sabato 24 novembre 2012

«’NA MATASSA MBRUGLIATA», APPLAUSI A SCENA APERTA


di Luigi Scardigli

MONSUMMANO. È modesta, la capienza dell’Yves Montand, di Monsummano Terme, ma ieri sera, senza l’aggiunta di alcune sedie poste a lato delle file delle poltroncine, qualcuno, Na matassa mbrugliata, commedia di Eduardo Scarpetta fatta risorgere da Hilde Maria Renzi e la sua compagnia teatrale di Sant’Agata dei Goti, l’avrebbe vista in piedi.

Tre atti di amabili sotterfugi, tenuti in piedi e insieme tra loro dall’amalgama dell’intera compagnia, una squadra niente male di giovani e vecchi adoratori del palcoscenico, che fino a ieri, però, non avevano mai calcato.
«Sono emozionati fino all’inverosimile – mi ha confidato, prima della rappresentazione, Hilde Maria Renzi, la regista, nonché organizzatrice dell’intera compagnia, che si chiama Hilmarè, una che di teatro, dopo aver lavorato con i fratelli De Filippo, ne sa qualcosa –. È la prima volta che tutti insieme calcano le scene di un teatro a pieni effetti e meriti. Fino ad oggi, questa affiatatissima compagnia, ha solo ravvivato feste paesane e incontri estivi, all’aperto: stasera (ieri sera – ndr) sono su un palcoscenico, con tanto di sipario e poltroncine piene di persone che saranno concentrate solo e soltanto su di loro».
Eh sì, perché questa rappresentazione teatrale, al di là dell’estrinseco valore artistico, è anche il frutto di un’antica riconoscenza, quella che l’amministrazione di Monsummano deve alla gente di Sant’Agata dei Goti, immigrata in massa nella provincia pistoiese decenni or sono, una reciproca gratitudine sottolineata, prima dello spettacolo, dal Sindaco di Monsummano, che ha voluto ringraziare ancora una volta, senza riuscire a nascondere un briciolo di emozione, la gentilezza e l’affabilità della gente di quella terra, arrivata, integrata e divenuta, con il tempo, fulcro dell’economia e della vitalità del Comune toscano.
In sala, del resto, dei vecchi e nuovi amici di quelli restati laggiù e che grazie al teatro sono riusciti a ridurre, almeno virtualmente, le distanze, non mancava nessuno, felicissimi tutti, grandi e piccini, di riassaporare, per un paio d’ore, la lieta leggerezza di quei malintesi della commedia napoletana che non esistono davvero più e che proprio per questo, spesso, da quelle parti, rappresentano il senso d’appartenenza, quella maglia che indossi quando nasci e che non ti togli più, ovunque la vita ti suggerisca, anzi, spesso ti imponga, di andare a stare.
La trama è davvero una matassa imbrogliata, perché alla vigilia di un matrimonio desiderato dai protagonisti, ma osteggiato dal ricco zio dello sposo, maritato tre volte e tre volte buggerato e per questo deciso a non lasciare nulla in eredità al nipote qualora quest’ultimo decida di pronunciare il fatidico sì, nascono una serie concatenata di divertenti contrattempi, che il pubblico, decisamente spaesato, ha sottolineato con piccoli e rumorosi scrosci di applausi a scena aperta, costringendo sovente il cast ad improvvise pause non contemplate.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 24 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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