua non ha mai sbagliato se non quando tentò, sbattendo il
muso, di entrare anche alla Camera – si sarebbe umilmente pentito dei propri
peccati e avrebbe riconosciuto le proprie colpe? Illusi! Questo non è da
ex-democristiani, non è da Pd e non è – soprattutto – da ferventi e dichiarati
cattolici, che scendono in campo perché il Vangelo glielo impone (lo
disse proprio lui a Montale: noi c’eravamo, la stampa che va ai pranzi natalizi
no…) a vantaggio, e solo a vantaggio, degli altri che non contano e non
sanno contare – in senso proprio e ragionieristicamente contabile.
CARO BABBO NATALE…
NONOSTANTE si
avvicini il Santo Natale e nonostante che uno sia credente o non credente e
che il cristianesimo offra questi attimi di predisposizione al buono e al
bene, non possiamo non pensare con somma curiosità alla “letterina” che il
Presidente della Fondazione Caripit avrebbe inviato ai suoi fedeli.
La
ha inviata solo al Consiglio di Amministrazione, oppure anche al Gran
Consiglio dei ventiquattro o, addirittura, a tutti i componenti il Consiglio
dei Soci, compresi quelli messi in naftalina perché ottuagenari e quindi,
evidentemente, non in grado di esprimere il proprio voto?
Una
letterina di Natale avremmo voluto inviarla noi, direttamente al Presidente
Paci: ma siamo stati anticipati dalla sua mossa.
Gli
avremmo chiesto di dirci “la verità, tutta la verità, nient’altro che la
verità” sui titoli Fresh, oppure sull’operazione immobiliare Misericordia,
oppure sull’operazione immobiliare di Monsummano, partorita da una
cooperativa molto familiare al Sindaco Bertinelli, etc. etc.
L’illustre
Presidente Caripit ci ha anticipato: per quel che ne sappiamo questa “letterina”
è una “summa” di giustificazioni, delucidazioni, pianti, lamenti, contrattacchi,
difesa di lesa maestà e quant’altro si addice a chi sa che il cerchio della
dissidenza si sta allargando ed alla prossima riunione il “redde rationem”
potrebbe fragorosamente esplodere.
Stiamo
parlando di suggerimenti e bisbigli carbonari: se avessimo la possibilità di
leggere questa lettera, potremmo anche fare ammenda della nostra popolana
curiosità, oppure, com’è nostra usanza, pubblicarla.
Così,
tanto per fare chiarezza – cosa che a Paci non piace molto…
f.d.m.
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Così «al pranzo di Natale con la stampa»,
come scrive Il Tirreno, il padrone di casa (ce la passate l’espressione il
ricco epulone?) ha avuto buon gioco per cantarsi onanisticamente il magnificat
mentre i commensali e i raccoglitori di briciole restavano tutti a bocca aperta
in una specie estasi di Santa Cecilia o Teresa o come pare a voi, «con buona
pace dei detrattori della gestione Paci» (com’è stato scritto, a nostro avviso
assai incautamente).
Solo che i detrattori, forse,
non sono detrattori se, contrariamente alla stampa organica (che è quella che
viene invitata alla mensa del Padre), prendono carta e penna e, invece
di ascoltare come bamba un Messia unico ad avere parole di vita
eterna come un Gesù di Nazareth, tirano giù dei conti ragionieristici alle
spalle delle parole stesse (ché tali sono e tali restano) del Papa/Papà Paci – stavolta
sì con sua buona pace – e gli fanno i conti della serva: perché i
quattrini, si contano così, con la matita in mano e non con le parolette del
Canzoniere di Guido Cavalcanti: o, forse, di un Cavalcante Cavalcanti che, per
tutta la vita, non ha fatto altro che cavalcare senza che trovasse neppure un cavaliere
errante che lo sfidasse a duello, tranne che, come questa volta, sull’ultimo
campo dei Fresh.
Ovviamente il Chiarissimo, quello che –
e non dipende certo da noi – ha portato la Cassa altrove dall’epoca della
Carifi ad oggi, si è per distrazione dimenticato di narrare, nell’euforia
della festa, fra il vino e le musiche e le danze dei sette veli, di una bella letterina
che avrebbe scritto nei giorni scorsi ai suoi cavalieri della tavola rotonda:
missiva nella quale Artù si lamenta e piange, soffre e si dispera delle male
lingue (noi, ovviamente, puniti in maniera appropriata perché non siamo beati
in quanto non invitati alla mensa del Padre/Papa/Papà…?). Ma che volete? Per
lui tacere è un peccato veniale: i Pazzi sanguinari della congiura siamo noi.
Solo che le nostre armi sono poveri lapis e pezzi di carta su cui fare somme e sottrazioni.
Nient’altro.
È un vero peccato che il Professore si
dimentichi di quanto sia stato fiscale e inflessibile con gli studenti che
bocciava a refe nero (e, intendiamoci, forse ha fatto anche bene) quand’era in
cattedra, se sbagliavano anche soltanto un pelo della ragioneria: e non faccia
caso, invece, a quanto indulga verso se stesso negli errori che – badate bene –
non sono marginali, ma sostanziali e determinanti anche in relazione all’art.
2621 del C.C., che inviamo tutti i beati invitati alla mensa del Padre a
leggere con la dovuta attenzione, tantopiù se appartengono alla classe degli
informatori di professione.
Ha voglia, il deus ex machina, a
gridare i propri successi! Ha voglia a dire di avere 20 milioni sull’unghia da
spendere per il bene dei pistoiesi! Con le perdite dei Fresh – di cui non vuole
mai parlare e che nasconde in bilancio con appena 2 milioni – Sua Eccellenza,
che fa sparire e ignora i – 6 milioni (meno 6 milioni) persi in spazzatura, non
ha, di fatto, 20 milioni da spendere come sostiene: ne ha 14. Ed è questo il
conto che si fa in casa dei pistoiesi non cattedratici, non professori
universitari e non fortunati come lui che, in tutta la sua vita, non ha mai
incontrato un ostacolo – o se li è tutti levati di mezzo con la forza dei suoi
cannoni dc/pd/evangelici.
Paci sulla stampa parla di «rischio
accettabile»; lo aveva detto anche qualche mese fa, quando affrontò la prima congiura
dei boiardi. Ha coraggio il Prof.!
Come fa ad essere accettabile un
rischio dell’80% di crash in cash? E i colleghi informatori e quelli che
parlano di detrattori… glieli darebbero tutti i loro risparmi in mano, a
Paci, solo pensando, pur ‘in mera ipotesi’, che quei soldi che si sono sudati
con il lavoro e che gli consegnano, potrebbero svalutarsi dell’80%?
La risposta sarà: «Ma lui non lo sapeva e non poteva immaginarlo…».
Bene: ma chi risponde così è assolutamente
in malafede. Perché un investimento che prometteva guadagni alle stelle (Ivano
si è vantato, se non sbaglio, d’aver incassato anche il 28%!) non poteva che
essere frutto di operazioni spericolatamente inqualificabili; quanto
meno da usura che, come tutti sanno e dicono, è un reato (tutta, ovviamente,
tranne quella, in Italia, praticata da Stato e istituzioni in ambito fiscale
con prelievi che dal 30% in su).
Leggendo la stampa di oggi, il ricco
epulone parla di «situazione finanziaria solida»:
ma non fa assolutamente cenno a eventuali accantonamenti economici a cui è
obbligato nel prossimo bilancio; né alcun collega gli fa una scomodissima
domanda su questo aspetto di assoluto rilievo. La vogliamo far noi poverissimi
professorini di latino e di greco?
Ed è qui che crolla tutta l’impalcatura
pacifica e che va in frantumi e polvere. Ed è questo il motivo per cui il
«pranzo di Natale con la stampa» è rigorosamente circoscritto a chi Paci
considera non detrattore.
Ma si sa: siamo a Pistoia e qui le cose
o sono di consenso o si ignorano e si passano sotto silenzio. Di rispondere non
se ne parla neppure: e forse perché risposte – almeno sotto il profilo
ragionieristico e contabile – non ce ne sono. E poi i bilanci passano certificati
da buoni revisori di conti che non si sono neppure accorti di come andavano quelli
della ex-Comunità Montana.
È così perché se a tavola del Re Sole
si invitasse il sottoproletariato di Rue de Merde (è una citazione,
signori puritani!), il clima gioioso del Natale si trasformerebbe in una fetida
rivoluzione del 14 luglio ancor prima del 1789…
E allora, buon Racconto di Natale
a tutti – se ci credete!
[Questi interventi sono pubblicati come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Giovedì 19 dicembre 2013 | 11:55 - © Quarrata/news]
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