di LUIGI SCARDIGLI
Nel periodo dei cinepanatteoni un film di spessore che fa
riflettere
PISTOIA. Un Totò Riina sbeffeggiato
dall’elettricista che non riesce a fargli capire l’uso elementare del telecomando
per l’accensione dell’aria condizionata, non si era ancora visto.
Per fortuna, nelle sale
cinematografiche, è uscito La mafia
uccide solo d’estate (a Pistoia è al cinema Roma), un gran bel film che
racconta, per l’ennesima volta, la tristemente nota scia di sangue e dolore
lasciata dalla mafia siciliana da una prospettiva però fino ad oggi non
contemplata dalla cinematografia: quella di un’innocente e dolcissima storia d’amore,
tra il piccolo (Alex Bisconti) Arturo (Pif, che firma anche la regìa) e la tenerissima
(Ginevra Antona) Flora (Cristiana Capotondi), che si conoscono sui banchi delle
scuole elementari per poi ritrovarsi, grandi, sempre nella loro amata Palermo,
finalmente sposati e genitori di un bimbo al quale raccontano, per filo e per
segno, dove loro sono cresciuti e dove è nato il loro amore, portandolo a
visitare i luoghi dei magistrati, giudici, poliziotti e carabinieri morti
ammazzati.
Un docufilm parecchio televisivo, che
approfitta dei reportage dell’epoca per riportare alla mente le mattanze
mafiose, dal 1969, anno di nascita del regista-protagonista, fino al culmine
stragista di Capaci e piazza d’Amelio. Nel mezzo Arturo e Flora, la Palermo che
prova ad ignorare, perché terrorizzata, l’escalation criminosa e criminale
della mafia con il beneplacito di una parte dello Stato complice, più che
inerte.
Insomma, non solo tutti gli agenti
della scorta di Chinnici, Falcone, Borsellino e gli altri sacrificati sull’altare
indegno di uno Stato colluso, fin nelle ossa, con l’attività criminale, ma
anche e soprattutto una Palermo innamorata delle propria storia e della propria
cultura, che adora le spiagge e il mare come gli ibis (bomboloni di cioccolato e mascarpone) e che vorrebbe, un
giorno di chissà quale anno, provare a vivere come gli altri, gli altri che non
devono fare i conti, quotidianamente, con il controllo mafioso.
La pellicola ha goduto del patrocinio
dell’associazione Addiopizzo, delle
sperticate congratulazioni di uno che la mafia ha sempre provato a combatterla,
Piero Grasso e di una coincidenza che tutti si augurano propiziatrice; l’ultimo
libro dell’onorevole Angelino Alfano, edito da Mondadori, si intitola appunto La mafia uccide d’estate: se anche
stavolta non finisce, come sempre, a tarallucci, morti ammazzati, violenza,
omertà, terrore e vino, forse è davvero la volta buona.
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[Mercoledì 18 dicembre 2013 | 09:04 - © Quarrata/news]
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